Giannone, Meslier, de Sade, de La Barre e Gabrina degli Albeti

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[...] Jean-Baptiste Colbert, onnipresente ministro di Luigi XIV, intervenne per far cessare la condanna di certe streghe (1670-1671)
Verso gli anni Settanta dei Seicento nella maggior parte dell'Europa occidentale ebbero fine le condanne delle streghe; gli ultimi processi per stregoneria si ebbero nel primissimo Seicento, e poi vi furono alcuni casi isolati fino al 1680 circa [...] Nelle isole britanniche il lungo elenco di incriminazioni per reato di stregoneria dibattute davanti ai tribunali riguardanti la contea di Essex, si conclude nel 1675. (Nota di Lunaria: ci si ricordi che anche gli omosessuali, "i sodomiti", venivano condannati al rogo; a partire dal 1700 a Parigi furono poste sotto inchiesta 4000 persone sospette di omosessualità, ma quasi mai si comminarono castighi che andassero oltre il carcere e il bando; in precedenza i gay - in Germania chiamati con disprezzo "unmensch", mostro, venivano mandati al rogo, come gli eretici e le streghe; nei paesi del Sud Europa infatti gli omosessuali erano giudicati dall'Inquisizione).
Ai primi del '700 prima che albeggiasse l'Illuminismo (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/per-la-liberta-la-ragione-e-il.html) non si mandarono più al rogo né omosessuali né eretici.

Il simbolo eminente della generazione che operò tra il 1680 e 1725 fu Pierre Bayle; la sua prima opera importante "La Pensées diverses écrites à un docteur de Sorbonne à l'occasion de la comète qui parut au mois de décembre": una critica dell'idea che le comete preannunciassero eventi nefasti; tre quarti dell'opera erano poi dedicati a dimostrazioni filosofiche con le quali Bayle intese togliere ogni possibilità di significato religioso alle comete e ad altri eventi prodigiosi. La parte più notevole riguardava una discussione prolissa del paradosso, derivato da Plutarco, secondo il quale un Dio sapiente avrebbe preferito l'ateismo alla superstizione. Questa difesa filosofica dell'ateismo non fu l'unico motivo per cui Bayle fece uscire anonimo il suo libro, anche se questo fu uno dei motivi più importanti. Nello scritto successivo, Bayle allargò i confini della tolleranza religiosa fino a comprendere cattolici (e si tenga presente che l'autore era ugonotto e aveva avuto il padre e i fratelli uccisi durante le persecuzioni del 1685) e a tutte le altre religioni anche se era ancora convinto che "le vere streghe, quelle che hanno effettivamente fatto un patto col Diavolo" meritavano un castigo severo. Al pari di Bayle anche Balthasar Bekker inizò a farsi conoscere dal pubblico prendendo posizione contro l'idea che la cometa del 1680 presagisse chissà quali sventure.

Tuttavia se cerchiamo cattolici che fossero ancora più radicali ed audaci in fatto di superstizione dobbiamo guardare al napoletano Giannone che nel 1723 pubblicò "Istoria civile del Regno di Napoli" che gli assicurò la fama e nel contempo gli rovinò la carriera. 




Egli negò "la liquefazione del sangue di san Gennaro", che portò Giannone, che temeva per la propria vita, a fuggire a Vienna. La sua "Istoria..." fu la più audace opera anti-clericale che venisse dall'Italia da quando, un secolo prima, si era fatta sentire la voce del Sarpi. Per Giannone le reliquie, pellegrinaggi ecc. erano tutta una congerie di pratiche inventate solo per far soldi. Il Giannone finì tuttavia per essere cacciato da Vienna e trascorse i suoi ultimi 14 anni di vita in carcere, componendo l'opera "Il Triregno" (che dovette attendere il 1895 per essere data alle stampe) dove sostenne che l'umanità non avrebbe mai potuto raggiungere il più alto dei regni di cui egli parlava, ossia quello celestiale, se prima non fosse stata annientata la chiesa.

Ma a parte Giannone, il sacerdote più radicale nelle sue opinioni fu pur sempre un francese: Jean Meslier. 



