Arlecchino, Gioppino e il Rogo della Vecchia a Bergamo

Info tratte da


Nel carattere del popolo bergamasco hanno sempre trovato posto l'allegria, il buon umore, la furbesca facezia.

Non ci si può non richiamare ad Arlecchino, maschera di sicura origine bergamasca anche se si è fatta conoscere col linguaggio di Venezia; pare che il creatore di questa maschera fu Alberto Ganassa di Bergamo, che la ideò nel 1572 e che inizialmente chiamò "Arlecchin Ganassa". 

Successivamente fu chiamato "Arlecchin Batocio", in riferimento al bastone (batocchio) che porta alla cintola.



Della figura di Arlecchino si impadronirono molti scrittori e commediografi, che lo interpretarono a loro modo.

L'essenza di Arlecchino ne palesa l'origine bergamasca: "un miscuglio di ignoranza, ingenuità, di spirito, di grazia, una specie di abbozzo d'uomo, un bambinone che ha dei lampi d'ingegno e di intelligenza, e di cui tutte le grullerie e le sbadataggini hanno però l'ombra di acutezza (...) l'indole laboriosa, frugale, risparmiatrice del valbrembanino."





Arlecchino, però, nel ruolo di maschera bergamasca, è stato soppiantato, almeno a Bergamo, da Gioppino, le cui origini rimangono oscure.

Forse Arlecchino è stato ripudiato quando, caduta la repubblica di San Marco, i bergamaschi si votarono alle nuove identità recate dalla Francia napoleonica.

Certo è che Gioppino, col suo triplice gozzo, fu apostolo di italianità durante il Risorgimento, ad opera del burattinaio Pasquale Strabelli, detto Pasqualì (ma a noi il burattinaio fa venire in mente questo, nota di Lunaria) 


il quale per il fatto di prestare al burattino Giopì un discorrere considerato sovversivo, fu più volte incarcerato.

Infine, "Nella città di Bergamo si soleva un tempo, alla fine del Carnevale, bruciare in piazza Vecchia il "poer Pietro", il povero Pietro, un fantoccio di paglia e stracci.

Fu il poeta popolare Rodolfo Paris che rimise in auge la festa, stabilendola a metà quaresima, col simbolico "rasgamento" (risecazione) di una vecchia megera, eretta a raffigurazione della quaresima. L'Albero della Cuccagna e i fuochi d'artificio completavano l'immolazione della vecchia in un rogo. 

Nota di Lunaria: ovviamente è un rito pagano, legato alle dinamiche del "capro espiatorio e ai sacrifici umani per commemorare il ciclo delle stagioni". In realtà, l'origine di Arlecchino è molto più antica e ha origini germaniche ed infere, "Hölle König", "Re dell'Inferno", legato alla "Caccia infernale" (come le divinità femminili che formarono la figura della Befana) ed è preceduto dallo "Zanni". Anche Pulcinella è ricalcato su divinità orgiastiche come Priapo; sia le maschere nere sia i bastoni sono quanto resta degli attributi inferi e fallici di queste terrifiche e selvagge figure ancestrali "addomesticate" e rese buffe nel folklore contadino e nel teatro.

Per approfondimenti, vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/le-origini-pagane-della-befana-1.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/perchta-holda-diana.html


Nessun commento:

Posta un commento