Norvegia (3): gli Inferi dei Germani

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Nel pantheon germanico la divinità ambigua per eccellenza è Loki, che appartiene all'ordine degli Dei e ha tuttavia una decisa carica demoniaca. 






Nell'economia religiosa germanica egli rappresenta l'insorgenza delle forze eversive dell'ordine cosmico e divino. Corrisponde, cioè,  al momento dello sfrenarsi delle energie della libertà istintiva intolleranti della rigidità normativa.
Incerta è l'etimologia del nome che viene da alcuni collegato al verbo "Lukan", chiudere, determinando al Dio la chiusura ossia il crollo del mondo. Da altri viene fatto risalire a una radice indoeuropea comune a "Lux", rappresentando così il Dio ambivalente di portatore di luce-fuoco e di distruttore. In tale rappresentazione, che unisce nella medesima figura i caratteri del fondatore culturale e dell'ingannatore (Trickster), Loki è stato avvicinato a diverse figure mitologiche quali Prometeo, Efesto, Lug, Lucifero. Secondo altre ipotesi, Loki è essenzialmente il Dio della vegetazione e delle forze ipoctonie che presiedono al rinnovamento della natura con tutta una carica fecondante e, insieme, distruttrice.
Nei testi nordici è generalmente protagonista di imprese che appaiono disonoranti secondo il criterio normativo dell'ordine divino. è chiamato  l'Attaccabrighe ed è il primo padre della menzogna; è chiamato anche Loptr, figlio di Farbauti "Colpi di pericoli" e Laufey "Isola frondosa"; secondo un'interpretazione fondata sulle etimologie  di questi nomi e sul valore degli epiteti attribuiti a Loki e agli Dei del suo ciclo, sembra che ci si trovi di fronte a un complesso mitico di carattere naturalistico: in tale contesto Loki è il fuoco che nasce, per i colpi di fulmine nella foresta. L'interpretazione spiegherebbe anche adeguatamente la fondamentale bivalenza del Dio, che ha il doppio carattere del fuoco, apportatore di rovina, ma pure di calore, di vita.
 

Nota di Lunaria: anche i Babilonesi veneravano il fuoco nei suoi tre aspetti:
 

"Accanto a queste divinità stellari i popoli della Mesopotamia, da buoni agricoltori, adoravano anche quelle potenze e forze della Natura cui più era raccomandata la loro vita e la loro speranza di lavoratori della terra; e i fenomeni atmosferici e i sacri fiumi che davano prosperità ai raccolti, ricoprendo i campi di limo, l'acqua e poi il fuoco con la Trinità Gibil, Nusku e Ishum, ovvero le personificazioni del fuoco benefico usato per l'industria, il fuoco dei sacrifici che porta al trono degli Dei il profumo delle vittime e le preghiere e il fuoco distruttore"

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Loki, nel seno del mondo divino, prepara la finale conflagrazione, nella quale andranno distrutti il cosmo e gli Dei. Egli è il padre del lupo Fenrir, che inghiotterà Odino nel Ragnarok. Infatti Loki ha avuto molti figli di carattere demoniaco da diverse mogli. Dall'orchessa della Terra dei Giganti, Angrbodha, ha avuto il lupo Fenrir, il serpente cosmico Jörmungandr ed Hel. Quando Loki seppe di avere tali figli, le convocò dinnanzi a sé: gettò il serpente cosmico nel fondo del mare, dove egli ora giace avvolgendo il mondo fra le sue spire; precipitò Hel nel Niflheim, la "Casa della Nebbia", dandole la signoria su coloro che muoiono di malattia e di vecchiaia e la dignità di Regina della morte. Il carattere demoniaco di Loki si manifesta anche nella sua capacità di trasformarsi continuamente: in un mito è narrato che gli Dei avevano incaricato un gigante di costruire la fortezza di Asgard, promettendogli in compenso Freya, la più bella delle Dee.
Quando l'opera stava per essere terminata, gli Dei si pentirono della promessa e incaricarono Loki di trovare un espediente che impedisse al costruttore di porvi fine nei termini stabiliti. Loki si trasformò in giumenta e attrasse a sé lo stallone del quale il gigante si serviva per trasportare i materiali. Il Dio divenne così madre di Sleipnir, il cavallo a 8 zampe che era cavalcato da Odino. Loki si trasformò anche in falcone per sottrarre la Dea Idunn ad un altro gigante; Loki si trasformò anche in mosca per rubare la collana di Freya.
Loki procura la morte del giovane Dio Balder, un mito che ha probabili connessioni con le divinità di morte-resurrezione orientali. Quando Balder ha una visione della propria morte in sogno, la madre Frigga chiede a tutti gli Dei di giurare che non lo uccideranno, ma omette il giuramento del vischio. Loki, il consigliere di morte, che provoca la morte delle creature con le sue furberie, conosce questo particolare e quando tutti gli Dei lanciano inutilmente i loro colpi contro l'invulnerabile Balder, Loki convince il principe Hödhr, cieco, a tirare il vischio contro l'eroe: il vischio si muta in freccia e lo uccide.