Il Bekker aveva voluto demolire tutte le forme di superstizione; il Giannone aveva dato un'interpretazione economica della storia ecclesiastica, ma solo Meslier - morto nel 1729 - parroco delle Ardenne, mise insieme l'interpretazione del cristianesimo di tipo economico - il cristianesimo per lui era la religione che avallava lo sfruttamento dei poveri da parte dei potenti - con la tesi che la chiesa non fosse in se stessa altro che una grande costruzione superstiziosa. Il suo singolare manifesto, "Mémoire des pensées et sentiments de J.M., pretre et curé d'Etrepigny et de But, sur une partie des abus et des erreurs de la conduit et du gouvernement des hommes, où l'on voit des demonstrations claires et évidentes de la vanité et de la fausseté de toutes les divinités et de toutes les religions du monde", composto probabilmente intorno al 1725 e fu il primo trattato vero e proprio che sia apparso nella civiltà occidentale a sostegno di una visione ateistico-comunista. Gli otto capitoli della trattazione riguardavano cinque "prove" della falsità di tutte le religioni e una lunga "prova" dell'appoggio fornito dal cristianesimo all'ingiustizia sociale. Le posizioni principali professate da Meslier si trovano già abbozzate con relativa brevità e chiarezza nella prefazione esplicativa che precede il suo discorso argomentato:

"Cari fratelli, non credete a nulla di quello che ignoranti devoti o preti e dottori interessati vi raccontano e vorrebbero farvi credere, sotto il falso pretesto della loro cosiddetta santa e divina religione. Nessuno come voi è così malamente indotto all'errore e ingannato e nessuno è ad ogni passo tratto in errore quanto chi ha più ottenebrato la mente. La vostra religione non è meno priva di senso e meno superstizione di qualsiasi altra ed è non meno falsa nei suoi principi, non meno ridicola e assurda nei suoi dogmi e nelle sue massime; voi non siete meno idolatri di coloro che chiamate idolatri; gli idoli dei pagani differiscono dai vostri solo nel nome e nella forma. Insomma, tutto quanto i vostri preti e maestri di religione vi predicano con tanta eloquenza sulla grandezza, la santità e la sublimità dei misteri che vi inducono ad adorare; tutto ciò che vi dicono con tanta gravità sulla certezza dei cosiddetti miracoli e tutto ciò che spacciano con tanto zelo e tanta fiducia sulle mirabili ricompense celesti e sui castighi terribili dell'inferno, non sono in definitiva che illusioni, menzogne, errori, cose immaginarie e fittizie, inventate originariamente da scaltri politici e poi reiterate a ingannatori e impostori e accolte e ciecamente credute da sempliciotti grossolani e ignoranti e da ultimo tenute in onore dall'autorità dei grandi e dei principi di questo mondo, i quali hanno favorito questi abusi, questi errori, queste superstizioni e queste imposture (e anzi le hanno autorevolmente imposte con le loro leggi) per tenere la gente comune in schiavitù e farne quel che loro piaceva."

Nota di Lunaria: questo pensiero lo si riscontra anche in de Sade:



"Se il Dio delle nazioni fu partorito nel seno dello spavento, fu anche in quello del dolore che ogni uomo diede forma alla potenza sconosciuta ch'egli creò per se stesso: fu dunque sempre nel laboratorio del terrore e della tristezza che l'uomo sventurato creò il ridicolo fantasma di cui fece il suo Dio. E perché avremmo bisogno di questo motore, quando riflessione e studio sulla natura ci dimostrano che il moto perpetuo è la prima delle sue leggi? Se tutto si muove per se stesso, per tutta l'eternità, il sovrano motore da voi supposto ha agito un solo giorno: ora, quale culto legittimo potreste rendere a un Dio dimostrato inutile oggi?"

