Alchimia, Magia e Astrologia nel Quattrocento e Cinquecento

Diciamo subito che oggigiorno il Rinascimento, dal punto di vista letterario, piace a pochissimi :P







un po' perché il linguaggio o la metrica del Quattrocento\Cinquecento ai nostri orecchi è alquanto "astruso", un po' perché hanno poco senso, per la nostra sensibilità odierna, vicende di paladini in Terrasanta, un po' perché nelle scuole già si fa molto male le letteratura dell'Ottocento\Novecento, figuriamoci quella dei secoli precedenti... e io stessa ho cominciato ad apprezzare il Tasso solamente da pochi anni, comunque il Rinascimento, pur essendo un periodo estremamente sanguinario e turbolento dal punto di vista storico [caccia alle streghe, misoginia, inquisizione, guerre di religione...]
 è sicuramente apprezzabile, a piccole dosi, anche dal punto di vista letterario ed esoterico. 
Ho già trattato in altre sedi la poesia rinascimentale, qui invece tratto qualcosa che è più in tema con l'esoterismo, che come ben sappiamo si abbina tanto al Metal, xD, per cui ecco qui un approfondimento sui grandi Maghi rinascimentali. 

E intanto per chi se lo fosse perso, lo speciale sull'Alchimia:
http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/alchimia-1-introduzione-ai-motivi.html
http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/alchimia-2-la-luna-in-alchimia-e-gli.html 
http://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/alchimia-3-alchimia-e-scienze-occulte.html
Su Botticelli e l'Arte del Rinascimento: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/07/altra-arte-rinascimentale.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/botticelli-creatore-di-talismani.html
Sulle Poetesse: https://intervistemetal.blogspot.com/2021/01/le-poetesse-di-fine-cinquecento-e-del.html


Info tratte da



Microcosmo e Macrocosmo, Uomo e Natura, erano i riferimenti dell'Umanesimo e Naturalismo rinascimentali: l'Universo era un uomo su scala gigante, l'uomo era un cosmo in miniatura. Non sempre vi era distinzione tra Astronomia e Astrologia: esse decifravano e definivano la meccanica celeste anche attraverso le congiunture zodiacali, come l'Alchimia studiava sostanze ed essenze dei corpi.

"Libro della Natura" era la metafora rinascimentale per eccellenza usata per la Natura, vista come "un libro scritto in un linguaggio oscuro", che celava al suo interno realtà occulte con segreti che potevano venir decifrati anche usando la magia.

Anche Galileo affermerà che "Il gran libro della Natura è scritto", non in termini magici ma "in termini matematici, onde non può essere inteso da chi non conosce questo linguaggio."

Personaggio spicco di questa concezione fu Paracelso (1493-1541), il cui vero nome era Philipp Theophrast Baumbast von Hohenheim, 



che pubblicamente si ribellò al "sapere accademico e preconfezionato" di Aristotele (*), Galeno e Avicenna (e dei suoi seguaci) bruciandone i libri in un rogo che passò alla storia. (**)
Paracelso, chiamato provocatoriamente "Lutero dei medici" (Lutherus medicorum) per la sua vena polemica, voleva riformare il campo della medicina. Per lui il "medico nuovo" non stava nei libri di Avicenna e Galeno, assunti acriticamente, (***) ma nella "Experienz", ovvero l'esperienza diretta delle malattie, cominciando da quelle di minatori e contadini, e nella sperimentazione tramite "rimedi della terra" con l'uso di acque minerali, sorgenti termali o metalli (ai tempi di Paracelso i metalli noti erano sette, e venivano spesso messi in corrispondenza con i corpi celesti: oro, argento, piombo, rame, stagno, ferro, mercurio. In Alchimia, il mercurio era depositario della volatilità dello spirito, mentre lo zolfo era il principio depositario dell'infiammabilità propria dell'anima e il sale era il principio depositario della resistenza al fuoco, propria del corpo che, bruciato, restava cenere incombusta. Per Paralcelso, la medicina doveva essere un'"Alchimia Metallurgica")
Scontato dire che un tale atteggiamento contestatore dell'Autorità, era inviso alle gerarchie politiche e religiose del tempo: Paracelso veniva considerato un medico eretico, accusato di essere un ciarlatano e un necromante. Scandalizzava, perché teneva le sue conferenze vestito da minatore, col grembiule di cuoio dei fabbri, davanti al fuoco dei crogiuoli e alambicchi.
Dopo l'Alchimia, Paracelso dava grande valore all'Astronomia. La intendeva come "scienza degli astri" con le loro influenze sull'uomo.
Nel Cinquecento, molti medici osservavano ancora gli astri a scopo divinatorio e con il calcolo degli oroscopi; Copernico e Tycho Brahe erano anche astrologi. L'Astrologia veniva condannata dalla chiesa ma bastava dire che "astra inclinant, non necessitant", "l'astro propone, Dio dispone" per "far sembrare" l'Astrologia "ancella della Teologia" e quindi farla rientrare "tra le dottrine consentite". Come si è detto, non era sempre neanche netta la distinzione tra Astrologia e Astronomia: papa Leone X istituì una cattedra di scienza degli astri; Filippo Melantone, protestante, tenne lezioni di astrologia: sosteneva che "i portenta e i monstra astrali" cioè le eclissi e le comete, e "i prodigia celesti" (tuoni e fulmini) erano segni dell'intervento di Dio nel corso degli eventi naturali.
Per Paracelso, influenzato dall'ermetismo rinascimentale in voga con Marsilio Ficino (****), 



