Adamo ed Eva: analisi simbolica

Nota di Lunaria: onde evitare i soliti del mantra "Non è vero niente, te lo sei inventata tu!", metto le pagine da cui ho estratto i concetti.



Ad un livello profondo, la Bibbia non parla che dell'uomo interiore. Adamo non è un uomo davanti ad una donna, e non esiste Eva prima della caduta. Adamo è tutta l'umanità e ciascuno di noi, uomini e donne.

Al sesto giorno della creazione, Adamo viene creato "maschio e femmina". [...] Adamo è creato a immagine di Dio, cosa che non viene detta dell'animale.

[...] La parola "maschio", in ebraico, è la stessa che indica il verbo ricordare, "Zachor", e la parola "femmina", "nqevah" evoca un buco, un contenitore in cui la lettera qof è il conduttore del contenuto, ciò che lega l'increato al creato. (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-2-alfabeto-e-spirito.html)

Nqevah è una matrice in cui il cordone ombelicale, il qof, lega le acque divine "che stanno in alto" al bambino divino, l'immagine di Dio di cui essa è carica nelle "acque che stanno in basso". Cosa significa questo? Che essere maschio significa ricordarsi dell'immagine di Dio nascosta nel profondo di se stessi, partendo alla conquista della propria femminilità interiore, dell'immensa riserva di energia che giace al fondo dell'essere, per penetrarla fino al nome divino che essa racchiude.

Io, donna, ad esempio, sono "maschio" se mi ricordo del nome che sono; se, nella potenza dello Spirito santo, faccio risorgere in me questa immagine di Dio e se la realizzo, tenendola in gestazione per i nove mesi di una gravidanza interiore che deve essere la mia vita, fino alla somiglianza.

E un uomo, è "femmina" quanto me attraverso questo grande mare (o madre) interiore, con o senza "d", che Jung ha evidenziato e che a lei tocca "sposare".

Passando dal primo al secondo capitolo della Genesi, si passa dal verbo "creare", "bara'", al verbo "fare", "assoh". Creare significa porre un'alterità, cioè mettere alla vista di Dio. [...] Quando Dio addormenta Adamo, pone davanti a lui la totalità di questo altro "lato" di lui, il suo potenziale incompiuto. [...] Ishah è quella con cui può raggiungere la somiglianza: quest'ultima, in ebraico "demah", è annunciata nel nome del sonno, "tardemah": questo sonno è un favoloso "risveglio"!

E Adamo così svegliato è Ish e Ishah.

Ishah è dunque l'altro lato, non l'estrazione di una costola, Ishah è uno dei suoi lati perché "tseleot" è il plurale di "tselah", "lato, costola" [...]

Quando il serpente tenta di sedurre Ishah, lei gli partecipi la proibizione di toccare il frutto dell'albero, mentre questa proibizione era stata fatta soltanto ad Adamo, prima ancora che lei "nascesse da lui". Lei era sempre stata una parte, un lato di Adamo, prima ancora che questa presenza apparisse alla luce del giorno.

Perché fu necessario che fosse Eva a cadere nella trappola?

Ishah era stata posta di fronte ad Adamo perché egli prendesse coscienza della propria femminilità, delle proprie potenzialità inconsce e le "sposasse".

Il serpente impedirà che questa unione si realizzi isolando Ishah, cioè rivolgendosi all'inconscio dell'uomo e soltanto ad esso.

[...]

Abbiamo appena parlato di Ishah, la sposa. Ma oggi la conosciamo esclusivamente sotto il nome di Eva, nome che si è caricato di una molteplicità di immagini controverse.

[...]

è dopo la caduta che Adamo chiama Eva così. La sposa di Adamo non ha mai rappresentato l'insieme delle donne, ma la femminilità interiore di Adamo, la sua femminilità "oggettivata" perché egli potesse prenderne coscienza.

La situazione dopo la caduta cambia radicalmente.

[...] Adamo, volendo chiamare Eva dal nome della "vita", proietta definitivamente sulla donna "esteriore" gli attributi della vita femminile in lui, che non ha saputo fare propri. 

Vita in ebraico si dice "Hayah" e Eva si dice "Hawah". Cosa avviene nel passaggio dall'uno all'altro vocabolo? La differenza consiste nella sostituzione della lettera yod, simbolo del nome divino, con la lettera vav, simbolo di uno stato animale, stato naturale che è nell'uomo ma che dovrebbe essere superato.

Questa designazione comporta una riduzione sia per Adamo sia per Eva: la donna Hawah viene ridotta alla femminilità biologica mentre Ishah era l'altro lato di Adamo, la sua femminilità interiore carica della sua essenziale maternità, quella che consiste per l'Adamo che ciascuno di noi è nel partorire se stesso, nel far nascere il proprio figlio interiore, cioè un essere pienamente realizzato.

[...] La yod di Hayah è scomparsa nel nome di Eva, e con essa il segreto della vocazione di Adamo alla sua maternità interiore.

[...] La maternità è realmente iscritta nel nome di Adamo. La prima e l'ultima lettera di quel nome, alef e mem, non sono altro che le due lettere che compongono la parola madre! Il nome della lettera centrale, dalet, significa "porta". Adamo è creato per nascere da se stesso e attraversare delle porte.

[e sulla condanna della donna, a Genesi, alla sottomissione e al dolore del parto] Ishah, in questo episodio, non è ancora Eva. Nel confessare a Dio che "il serpente l'ha sedotta", constata che si è lasciata "sposare" da Satana.

Ed è lui, il "nuovo sposo" di cui si parla quando Dio dice "Verso tuo marito si rivolgeranno i tuoi desideri, ed egli ti dominerà".

Prendere questa frase come annuncio della supremazia dell'uomo sulla donna significa fraintenderla completamente. Si parla invece di Satana.

Il nuovo sposo dell'uomo nella sua dimensione di Ishah, in altre parole, nel profondo del suo inconscio, è la forza propriamente satanica del possesso e del potere, degli oggetti di desiderio di cui cerchiamo di impadronirci e sui quali proiettiamo un assoluto... che avremmo dovuto attribuire soltanto all'Assoluto.

Quanto all'apparente condanna "partorirai nel dolore" si tratta del ritorno alla maternità ontologica, dunque, interiore: Dio in questo passo annuncia le conseguenze dolorose della scelta di Adamo, che Adamo stesso ha determinato e di cui soltanto lui - in quanto Ish e Ishah, è responsabile; ma nello stesso tempo è anche l'annuncio di un ritorno possibile a quelle norme ontologiche; doloroso, ma possibile!

PROVE:









  


Nessun commento:

Posta un commento