"Cessa di credere a questo Dio fantastico, bambina mia; non è mai esistito. La natura basta a se stessa; non ha bisogno di un motore; questo motore, gratuitamente supposto, non è che una decomposizione delle sue stesse forze, non è se non quello che noi diciamo a scuola una petizione di principio. Un Dio presuppone una creazione, vale a dire un istante in cui non c'era nulla, oppure un istante in cui tutto fu nel caos. Se l'uno o l'altro di questi stati era un male, perché il vostro stupido Dio ha permesso che sussistesse? Era un bene? Perché lo cambiò? Ma se ora è tutto bene, il vostro Dio non ha più nulla da fare; se è inutile, può essere potente? Se non è potente, può essere Dio? Può meritare il nostro omaggio? Se la natura si muove incessantemente, in una parola, a cosa serve il motore? E se il motore agisce sulla materia muovendola, come mai non è materia esso stesso? Potete concepire l'effetto dello spirito sulla materia, e la materia mossa dallo spirito che, esso stesso, non possiede movimento? Voi dite che il vostro Dio è buono; e tuttavia, secondo voi, malgrado la sua alleanza con gli uomini, malgrado il sangue del suo caro figlio, venuto per farsi appendere in Giudea, al solo scopo di cementare tale alleanza, malgrado tutto ciò, ripeto, ci saranno ancora i due terzi e mezzo del genere umano condannati al fuoco eterno, perché non hanno ricevuto da lui la grazia che tuttavia gli chiedono ogni giorno. Voi dite che è giusto, questo Dio! è forse giusto accordare la conoscenza di un culto che gli è gradito soltanto alla trentesima parte dell'universo, abbandonando il resto nell'ignoranza ch'egli punirà con l'estremo supplizio? Cosa direste di un uomo che fosse giusto come lo è il vostro Dio? è onnipotente, aggiungete. Ma, in questo stato, il male dunque gli è gradito, perché esiste sulla terra in quantità infinitamente maggiore del bene; e tuttavia lo lascia sussistere. Non c'è dunque una via di mezzo, qui: o il male gli è gradito o non ha il potere di opporvisi e, nell'un caso come nell'altro, non devo pentirmi di esservi incline; infatti, se non può impedirlo, certamente io non posso essere più forte di lui; e se gli è gradito, io non devo annientarlo in me. è immutabile, voi dite ancora: e tuttavia lo vedo cambiare cinque o sei volte di popolo, di legge, di volontà, di sentimento. D'altronde, l'immutabilità presuppone l'impassibilità: ora, un essere impassibile non può essere vendicativo; e voi tuttavia sostenete che il vostro Dio si vendica (nota di Lunaria: in riferimento alle città di Sodoma e Gomorra).
Si freme di orrore, vedendo la quantità di ridicolaggini e di incoerenze da voi attribuite a questo fantasma, esaminando a piacimento tutte le qualità ridicole e contraddittorie con le quali i suoi sostenitori sono costretti a rivestirlo per farne un essere accettabile, senza riflettere che più lo complicano, più lo rendono inconcepibile, più lo giustificano, più lo sviliscono. Verificate, Justine, verificate come tutti i suoi attributi si distruggono e si consumano reciprocamente; e dovrete riconoscere che questo essere esecrabile, nato dalla paura degli uni, dalla furbizia degli altri, e dall'ignoranza di tutti, non è che una rivoltante banalità che non merita da parte nostra un solo istante di fede, né un solo istante di rispetto; una stravaganza pietosa che ripugna all'intelletto, che rivolta lo stomaco, e che è uscita dalle tenebre solo per il tormento e l'umiliazione dell'uomo."

"Juliette! siamone certe, soltanto dai limiti della nostra mente nasce la chimera di un Dio; infatti, non sapendo a chi attribuire ciò che vediamo, nella totale impossibilità di spiegare gli inintelligibili misteri della natura, noi abbiamo semplicemente situato al di sopra di lei un essere dotato del potere di produrre tutti gli effetti le cui cause ci erano ignote. Appena si immaginò tale abominevole fantasma come creatore della natura, subito fu necessario vederlo anche come creatore del bene e del male."

"Cos'è la ragione? è la facoltà datami dalla natura di decidere in relazione ad un oggetto stabilito e di evitarne un altro, in proporzione alla dose di piacere o di fastidio che tali oggetti mi provocano: calcolo del tutto dipendente dai miei sensi, poichè da essi soltanto ricevo le impressioni comparative che costituiscono il dolore che voglio fuggire o il piacere che devo cercare. La ragione non è altro, come dice Fréret [erudito francese, 1688-1749] che la bilancia con la quale pesiamo gli oggetti e mediante la quale, rimettendo sotto pesi quelli lontano da noi, possiamo conoscere ciò che dobbiamo pensare, dal rapporto che hanno tra di loro, in modo tale che sia sempre l'apparenza del massimo piacere che vinca."