il medico era "signore del cosmo" che poteva tendere al controllo e al dominio della Natura. Del resto, Astronomia\Astrologia e Alchimia venivano legate indissolubilmente e il fatto che l'antimonio, dopo fusione e raffreddamento, in presenza di ferro si rapprendeva in una forma cristallina-stellare, dimostrava questo legame. E così, per capire le cause di un maldipancia era meglio scrutare il pianeta Marte, legato al fegato, perché "il fegato era bellicoso e marziale" piuttosto che scrutare il fegato dopo averlo dissezionato; per capire perché qualcuno fosse "lunatico" era meglio guardare la Luna che il cervello estratto dalla scatola cranica.
Anche Agrippa spiegava la "melancolia" con la bile nera prodotta dalla milza soggiacente Saturno e Nostradamus (Michel de Notre-Dame, 1503-1566)



prevedeva decorsi ed esiti di malattie e persino le profezie su influenze astrali.
In Italia, Girolamo Cardano (1501-1571) era famoso come "medico-mago", 




venne inquisito e poi chiamato a Roma da papa Gregorio XIII. Nel suo libro "De subtilitate" affermava che il "medico squisito", il "Doctor subtilis", doveva essere padrone della "Naturalis Magia", tra l'osservazione empirica, tecnica ed esperimenti, oroscopi, cabala e calcoli. Anche lui andava contro chi, pur di non mettere in discussione Galeno, faceva morire i malati: "Non dobbiamo seguire l'andazzo dei medici del nostro tempo, i quali per non detrarre nulla alle parole e alla stima di Galeno, uccidono impunemente gli infermi."

N.B: per curiosità: la band Heavy Metal dei Judas Priest ha fatto un concept album dedicato a Nostradamus
 Il cd non piacque a tutti i fans storici della band (o comunque, chi apprezza "Painkiller"), perché piuttosto influenzato dal genere symphonic metal, più che non dall'heavy metal tradizionale. A me, comunque, è piaciuto (tolto certe canzoni davvero spompate e lagnose)

(*) Nota di Lunaria: ci si ricordi che Aristotele che millantava "di osservare la Natura" in realtà non ne ha azzeccata una e anzi, praticamente quasi tutte le sue "osservazioni scientifiche" sono da considerarsi con un termine che mi è stato suggerito e che trovo alquanto appropriato: "ciarlataneria". Lo stesso Galileo veniva ostracizzato e insultato dagli aristotelici che "confutavano" le sue teorie scientifiche solo perché... erano contrarie a quanto diceva Aristotele!, tanto che ebbe da commentare che "sembrava che il Mondo con le sue leggi fisiche dovesse andare come aveva scritto Aristotele..."



(**) E tuttavia Paracelso non mancò di mostrare una certa vena misogina. Vedi questo approfondimento, parlando di "Omuncolo", l'uomo artificiale ottenuto, a detta di Paracelso, "fecondando" sterco di cavallo con sperma.




(***) Già Vesalio (Andreas van Wesel, 1514-1564), prima di Paracelso, aveva confutato in più di 200 punti l'anatomia di Galeno, scoprendo particolari che non corrispondevano per niente a quanto scritto da Galeno. Vesalio, per giunta, era autodidatta.