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Perché, tra i tanti sempreverdi, proprio l'agrifoglio e il vischio accompagnano le feste natalizie?
La leggenda nordica che ce ne narra l'origine non è molto allegra. Baldur, figlio di Odino, venne ucciso da un suo nemico, Loki, appunto con una freccia tratta da un ramo di vischio.
Odino maledisse la pianta, ma la moglie del Dio, piangendo la morte di Baldur, vi fece cadere alcune lacrime, che diventarono perle: così il vischio fu rivalutato, anche se fu allontanato dai templi in favore dell'agrifoglio, il cespuglio accanto al quale era spirato Baldur, reso da Odino sempreverde e dotato di bacche rosse, in ricordo del sangue sparso dal figlio.
L'agrifoglio venne subito ammesso nelle chiese cristiane, mentre al vischio ne fu a lungo vietato l'accesso, dato l'uso fattone dalle religioni pagane, che lo avevano rivestito di tanti significati magici.
Poiché ciò sia avvenuto, resta un mistero, anche se numerose leggende circondano questo sempreverde.
Il vischio è una pianticella parassita di diversi alberi, con foglie verdi e dure e frutti a bacca bianchi. In genere, però, il mito si riferisce al vischio quercino, parassita delle querce che ha foglie più piccole di quello comune.
Vischio e querce erano sacri ai druidi, gli antichi sacerdoti celtici, e sacro era il rituale con cui, durante il solstizio d'inverno, i rametti venivano staccati dall'albero: l'operazione veniva effettuata con un falcetto d'oro, e il vischio, per non perdere i suoi poteri occulti, non doveva toccare il suolo, ma essere raccolto in un panno di lino.
Plinio ci spiega questo complesso procedimento dicendoci come i druidi ritenessero così di "evirare la quercia". La credenza ci porta alla magia similitudinaria: il liquido appiccicoso del vischio era forse paragonato a quello spermatico, per cui la pianticella era ritenuta apportatrice di fertilità.
Curioso è il fatto che tale credenza non sia propria soltanto dell'Europa celtica: la troviamo pure presso gli Ainu dell'antico Giappone, dove anche il rituale per cogliere il vischio era pressapoco uguale a quello dei druidi. "Molti credono ancora oggi che questa pianta abbia il potere di far fruttificare i giardini", ci dice Frazer. "E si sa che qualche donna sterile mangia vischio per avere prole."
Anche in molte regioni africane, la pianticella è considerata sacra, apportatrice d'incolumità, tanto che i guerrieri Valo, andando in guerra, ne portavano addosso le foglie per assicurarsi l'invulnerabilità.
In Europa troviamo altre credenze: i contadini di molti paesi (compresi alcuni italiani) ritenevano il vischio capace di domare gli incendi, per cui ne appendevano i rami sui tetti delle case.
In Boemia lo si chiamava "scopa del tuono" poichè lo si considerava in grado di allontanare i fulmini.
Il vischio è stato usato anche in campo terapeutico: nella Francia meridionale lo si applicava sull'addome dei sofferenti di colite, in Svezia e in Inghilterra lo si pensava atto a preservare dagli attacchi epilettici, mentre in alcune regioni tedesche lo si mette tuttora al collo dei bambini per immunizzarli dalle malattie.
Tali credenze - ci dice Frazer - sono forse dovute al fatto che gli uomini di ogni tempo e luogo hanno visto qualcosa di soprannaturale in questa pianta che cresce e prospera senza affondare le radici nella terra. Non sappiamo se la spiegazione sia davvero questa: sta di fatto che la chiesa ha cercato a lungo e inutilmente di far dimenticare i poteri magici del vischio, vedendosi infine costretta ad accettarne l'uso e a inserirlo nella tradizione cristiana.
Alla pianticella (come all'agrifoglio) è stato così attribuito il generico simbolo di pace e serenità.