"La progressione intima degli esseri che sono stati successivamente causa ed effetto, ha ben presto stancato la mente di coloro che vogliono a tutti i costi trovare la causa in tutti gli effetti: avvertendo l'esaurimento della loro immaginazione di fronte ad una tale successione di idee, è sembrato loro più semplice risalire subito ad una causa prima che hanno immaginato come causa universale, nei confronti della quale le cause particolari sono effetti e che non è, essa, effetto di alcuna causa. (Nota di Lunaria: i celebri sofismi tomisti del "Motore immobile" e "Causa incausata"...)
Ecco il Dio degli uomini, Juliette; ecco la sciocca chimera della loro fragile immaginazione. Vedi attraverso quale catena di sofismi sono arrivati a crearla e, secondo la definizione particolare che ti ho dato, vedi come tale fantasma, non avendo che un'esistenza oggettiva, non potrebbe esistere al di fuori della mente di coloro che lo considerano, è quindi unico risultato delle esaltazioni del loro cervello.
Eccoti dunque il Dio dei mortali, ecco l'essere abominevole che hanno inventato, nei cui templi hanno fatto scorrere tanto sangue!"

"Qualunque sofisma sostengano i fautori assurdi della divinità chimerica degli uomini, non vi dicono altro se non che non c'è effetto senza causa, ma non vi dimostrano che occorre risalire ad una prima causa eterna, causa universale di tutte le cause particolari, che sia inoltre essa stessa creatrice e indipendente dalle altre cause. Convengo che noi non riusciamo a comprendere il legame, la successione e la progressione di tutte le cause. L'ignoranza di un fatto non è mai però motivo sufficiente per crearsene o determinarne un altro. Coloro che vogliono persuadervi dell'esistenza del loro abominevole Dio osano sfrontatamente dirvi che, dal momento che non possiamo collegare la vera causa agli effetti, occorre che necessariamente ammettiamo la causa universale. Si può fare un ragionamento più sciocco? Come se non fosse meglio confessare la propria ignoranza, invece di sostenere un'assurdità, o come se l'ammissione di tale assurdità divenisse una prova della sua esistenza. Confessare la propria pochezza non è un inconveniente, senza dubbio; l'adozione del fantasma è piena di ostacoli contro cui non faremmo che urtare se ci manteniamo tranquilli, ma dove potremmo spezzarci se permettiamo che le nostre teste si riscaldino: e le chimere accalorano sempre.
Concediamo, se si vuole, un istante, ai nostri antagonisti l'esistenza del vampiro (*) che crea lo loro felicità. Chiedo loro, in tale ipotesi, se la legge, la regola, la volontà mediante la quale Dio guida gli esseri, sono della stessa natura della nostra volontà e della nostra forza, se Dio, nelle stesse circostanze, possa volere o non volere, se la stessa cosa possa piacergli e dispiacergli, se non cambi di avviso, se la legge che lo determina è immutabile. Se è lei che lo guida, egli non fa che eseguire; quindi, non ha alcun potere (...) Se il vostro Dio non è libero, se è costretto ad agire in conseguenza delle leggi che lo dominano, allora è una forza simile al destino, alla fortuna, non influenzabile con i voti, non modificabile con le preghiere, non placabile con le offerte e che è meglio disprezzare in eterno piuttosto che implorare con tanto poco successo. Se poi il vostro esecrabile Dio è più pericoloso, più cattivo e più crudele ancora, e ha nascosto agli uomini ciò che era necessario per la loro felicità, il suo progetto allora non era di renderli felici (Nota di Lunaria: sicuramente il suo progetto non era quello di rendere felici e magnificate nel Divino le donne...); egli non li ama, quindi, non è né giusto, né benefico. Mi sembra che un Dio non debba volere altro se non il possibile, e non è possibile che l'uomo osservi leggi che lo tiranneggiano o che gli sono sconosciute."