(****) APPROFONDIMENTO SU MARSILIO FICINO, tratto da



Marsilio Ficino, che aveva solo 5 anni all'epoca del concilio di Firenze, aveva compiuto approfonditi studi umanistici. Oltre alle materie consuete, si era dedicato alla musica, alla filosofia, alla lingua greca; all'inizio pensava ad una carriera ecclesiastica, finché la sua fede fu scossa al punto che non riuscì a continuare.
Le lezioni di Giovanni Argiropulo influenzarono così tanto Ficino che l'arcivescovo di Firenze gliene proibì la frequenza. La restrizione non sembrò frenare Ficino, che ben presto fu accusato di eresia dall'arcivescovo, un'imputazione che poteva essere molto pericolosa in qualunque altra città diversa da Firenze; l'umanista partì per Bologna, dove iniziò i suoi studi poi interrotti definitivamente alla chiamata di Cosimo.
Il contatto con le idee espresse nei dialoghi platonici e, soprattutto, con quelle contenute nell'Hermetica, condizionarono Ficino tanto quanto avevano influenzato Platone; il filosofo cominciò, di fatto, a riportare in vita l'antica religione Pagana. Considerò il platonismo come una sorta di teologia e, tra il 1467 e il 1469, scrisse un commentario su Platone intitolato "La Teologia Platonica". In questo periodo era ormai immerso nei riti e nelle pratiche pagane; aveva decorato la villa di Careggi con immagini astrologiche, la cui contemplazione giudicava utile; sosteneva anche di cantare con regolarità gli inni orfici.
Ma la pietra angolare della sua idea del mondo fu costituita da due libri: l'Hermetica, soprattutto il dialogo "Asclepio" e il Picatrix. Ficino era diventato un seguace della magia talismanica, la stessa arte che era stata così ampliamente sviluppata ad Harran e che tanto doveva ai babilonesi e alla loro astrologia.
Ficino e i suoi contemporanei ritenevano Ermete Trismegisto essere un antico saggio egiziano, assai più sapiente di Platone e di Pitagora, i quali avevano, si pensava, derivato entrambi la loro teologia da questo maestro. Reputavano che la filosofia del passato fosse più pura, più vicina all'originale esperienza gnostica e che, da allora, si fosse corrotta sempre di più. La verità andava ricercata nelle antiche scritture, soprattutto egiziane, poiché consideravano quella nazione fonte di saggezza; erano convinti che all'interno dei testi ermetici, splendesse "la luce dell'immaginazione divina".
Insieme alla scoperta rinascimentale dell'Hermetica, vi era quella dell'Asclepio, la cui accettazione, secondo Frances Yates, fu "uno dei fattori principali del recupero della magia durante il Rinascimento".
La magia, spiega, si accorda bene con una visione gnostica al mondo. La malvagità poteva essere estirpata e i poteri divini sarebbero stati attratti grazie all'impiego di rituali e strumenti magici. Il mago creava immagini, talismani, ritenuti "capaci di catturare lo spirito o il potere di una stella e conservarlo o immagazzinarlo per l'uso". Questo era, certo, il tema principale del Picatrix.
Ficino aveva un atteggiamento molto concreto nei confronti della magia che insegnava e praticava. Uno dei suoi colleghi ne descrisse la procedura. Chi desiderasse il potere conferito dal Sole, avrebbe dovuto indossare un mantello giallo oro e poi svolgere un rituale davanti ad un altare su cui era posta un'immagine del disco solare, tutto ciò mentre bruciava incensi ricavati da piante sacre al Sole. Infine, unto d'olio, avrebbe cantato un inno orfico:
"Ascolta, o benedetto, i cui occhi eterni vedono tutto! Tue la lira d'oro e l'armonia dei movimenti cosmici, tu comandi azioni nobili e nutri le stagioni. Caldo Dio del mondo, il tuo percorso è un cerchio infuocato di luce, la tua luce di vita e frutti. Occhio di giustizia e luce di vita, ascolta le mie parole e mostra la dolcezza della vita agli iniziati"
Lo stesso Ficino scrisse un manuale, "Liber de Vita" (Il Libro della Vita), pubblicato nel 1489 e dedicato a coloro che volevano portare armonia nella propria vita aderendo ai principi ermetici. La terza sezione tratta in modo esauriente le tecniche grazie a cui i poteri dei pianeti possono essere attratti e concentrati per usi personali. Per esempio "se volete che il vostro corpo e lo spirito ricevano potere dal Sole, imparate quali sono gli elementi solari tra i metalli e le pietre, ancor di più fra le piante, ma soprattutto tra gli animali". Ficino fornisce una lista di tutto ciò che ciascun pianeta governa. Per coloro che desiderano attrarre su di sé il potere del Sole, Ficino consiglia: "Indossa cose solari, se vivi in luoghi solari, guarda solare, ascolta solare, annusa solare, immagina solare, pensa solare e desidera anche solare". In generale, Ficino preferiva attrarre gli influssi di un pianeta combinando diversi elementi, non per costruire un talismano ma per produrre una medicina, da bere o applicare sul corpo, come una crema o un olio. Tuttavia conosceva anche le regole per realizzare amuleti, che avevano la forma di un anello o un pendente da mettere per la prima volta al collo quando i movimenti planetari erano propizi. In questo modo era possibile creare talismani per la Luna, Venere, Marte e ogni altro pianeta. Potevano essere utilizzati in combinazione con la musica e gli inni orfici al fine di modificare il fato di coloro che l'indossavano; in particolare, era possibile farli per contrastare gli influssi indesiderati di Saturno, causa di malinconia. Poiché Saturno soprintendeva alle lunghe ore di studio dei filosofi, questi erano ancora più soggetti alla costrizione e alla tristezza; a maggior ragione, quindi, era importante che si difendessero da questi influssi mediante il potere di Giove. Filosofi e studiosi erano spinti a circondare la propria esistenza di profumi, musiche, colori e immagini di Giove. In questo modo, scriveva Ficino attingendo all'antica saggezza dei babilonesi, degli egiziani e dei platonici, si poteva evitare la malignità del fato. 


APPROFONDIMENTO

Brano tratto da "La Magia" di Cecilia Gatto Trocchi. (1994)


Alla metà del '400 Marsilio Ficino aveva tradotto in Latino il Corpus dei Dialoghi di Platone, le Enneadi di Plotino, testi di Proclo, Porfirio, Giamblico e Dionigi l'Aeropagita. Inoltre tra il 1463 e 1464 tradusse i 14 trattati del Corpus Hermeticum. Quei testi, che ebbero una vastissima risonanza, risalgono al II secolo D.C ma dal Ficino furono attribuiti al leggendario Hermes Trismegisto, fondatore della religione degli Egiziani, contemporaneo di Mosè, e indiretto maestro di Pitagora e di Platone.
Tutta l'eredità magica-alchemica-astrologica del pensiero medioevale veniva inserita in un vasto e organico quadro platonico ed ermetico. In quest'ambito ci allontaniamo dalla Magia Nera stigmatizzata dai Padri della Chiesa. Nella Magia Rinascimentale dominano la tendenza a cogliere "l'unità" che è nel profondo sottesa alle differenze, l'aspirazione a conciliare le contraddizioni, la visione di un universo ordinato secondo gradi di perfezione, l'esigenza di un itinerario dell'anima verso un totale possesso dell'Uno-Tutto. Il mondo è immagine e specchio di Dio e l'uomo è immagine e lo specchio del mondo, per questa sua posizione privilegiata l'uomo è in grado di cogliere e di rivelare segrete corrispondenze. Il mago è colui che sa penetrare entro questa realtà infinitamente complessa, entro questo sistema di relazioni armoniche che rimandano al Tutto e dentro le quali il Tutto è racchiuso. Questa grandiosa costruzione unisce e mescola il neoplatonismo con l'astrologia, l'alchimia, la magia come già nel Medioevo. Queste tre realtà hanno differenti origini storiche, ma sono difficilmente isolabili perché vengono a confluire in un unico contesto mitico-religioso. Nel Medioevo esisteva una connessione strettissima tra le pratiche magiche e alchemiche e l'ora e il tempo nel quale venivano effettuate. La natura non era considerata una materia unica e omogenea che riempiva lo spazio, ma una realtà vivente che aveva in sé un'anima, una volontà, un principio di attività interno e spontaneo. Quest'anima-sostanza, spesso definita Anima Mundi, è come per i filosofi della Ionia del V secolo A.C "piena di demoni e di dèi".
Ogni oggetto del mondo è ricolmo di significati e di correlazioni nascoste che lo legano al Tutto. Le stelle sono considerate come viventi animali divini. La vera natura del sapiente che si identifica con il mago è quella di colui che conosce le catene che discendono dall'alto e sa costruire attraverso incantesimi, immagini, numeri, nomi, suoni, accordi, talismani, un'ininterrotta catena di realtà collegate tra loro. Il grande elemento catalizzatore di tutte queste operazioni è poi l'Amore che stringe fra loro le varie parti del Cosmo. Queste appaiono a Marsilio Ficino "collegate le une alle altre in una sorta di reciproca carità, membra di un solo animale, reciprocamente unite dalla comunione di una sola natura."