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Eracle era anche connesso al culto del Fallo e al rito dell'Evirazione: "Il mito dell'evirazione di Urano ad opera del figlio di Crono [...] Il significato originario è quello dell'eliminazione annuale del vecchio re della quercia da parte del suo successore [...] La cerimonia druidica del taglio del vischio della quercia rappresentava l'evirazione del vecchio re da parte del suo successore essendo il vischio un simbolo eminentemente fallico. Dopo la castrazione il re veniva mangiato eucaristicamente".
Anche la ghianda è un simbolo fallico, così come il fungo.

Nella religione germanica il mito di Loki è da inserire in una tensione dualistica e oppositoria tra bene e male, calore e ghiaccio, che appare già nei miti della creazione. Si localizzano varie regioni del male cosmico e naturale. All'origine, prima che i mondi fossero creati, fra Niflheim, "la Casa di Nebbia" a Nord e il Muspellsheimr, "Casa dei Distruttori del mondo", a Sud, era una regione caotica chiamata Ginnungagap. Da una sorgente che si trovava a Niflheim si staccarono i corsi d'acqua chiamati Elivagar, "Onde di ghiaccio" che, portando gelo e spume velenose, coprirono la parte settentrionale dell'abisso di una coltre di ghiaccio. Queste due regioni che circondano l'abisso primordiale, a nord e a sud, rappresentano un'opposizione tra ghiaccio e calore intenso, poiché Niflheim è il gelido regno dei morti mentre Muspellheimr è il regno del gigante di fuoco. Il nord è l'enorme distesa di ghiaccio ammassato e immobile; dal sud sprizzano le scintille di una massa ardente in movimento. Lo spazio mediano, l'immane baratrum abyssi (definizione di Adriano di Brema) è il Ginnungagap, il "Burrone spalancato", la vasta apertura di baratri, forse connesso anche alla radice "ginn", magia.
L'abisso sarebbe carico di forze magiche e demoniache che gli Dei non riescono a controllare. Proprio in quest'abisso nasce, nel mito d'origine, il primo uomo cosmico, Ymir, che si caratterizza nella prima immagine come un'entità malefica, anche se posteriormente si delinea come un corpo gigantesco da cui hanno origine tutte le realtà.

Esistono dei serbatoi di energie demoniache che espongono in l'universo ordinato alla reversione in caos. Niflheim è la dimora dei morti e degli spettri che ivi resteranno in triste condizione fino alla consumazione escatologica. Si entra in Hel o Niflheim da un'oscura caverna posta in mezzo alle voragini e custodita dal cane infernale Garmr il cui pelo è insozzato dal sangue dei defunti che hanno tentato di fuggire e che egli ha divorato.
Sul confine con Hel c'è il fiume Gjöll, "Urlante", sul quale si passa attraversando un ponte d'oro; al di là del ponte vi sono  la Porta di Hel e all'interno, la Regina dei morti:



Alla regione infernale appartiene Naströnd, la Riva dei morti, un luogo di punizione, lontano dal Sole, con le porte rivolte a nord, con case coperte di serpenti, dove sono puniti gli adulteri, gli spergiuri, gli assassini che devono prima attraversare il fiume Slidhr, "il Terribile", le cui onde sono coltelli e spade aguzze. La Regina dell'Inferno è Hel, nata da Loki. Il suo palazzo si chiama "Freddo di Nevischio", ha per ancelle la Senilità e l'Imbecillità; suo piatto è la Fame, suo coltello e forchetta sono la Carestia, suo giaciglio è l'Infermità, le sue tende sono Oscurità Dolente. Ha carnagione per metà livida e per metà normale ed appare arcigna e odiosa.