(*) Il vampiro succhiava il sangue dei cadaveri. Dio fa scorrere il sangue degli uomini, entrambi, a ben vedere, sono chimerici: è sbagliarsi dare all'uno il nome dell'altro? (Nota dello stesso de Sade)

"Continuiamo. Vi chiedo ora, o deisti, come si comporterà questo Dio, voglio accettarlo per un momento, di fronte a coloro che non hanno alcuna cognizione delle sue leggi. Se Dio punisce l'ignoranza invincibile di coloro ai quali le sue leggi non hanno potuto essere notificate, è ingiusto (nota di Lunaria: e lo sarebbe in ugual modo essendosi fatto solo maschio...); se invece non gliele può spiegare, è incapace."

"Ogni giorno nuovi argomenti di terrore: tali sono gli unici effetti prodotti in noi dall'idea pericolosa di un Dio. è questa solo idea che causa i mali più cocenti della vita dell'uomo; è lei che lo costringe a privarsi dei piaceri più sottili della vita, per il terrore di dispiacere a questo frutto disgustoso di una delirante immaginazione. Occorre dunque, amabile amica, liberarsi al più presto possibile dei terrori che una tale chimera suscita e quindi, senza dubbio, bisogna falciare l'idolo, polverizzarlo con braccio fermo."

"Amiche", ci dice la Durand, "più si studia la natura, più si strappano i suoi segreti, meglio si conosce la sua potenza, è più si è convinti dell'inutilità di un Dio. L'istituzione di tale idolo è la più odiosa e ridicola, la più pericolosa e spregevole di tutte le chimere: favola indegna, nata, in tutti gli uomini dal timore e dalla speranza, ultimo effetto della follia umana." (Parte III)


"Fai attenzione specialmente alla religione, niente ti svierà dalla retta via come i suoi pericolosi suggerimenti; simile all'idra le cui teste rinascono appena le si taglia, essa ti tormenterà incessantemente se non avrai la massima cura di annientarne di continuo i principi. Temo che le stravaganti idee di questo Dio inesistente con cui hanno avvelenato la tua infanzia ritornino a turbare la tua fantasia durante i suoi più eccelsi voli: oh, Juliette, dimenticala, disprezzala, l'idea di questo Dio vano e ridicolo. La sua esistenza è un'ombra che dissipa istantaneamente il più lieve sforzo mentale, e tu non sarai mai tranquilla finché questa odiosa chimera non avrà perduto nei tuoi riguardi tutte le facoltà proprie dell'errore. Nutriti senza sosta delle idee di Spinoza, di Vanini, dell'autore del "Systeme de la Nature", Linneo. Li studieremo, li analizzeremo insieme. Ti ho promesso profonde discussioni su questo argomento, manterrò la parola: entrambe ci sazieremo dello studio di quelle sapienti idee. Se avrai ancora dubbi, me li comunicherai, ti tranquillizzerò: fermamente convinta come me, mi imiterai ben presto, e, come me non pronuncerai più il nome di questo Dio infame se non per bestemmiarlo e odiarlo. L'idea di una tale chimera è, confesso, il solo torto che non posso perdonare all'uomo. Lo posso scusare di tutte le sue deviazioni, lo compiango per tutte le sue debolezze, ma non posso perdonargli la costruzione di un simile mostro, non gli perdono di essersi forgiato da solo i ferri religiosi che lo hanno tanto violentemente impastoiato e di essere venuto a presentare egli stesso il collo al giogo vergognoso che la sua stoltezza aveva preparato. Non la smetterei, Juliette, se dovessi abbandonarmi a tutto l'orrore che mi ispira l'esecrabile sistema dell'esistenza di un tale Dio: il mio sangue ribolle al suo solo nome. Mi sembra di vedere intorno a me, quando lo sento pronunciare, le ombre palpitanti di tutti i disgraziati che tale abominevole idea ha distrutto sulla superficie del globo. Esse mi invocano, mi scongiurano di adoperare quante forze, quanto talento abbia in me per estirpare dal cervello dei miei simili l'idea del disgustoso fantasma che li fece morire sulla terra."

"Due classi di individui devono adottare la religione: dapprima quelli che tali assurdità fanno prosperare, poi gli imbecilli che credono sempre a tutto quanto si dice loro senza approfondire mai niente. Sfido però a sostenere che un individuo ragionevole e intelligente possa affermare che crede in buona fede all'atrocità della religione."