Cinquant'anni più tardi Cornelio Agrippa di Nettesheim pubblica nel suo testo "De incertitudine et vanitate scientiarum" una definizione della magia sulla quale occorrerà riflettere. La magia naturale per Agrippa, distinta da quella Nera, "contempla la forza di tutte le cose naturali e celesti, considera il loro ordine, congiunge le cose inferiori con le superiori e le attive con le passive" in modo tale che "spesse volte ne nascono stupendi miracoli, non tanto per l'arte quanto per la natura alla quale quest'arte si dà per ministra". I maghi sono diligenti esploratori del mondo, in grado di produrre effetti che anticipano quelli che la natura è in grado di produrre da sola, come se qualcuno facesse nascere rose nel mese di gennaio.
Secondo questa vasta corrente, le operazioni del mago non sono contro natura ma provengono da essa stessa. I miracoli della magia sono in senso etimologico "cose degne di essere ammirate", non sono violazioni delle leggi del cosmo. Questi stessi temi si ritrovano nell'opera di Giambattista della Porta (1558) in cui considera la magia la filosofia della natura e l'arte portate a compimento. Le operazioni magiche appaiono miracolose perché le loro cause sono note all'operatore e ignote allo spettatore: non a tutti è dato di conoscere la natura e di dominarla.

Per giungere ad essere mago e per praticare l'Arte è necessario che l'uomo arrivi a partecipare ad un principio che è superiore alla sua natura. Le tecniche magiche come quelle alchemiche sono contemporaneamente una via per operare sul mondo ma soprattutto un processo di rigenerazione mistico-religiosa. La conoscenza magica è anche redenzione. Il processo che conduce al raggiungimento della perfezione individuale coincide con quello che conduce al dominio sulla natura e non a tutti è dato di raggiungere tale perfezione. Le virtù fondamentali per lo studioso, il sapiente, il mago, sono la disciplina ascetica, il distacco dal mondo, (1) l'ascolto della parola del maestro, l'illuminazione, la capacità di sollevarsi a un livello inattingibile ad altri uomini.

(1) Nota di Lunaria: Ovviamente qui c'è l'influsso del cristianesimo e di quelle sette gnostiche che avevano demonizzato la materia... del resto gran parte di questi esoteristi uomini, per quanto "non stupidi beoti cattolici del volgo" spesso e volentieri usavano terminologia cristiana se non ebraica e raramente quella pagana.

Entro tale ottica nascono e si intrecciano temi che compaiono in moltissimi testi e che vengono ripresi da autori diversi e lontani nel tempo, ma che rappresentano sicuramente degli elementi costanti. Per Cornelio Agrippa la segretezza della Verità e delle procedure che consentono di raggiungerla è presentata connessa alla distinzione fra uomini divini e uomini normali: confidare al volgo parole impregnate della maestà divina è un'offesa alla religione. E Cornelio Agrippa cita la tradizione antica secondo la quale Platone impedì la divulgazione dei misteri, Pitagora e Porfirio obbligarono al silenzio i loro discepoli, Orfeo e Tertulliano esigevano il giuramento di segretezza. Chi infrangeva questi divieti subiva delle gravi ritorsioni come quel tal Teodoto che divenne cieco per aver tentato di penetrare i misteri del misticismo ebraico. Plotino, Origene e gli altri discepoli di Ammonio Sacca giurarono di non divulgare il verbo del maestro. Secondo questa visione ogni esperienza di magia detesta il pubblico, vuole essere nascosta, si fortifica nel silenzio, e viene distrutta ove venga dichiarata.
 