Un altro serbatoio di potenziale distruttivo e demoniaco è la Terra dei Giganti, una proiezione macroscopica della penisola scandinava, fatta di enormi foreste, ampi fiume, orride caverne, immense montagne.  I Giganti che vi abitano, gli Jötunn (forse dalla radice indoeuropea col valore di mangiare, simile all'inglese "To eat") sono orchi e mangiatori di uomini e si presume siano la trascrizione mitica di una stirpe di cannibali contro i quali i Nordici si trovarono a combattere. Gli Jötunn causano i più grandi disastri naturali, la caduta di massi, i terremoti, fulmini, eruzioni di vulcani e il crollo dei ghiacciai.  Nella mitologia popolare invece gli spiriti e i geni sono presenti in tutte le sfere della realtà e non hanno una loro sede comune. Fra i demoni vanno ricordati Draug o Draugr, spirito spettrale che perseguita i viventi. Esistono poi dei demoni delle messi e del grano che si presentano sotto forma animale: orso, becco, gufo, volpe, gallo, stallone, cane, gatto, lupo, capra. Il demonio delle acque è Nix (Neck), che abita nelle paludi e nei pantani.

Il male cosmico si libererà in tutta la sua primordiale violenza nell'epoca finale e determinerà il Crepuscolo degli Dei ossia la consumazione del tempo e dello spazio. è questo il Giudizio degli Dei, il Ragnarök.

è la morte di Balder l'evento scatenante e che condiziona tutta la posteriore storia cosmica divina e umana.
Dopo che il giovane Dio fu ucciso per l'astuzia di Loki, Hermdhr, il "Veloce", figlio di Odino ebbe l'incarico di scendere agli Inferi e di recuperarne l'anima perché il corpo di lui risorgesse.
(Nota di Lunaria: vedi anche i collegamenti con la discesa negli inferi di Ishtar-Inanna, Persefone, Orfeo)
Dopo aver superato grandi difficoltà, Hermodhr ottiene da Hel la promessa che l'anima di Balder sarebbe stata lasciata tornare sulla terra, se ogni creatura avesse veramente dimostrato di amarlo con il suo pianto.
Gli Dei inviarono i loro messi in tutto il mondo, affinché l'universo partecipasse al grande dolore per la morte del Dio. Solo la vecchia strega Thökk rifiutò di piangere; gli Dei compresero che la strega era stata aizzata da Loki, che, a seguito dell'ira degli Dei, scappò su una montagna.
Per fuggire agli Dei, Loki si tramutava in salmone, fino a che fu catturato da Thor e imprigionato in una grotta. Gli Dei imprigionarono anche i figli di Loki, Vali e Nari, trasformando  Vali in lupo, che divorò subito Nari. Con le budella del figlio morto, gli Dei legarono Loki su tre massi rocciosi e lo incatenarono con ferro.  Skadi, figlia del gigante Thjazzi,
catturò un serpente velenoso e lo legò al di sopra di Loki, così che il veleno gocciasse sempre sopra di lui. Sygin, sposa di Loki, restò sempre accanto al Dio imprigionato, reggendo una bacinella per raccogliere il veleno; ma quando doveva allontanarsi per svuotarla, Loki riceveva il veleno in faccia e agitandosi provocava i terremoti.


Loki resterà legato fino al Crepuscolo degli Dei, e questa è la premessa dell'escatologia cosmica germanica.

I segni che preannunceranno il Crepuscolo saranno: l'Inverno Mostruoso, costituito da tre inverni di gelo, non interrotti dall'estate. Il Lupo inghiottirà il sole, l'altro la Luna.


Sulla terra ci saranno incendi e devastazioni, mentre cadranno le montagne. Allora Fenrir infrangerà le catene che lo trattengono e una grande massa d'acqua coprirà il mondo. Da essa emergerà il Serpente del mondo e la nave infernale Naglfar, costruita con le unghie dei morti, avanzerà sopra le acque. Il lupo Fenrir, con le fauci spalancate, spanderà il terrore.
I cieli crolleranno, lasciando uscire i figli di Muspell, ovvero eserciti di fuoco. Inizierà allora la grande battaglia cosmica con gli Dei.