Folklore Lombardo: Uccelli Sacri (Merla e Colomba)

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Sovvertito dalla civiltà del benessere e dei consumi il patrimonio folkloristico lombardo si è quasi del tutto disperso.

è un fatto accertabile che le antiche tradizioni popolari della Lombardia, pur non essendo affatto un bagaglio inconsistente, più che autoctone furono allotoctone, ovvero più che non germinate da un processo di formazione spontanea furono apporto dall'esterno: forse anche per questo l'attaccamento alle tradizioni si è dimostrato meno saldo che in altre parti d'Italia.


I GIORNI DELLA MERLA

A Milano la maggior parte delle antiche tradizioni sono decadute ma alcune sono rimaste a caratterizzare certe località urbane.

Il 29 gennaio è il primo dei "Giorni della Merla", e sono i più freddi.

Dice la leggenda che anticamente, quando i merli erano bianchi, una merla, abbandonata per alcuni giorni dal compagno, se ne stava tutta accovacciata nel nido su un albero di un giardino di Milano, per riscaldare col suo corpo i corpicini infreddoliti dei suoi tre merlottini; ma facendo sempre più freddo e vedendo uscire da un comignolo vicino un filo di fumo, segno di tepore, la merla trasportò, ad uno ad uno, i suoi merlottini in quella gola di camino, e si adagiarono tutti in attesa che il marito merlotto ritornasse. Tornò il merlo e che sorpresa!, la merla e i merlottini erano diventati neri, a causa del fumo. 

Da allora i merli nacquero tutti neri.


"HIC EST NIDUS NIDORUM"

La più antica leggenda di Pavia è quella della fondazione della città. 

Narra la leggenda che, in tempi lontani, gli anziani di una tribù rurale si misero in viaggio per trovare una nuova dimora e si fermarono nei pressi di quello che ora è il Ticino. Essendo però indecisi sul punto dove sostare, invocarono, secondo il rito pagano, il parere dei numi: liberata una colomba, che una fanciulla portava in mano, attesero che si posasse.

La colomba si fermò sulla riva sinistra del fiume e si mise a radunare erba e fuscelli quasi volesse costruire il nido.

Gli anziani non ebbero più dubbi e iniziarono a costruire il villaggio da cui poi derivò Pavia. Questa leggenda è ricordata anche su un antico marmo conservato nel museo civico di Pavia: sotto una colomba, scolpita in bassorilievo, si può leggere "Hic est nidus nidorum, vae, vae, vae debellantibus eum", questo è il nido dei nidi, guai a chi vi porterà in guerra.

 















Le inquietanti foto d'epoca (anni '70) di spaventapasseri nei campi lombardi: antichi rimandi alle divinità della vegetazione e dei campi, che spesso morivano e resuscitavano, simboleggianti il ciclo delle stagioni.






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