Se volessimo scegliere un "tipo ideale" di mago rinascimentale dovremmo forse rivolgerci a Pico della Mirandola. Questo straordinario studioso (proverbiale per la sua memoria) aveva dell'ideale magico una visione estremamente interessante. La magia naturale è l'aspetto pratico e più nobile della scienza: non c'è alcuna virtù potenziale o separata, sia in cielo che in terra, che il mago non possa mettere in atto ed unire. I prodigi dell'arte magica non sono operati se non dalla congiunzione e dall'attuazione di quelle forze che esistono in embrione e disgiunte nella natura.
Nella famosa "Orazione sulla dignità dell'uomo" Pico afferma che "il mago scrutando il consenso dell'Universo, esplorato il mutuo rapporto delle cose e recando ad ogni cosa le adatte lusinghe (questi sono i sortilegi del mago) porta alla luce i miracoli nascosti nel mondo, nel grembo della natura, nei misteri di Dio". Pico connette il neoplatonismo con la Cabala ebraica affermando che nessuna operazione di magia che abbia una qualche efficacia può essere realizzata se non è riferita a un'opera della Cabala implicita o esplicita. La Cabala (in ebraico Kabbalà, tradizione) è la vasta e complessa elaborazione della mistica giudaica e medioevale. Esse vede la Toràh (l'Antico Testamento) come l'espressione simbolica e vivente del mistero di Dio. Ogni parola, ogni lettera, racchiude un segreto potente. Occorre quindi permutare il valore numerico delle lettere, scambiarlo, moltiplicarlo e dividerlo, per arrivare alla conoscenza segreta, sepolta nella magia della Parola.
Il fine della speculazione kabbalistica resta la contemplazione di Dio, la percezione segreta del suo mistero, anche se molte attività di decifrazione ebbero come scopo l'evocazione degli angeli, la creazione di amuleti e talismani, esorcismi e scongiuri.

Vedi questo approfondimento:




Pico era convinto che parole e formule sono efficienti in magia solo se pronunciate in ebraico, la lingua originaria di Dio, come sono efficaci i numeri, le cifre e le lettere. Nella sua "Orazione" Pico distingue tra due tipi di magia e ammette che al-Kindi, Bacone, e Guglielmo di Parigi lo avevano preceduto nella concezione della magia naturale. Egli fonde insieme ellenismo e filosofia ebraica-cristiana, affermando ad esempio che nella magia naturale non esiste nulla che sia più efficace degli Inni Orfici: i nomi degli Dèi cantati da Orfeo non sono quelli di demoni ingannatori, ma quelli di virtù umane e divine distribuite dal vero Dio per l'utilità dell'uomo. Per quanto riguarda la Cabala ebraica, Pico sostiene persino che essa suggerisce la dottrina cristiana della Trinità e mette in grado di predire gli eventi futuri; congiunta all'astrologia ha provato che dall'avvento del Cristo i segreti del tempo sono attingibili da chi pratica la virtù ed è puro di cuore. Pico è ben consapevole che l'operatore cabalistico imprudente corre pericolo di morte da parte degli spiriti. (nel celebre "Libro del Comando", infatti, viene detto pù volte di invocare la protezione di Dio prima dell'evocazione degli Spiriti, nota di Lunaria).
Egli accetta l'esistenza di tre mondi paralleli: l'angelico (che è intellettuale e invisibile), il celestiale e il sublunare (o degli elementi naturali). Questi tre mondi sono mirabilmente prefigurati da Mosè nella sua costruzione del Tabernacolo. Il mondo sublunare è regolato dai corpi celesti e questi sono governati dagli angeli. Il mondo al di sotto della Luna (quello in cui noi miseramente viviamo), è corruttibile, mentre i cieli al di sopra di esso sono incorruttibili. Le acque oltre il firmamento sono pensieri di cherubini. L'uomo è un microcosmo perfetto: "l'anima razionale è chiamata cielo. Infatti Aristotele chiama Cielo un animale che muove se stesso: la nostra anima, come dimostrano i platonici, è una sostanza che muove se stessa. Inoltre il cielo è circolare e anche l'anima è circolare. Anzi, come scrive Plotino, il cielo è un cerchio perché la sua anima è un cerchio. I cieli si muovono circolarmente, l'anima razionale, andando dalle cause agli effetti e ancora ritornando dagli effetti alle cause ruota in un'orbita di ragionamento". Siamo nel regno delle analogie, delle corrispondenze, delle metafore poetiche... (Nota di Lunaria: il cerchio è l'elemento femminile per eccellenza...)

Una distinzione fondamentale condivisa da tutti i filosofi del Rinascimento è quella tra magia naturale e magia cerimoniale. Giovambattista Della Porta descrive la magia naturale come un insieme di procedure che agiscono attraverso qualità o proprietà segrete delle cose. Le forze attraverso le quali la magia raggiunge i suoi effetti sono presenti in natura. In tale ambito è presente l'osservazione e l'esperimento come nella scienza attuale. La magia cerimoniale invece fa uso di riti, incantesimi, nomi sacri (spesso cabalistici), caratteri e simboli mistici, di vapori e oggetti rituali di vario tipo come i talismani. Il mago può invocare non solo le persone della Santissima Trinità, ma anche altri Dèi, attraverso i quali il Dio Supremo esprime la sua volontà. Prima delle invocazioni il mago deve prepararsi con il pentimento, l'espiazione, il digiuno, le abluzioni, la meditazione. In questo ambito è possibile scivolare verso la tentazione di invocare demoni o di stringere un patto con essi proprio come accadde a Faust con Mefistofele.

Tra la magia naturale e quella cerimoniale sta la magia celeste ampiamente descritta da Marsilio Ficino e da Cornelio Agrippa, che vede i cieli e le forze astrologiche come dotate non solo di raggi e di calore, ma di intelligenza e volontà.

Va sottolineato che alle soglie dell'età moderna magia naturale e scienza sperimentale hanno formato un intreccio non facilmente districabile. Una figura incarna emblematicamente questo intreccio: Paracelso, nato in Svizzera nel 1493. Nella sua vita movimentata e avventurosa peregrinò a lungo per tutta l'Europa sollevando dibattiti, polemiche, discussioni. Nel 1527 nella notte di San Giovanni bruciò in un falò eretto dagli studenti di Basilea i libri medici di autori come Galeno e Avicenna, affermando che tutto ciò che lui sapeva, lo aveva appreso dalle streghe. Attaccò violentemente quei teologi che definivano ingiustamente la magia come stregoneria in quanto costoro, stupidi bestioni, non comprendevano che l'essenza della magia tende a scoprire le leggi dell'universo.
In medicina Paracelso condannava il sistema tradizionale e arcaico che faceva ampio uso di rimedi a base di erbe e inventò altre terapie legate alla chimica. Sempre evidenziando l'importanza dell'esperimento, affermava che molti dei medici non sapevano né cosa significhi sperimentare né come gli esperimenti si attuino, disprezzavano tutti, si attaccavano alla tradizione, ma erano solo degli emeriti ignoranti. Come Paracelso ammetteva nel suo orizzonte culturale, sia la pratica sperimentale che l'invocazione rituale degli spiriti, così i libri della grande magia del Rinascimento si presentano ai nostri occhi come il frutto di una strana mescolanza. Troviamo nello stesso manuale pagine di meccanica e di chimica, ricette di medicina, codificazioni di scritture segrete, distillazioni di veleni per vermi e topi, consigli per i pescatori e massaie, suggerimenti riguardanti l'igiene, descrizioni di sostanze afrodisiache, considerazioni sul sesso e sulla vita sessuale, squarci di metafisica, riflessioni di teologia mistica, richiami alla tradizione sapienziale dell'Egitto e dei profeti biblici, riferimenti alle scuole filosofiche classiche e ai maestri della cultura medioevale e persino considerazioni politiche. In molti scrittori infatti, da Giordano Bruno a Cornelio Agrippa, a Tommaso Campanella, la magia si connette profondamente a desideri di riforma della cultura e alla aspirazione di un radicale rinnovamento politico. Questo vasto amalgama di studi, di riflessioni e di fantasie, si configura come un insieme eterogeneo eppure affascinante che continua ad avere sostanza fino alla seconda metà del Settecento, quando già si era avviata la polemica antimagica. Le opere di Robert Fludd presentano un'elaborazione delle idee di Paracelso, di Agrippa, del neoplatonismo, dell'ermetismo, e della cabala, a cui si mescolano temi e interpretazioni allegoriche della Scrittura. Robert Fludd insiste sulla differenza tra uomini rigenerati e coloro che hanno invece solo forma umana e non hanno speranza di rigenerazione. Si può presupporre che le opere di Robert Fludd scritte tra il 1617 e 1630, siano il punto di raccordo tra l'antica magia naturale e le più moderne forme di occultismo. Certamente il Seicento (un secolo ricco e complesso in cui si mescolano insieme ottimismo e disperazione, nascita della scienza e potenti forme residuali di magia) è il periodo in cui si configurò definitivamente la modernità. L'eredità di Fludd fu raccolta dalle sette esoteriche che fiorirono numerose alla fine del Settecento, spesso veicolate dalla Massoneria. Contemporaneamente proprio nel Seicento nasce la polemica antimagica condotta da numerosi intellettuali. Colui che dette il colpo di grazia alla visione delle segrete corrispondenze e delle tecniche magiche fu Francesco Bacone. Proprio fra il 1603 e 1620 Bacone aveva formulato in modo articolato le ragioni del rifiuto della cultura magico-alchemica. Secondo lui la magia naturale raccoglie credule e superstiziose nozioni, punta su osservazioni di simpatie e antipatie, di proprietà occulte, di esperimenti futili, operazioni strane e spesso incongrue. Il rifiuto dell'iniquo e fallace connubio fra indagine sulla natura e discorso mistico -religioso è all'origine per Bacone di tutta una serie di equivoci. L'uomo non è il centro di corrispondenze segrete, l'universo non è un contesto di simboli che corrispondono ad archetipi divini, l'impresa scientifica infine non assomiglia affatto a una incomunicabile esperienza mistica. Bacone non aveva esitato a qualificare Paracelso come un mostro, un fanatico accoppiatore di fantasmi, aveva etichettato Cornelio Agrippa come un triviale buffone che fa di ogni cosa un'ignobile farsa; si era scagliato contro Cardano definendolo un affannato costruttore di ragnatele in continua contraddizione con le cose e con se stesso.
Ad opera dei grandi pensatori del Seicento, da Renè Descartes allo stesso Hobbes, si fece strada una nuova figura di pensatore e scienziato.
Per il mago rinascimentale colui che accedeva ai segreti della natura aveva un qualcosa in più, era in qualche modo un eletto. Per lo scienziato del tardo '600 colui che anela alla verità è un comune mortale che mette insieme delle pratiche e delle teorie convalidate dall'esperimento. Assistiamo quindi da un verso alla democratizzazione del sapere, anche se questo aspetto di democratizzazione è andato di pari passo al disincanto del mondo, alla cancellazione dell'aspetto mistico e spirituale della conoscenza.
     
E ora alcuni interessanti concetti di Astrologia Rinascimentale!

Nella Gnosi volgare del II secolo d.C si esprime una dottrina secondo la quale l'anima è presente ab eterno nella silenziosa memoria di Dio. Spinta da una misteriosa necessità, l'anima scende con il suo veicolo attraverso i mondi e le sfere planetarie le quali le attribuiscono una loro "pesantezza". In base alla loro "natura" Saturno regna sulla fatalità, Marte domina la sfera dell'aggressività, Venere determina la spinta erotica, da Giove dipende il rango e la gloria del soggetto, Mercurio definisce le qualità dell'intelligenza e le capacità espressive, il Sole determina sia il genio personale sia la forma del destino umano, ivi compresa la necessità di esercitare il libero arbitrio, la Luna infine stabilisce ciò che ha attinenza con il corpo fisico. Nel percorso del ritorno verso Dio, l'anima deve liberarsi delle incrostazioni dovute ai vari pianeti e deve sconfiggere i misteriosi personaggi che permettono i passaggi da una sfera all'altra.
In virtù delle tematiche neoplatoniche e gnostiche, l'iconografia astrologica domina l'immaginario collettivo e per la magia le considerazioni astrali sono sempre state di estrema importanza, I maghi del Rinascimento connettevano i pianeti alle grandi forze che muovono l'universo: controllare gli influssi planetari significava controllare gli influssi motori che corrono sotto la superficie delle cose. Il fatto che le stelle si comportano in modo regolare e prevedibile amplificò l'importanza dell'astrologia nel mondo antico. Già i greci scoprirono divinità nei pianeti che seguivano leggi rigide e immutabili, e Platone nei suoi ultimi anni evidenziò nel cielo le divinità vere. Tutte le forze che obbediscono a leggi immutabili come i pianeti e numeri sono fondamentali per la magia in quanto l'operatore può confidare che esse agiranno sempre nel modo che egli richiede e nel momento che esso desidera. L'influsso di un pianeta può essere controllato magicamente mediante l'uso di elementi che ad esso sono legati: ad esempio il colore rosso, il ferro e il numero 5 possono imprigionare le forze di Marte. Gli influssi delle stelle si indirizzano sulla terra grazie ad un legame magico creato dalle parole, come in un interessante incantesimo d'amore tratto dal "Grimorium Verum" che cattura il potere del pianeta Venere ed è descritto come un esperimento della forza meravigliosa delle intelligenze superiori.
Secondo la magia del Rinascimento, si possono evocare gli spiriti planetari o attrarre gli influssi dei pianeti usando delle immagini che ne sono raffigurazioni simboliche. Nel 1479 Marsilio Ficino pubblicò un testo intitolato "Liber de Vita", nel quale raccomandava l'uso di immagini per attirare influenze benefiche. Quando si è troppo stanchi a causa dell'influsso di Saturno (che regola il temperamento malinconico ed è antagonista dell'energia e della forza vitale della gioventù) occorre intervenire. Gli studenti sovraffaticati e le persone anziane le cui forze vitali stanno svanendo, devono captare gli influssi dei pianeti benefici come Giove, Venere e il Sole. Per ottenere salute e felicità si devono costruire un'immagine di Venere: disegnare una bella fanciulla vestita di bianco o di giallo che tiene nel grembo fiori e frutti.(Nota di Lunaria: il culto delle immagini e in particolare l'usanza di ritenerle sacre, protettive o benedette è tipicamente cattolica... chissà se gli stessi cattolici se ne rendono conto di quanto abbiano preso dal "Paganesimo e dalla stregoneria"...)

Il Ficino propose le sue immagini molto cautamente temendo di essere accusato di praticare magia cerimoniale: cento anni più tardi Giordano Bruno adottò la stessa tecnica con grande entusiasmo. Egli proponeva diverse immagini positive del sole: Apollo con un arco ma senza frecce che sorride, un arciere che saetta un lupo con un corvo che gli vola sul capo, oppure un uomo con la barba ed elmo a cavallo di un leone con una corona sulla fronte e un gallo con la cresta multicolore. Queste figure erano per Giordano Bruno simboli della natura solare: meditando su di esse l'influsso del pianeta poteva essere guidato entro la personalità umana. Tutta la magia dei Talismani si basa sull'idea che le forze planetarie possano essere dominate concentrandosi sui rispettivi simboli. Probabilmente questa idea che ha influenzato sia il Ficino che Giordano Bruno deriva dall'antico "Picatrix". Vi è un testo magico impropriamente attribuito ad Agrippa e aggiunto al "De occulta philosophia" che reca il titolo di "Quarto Libro"; in questo testo vengono descritti gli spiriti dei pianeti sulla stessa scia del "Picatrix". Uno spirito solare può mostrarsi come un re con scettro e corona in groppa a un leone, oppure assiso su un trono con una sfera ai piedi e sullo sfondo un pavone. Uno spirito lunare è incarnato da un arciere che cavalca un'antilope, oppure da una cacciatrice con arco e frecce (Diana Cacciatrice), ma può apparire anche come giovenca, un'oca o una freccia. Lo spirito di Mercurio si presenta come un principe in groppa a un orso o una donna che fila con la conocchia. Tali rappresentazioni aiutano il mago a potenziare le forze dell'anima mettendola in relazione con gli spiriti astrali.  

Nella vecchia sagrestia in Santa Croce nella Cappella dei Pazzi si può ammirare proprio sopra l'altare una cupola con le rappresentazioni mitiche delle costellazioni. Gli astri che le chiese accolgono nei propri santuari riempiranno in seguito i palazzi dei papi. Lo zodiaco, le costellazioni, i pianeti, giocano un ruolo particolare nella decorazione del Vaticano: possiamo citare gli appartamenti dei Borgia e le sale dei pontefici decorate per ordine di Leone X.


Nota di Lunaria: ci sarebbe da riportare anche tutta l'Alchimia e l'Astronomia di Tommaso d'Aquino, ma rimando ad un prossimo post, magari... ora ho consumato fin troppa chiavetta 3 :P

APPROFONDIMENTO: MACROCOSMO E MICROCOSMO


Info tratte da


Nel periodo storico compreso tra la prima metà del Cinquecento alla fine del Seicento, vi furono innovazioni e scoperte che permisero all'essere umano di trasformare il rapporto con l'ambiente circostante.
La scienza prese progressivamente il posto della magia. Il mago del Rinascimento era un conoscitore della realtà; una conoscenza dei fenomeni gli permetteva di "prevedere" e manipolare, se non trasformare, la natura stessa.
L'universo era immaginato come un organismo vivente: astri, mari, montagne non solo erano viventi, dotati di anime, ma formavano gli organi dell'universo stesso.
Le singole parti dell'universo venivano pensate come collegate tra loro, ciascun elemento era legato agli altri ed esercitava un'attività, un influsso.

Nell'uomo, posto al centro del creato esattamente come la Terra (come si credeva a quel tempo), si rispecchiava l'intero universo con tutte le sue forze, legami e potenze segrete.

Tra l'età di Copernico (l'età della "rivoluzione astronomica") e quella di Newton, avvenne un mutamento di idee, ma anche di tecniche e metodi di indagine: l'immagine e il ruolo stesso dell'uomo verrà revisionato, non più in chiave antropocentrica, fino ad arrivare (ai giorni nostri) ad un approccio animalista ed ecologista, che non vede più animali e natura come "cose" a servizio dell'uomo, ma esseri senzienti e da rispettare.

Proprio in corrispondenza istituita, nella tradizione magica del Rinascimento, tra il Macrocosmo (Grande Universo Fisico) e Microcosmo (l'uomo) si riteneva che le costellazioni dello Zodiaco astrale esercitassero un influsso su un organo del corpo umano. Le terapie venivano spesso precedute da consultazioni dell'esatta posizione degli astri.



L'immagine, da un codice del '400, 



rappresenta la centralità dell'uomo nell'universo: l'intero universo veniva considerato sottomesso alla più perfetta delle creature, l'uomo, la sola a immagine e somiglianza di Dio.

Nota di Lunaria: Ovviamente, è un'immagine che riflette un'ideologia androcentrica (maschio-centrica)



visto che la donna era totalmente esclusa da questa "divinizzazione dell'uomo". Tra i più celebri esponenti di questa ideologia citiamo il pagano aristotele e il cristiano tommaso d'aquino: entrambi ritenevano la femmina "un essere malriuscito e difettoso", rispetto "all'essere perfetto", l'uomo maschio, 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/e-io-bestemmio-il-dio-aristotele.html
che, secondo l'idea di tommaso, era totalmente ad immagine di dio (che, ovviamente, non può che essere solo padre e non può che essersi incarnato solo come maschio, "che è il sesso più nobile", sempre secondo tommaso).
La femmina, ovviamente, non era totalmente ad immagine di dio, e ovviamente, doveva stare sottomessa e sottoposta all'autorità dell'uomo, essendo totalmente mentecatta e cretina, vero tommaso? https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/la-questione-92-per-integrale.html








E DEVO PURE VEDERE CHE CI SONO PSEUDO FEMMINISTUCOLE CHE DIFENDONO PURE ARISTOTELE E TOMMASO D'AQUINO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E MAGARI, SONO LE PRIME A CHIEDERE CENSURE PER I "TRAPPERS" CHE FANNO TESTI VOLGARI, CIOè TUTTI "MUSICISTI" CHE DURANO UNA STAGIONE E IL GIORNO DOPO NESSUNO SE LI RICORDA PIù, INVECE TOMMASO D'AQUINO E ARISTOTELE SONO RITENUTI DA SECOLI I LUMINARI DELL'UMANITà!!!!!!!! E NESSUNO FIATA CONTRO DI LORO!!!!!!!!!!

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ALTRO APPROFONDIMENTO SU PARACELSO

tratto da



Paracelso (vero nome: Phillip Aureolus Theophrast Bombast von Hohenheim) trasformò l'Alchimia (legata ai processi di trasmutazione dei metalli in oro) in Iatrochimica, cioè chimica medica.

Secondo l'idea di Paracelso l'Alchimia non doveva fabbricare l'oro ma servire a creare medicine.
Secondo Paracelso, tutto quanto era visibile sulla Terra (dal minerale all'animale) era il prodotto di forze spirituali, create da Dio agli inizi e nascoste nella materia.
Erano queste forze i principi attivi nella cura delle malattie: come si poteva ottenerle?
Scomponendo, analizzando, distillando oggetti naturali, per catturare le virtù attive e poterle somministrare alle persone malate. Era così che l'Alchimia si alleava alla medicina, dando inizio alla Iatrochimica o chimica medica.
Paracelso fu un personaggio polemico ed eccentrico, un alchimista provocatore che contribuì ad andare oltre la disciplina alchimistica propriamente detta; contribuì allo sviluppo di una pratica terapeutica impegnata a ristabilire nel corpo degli ammalati gli equilibri dei corpi umani in salute.
La scoperta e la preparazione di rimedi contro le malattie, per Paracelso, era uno dei compiti dell'alchimista.
Pur usando ancora le piante (*), il medico "paracelsiano" usava anche "farmaci chimici" come il mercurio (molto pericoloso) usato per la sifilide.

(*) Come il laudano, usato moltissimo da Paracelso