De Sade è l'autore più citato e il meno letto in assoluto.
è scontato trovare chi ne parli per sentito dire, è raro trovare chi lo abbia letto dal principio alla fine (come la sottoscritta)
 

"Sade (...) era così fermamente ateista da scagliarsi contro Dio con le più feroci invettive, e Antoine Adam castiga la ingenuità di credere che, se insultava l'essere con tanto furore, bisognava che si pure inconsciamente continuasse ad avere fede in lui; invece, insultava l'idea di Dio e non Dio, per lui inesistente.
(Nota di Lunaria: più che l'inesistenza di Dio, occorre valutare meglio due dei suoi attributi: la sua inutilità di fronte all'Ego del Singolo e i suoi imperdonabili errori e mancanze, primo fra tutti, il sessismo. Del resto che Dio sia "pasticcione e cattivo biologo" lo fa notare anche lo stesso de Sade... e qui aggiungo, un dio tanto ebete e demente da non capire che la sua scelta di farsi unicamente maschio potenzierà, di fatto, il maschilismo e la misoginia in terra e che pure è convinto di "portare amore e giustizia", non si sa se sia più deficiente da non capire le conseguenze dei suoi atti o se sia più maschilista, da capirle benissimo...)
Discorso nerboruto ma erroneo, come si vedrà; e per incominciare, se a suo sostegno Adam trova in Sade intimamente connesse la concezione teista e dispotica, c'è da ribattere che nello stesso Sade il dispotismo è connesso intimamente anche all'ateismo"

"Nel Sadismo la Natura è crudele, vorace, distruttiva (...) Sade cercò di formulare un organismo coerente, impeccabile e monolitico, della prospettiva pessimista fino a raggiungere un nihilismo, il che non può non apparire contraddittorio e inaccettabile per la intrinseca difficoltà di dare ordine a un disordine"
 

Nulla della monotona biografia di Meslier spiega la sua postuma carica esplosiva. Infatti, da vivo non pubblicò mai nulla. Forse solo un prete di campagna poteva commettere la definitiva e più radicale trahison des clercs, mettendosi ad analizzare l'alleanza fra il trono e l'altare, anticipando il socialismo utopistico o proclamando che bisognava impiccare tutti i sovrani e tutti i nobili dopo averli strangolati con le budella dei preti.

Il manoscritto di Meslier fu poi scoperto da Voltaire, che ne pubblicò una versione abbreviata ed espurgata, nella quale molte proposizioni arieggianti il socialismo furono omesse e alla quale aggiunse, come finale dell'opera, una preghiera di sapore deista fabbricata di tutto punto proprio per annacquare l'effetto troppo violento del comunismo e dell'ateismo di cui era impregnato il testo originale.

Canonizzato così come precursore dell'Illuminismo, il Meslier suonava ugualmente più radicale, nel suo odio di tutto ciò che sapeva di clericale: proprio Meslier, che fu fondamentalmente un autodidatta, uno "Spinoza allo stato selvaggio", dà maggior forza alla tesi che lo scetticismo religioso era più audace prima dell'avvento dell'Illuminismo.
Nella guerra alla superstizione i letterati dovettero subire vari infortuni (vennero privati del lavoro, furono censurati o incarcerati), ma la loro malasorte non comportò più una condanna a morte.


QUI TROVATE LE PRIME ATTIVISTE E ILLUMINISTE DEL SETTECENTO, GRANDI DONNE COME OLYMPE DE GOUGES, MADAME ROLAND E MADAME DE POMPADOUR: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/le-prime-attiviste-nel-settecento-le.html

Nota di Lunaria: riporto anche un approfondimento su de La Barre, tratto da



Dopo Giulio Cesare Vanini, Ateo a cui hanno strappato la lingua, la "religione dell'amore" ha anche sulla coscienza la morte di Jean-François Lefebvre de La Barre.
Ucciso a 19 anni per non essersi tolto il cappello a una processione e per aver letto il "Dizionario Filosofico" di Voltaire!

Vediamone la storia!

Il cavaliere Jean-François de la Barre nacque nel 1747 ad Abbeville, una cittadina nel nord della Francia. Nel 1766 viene accusato di non essersi tolto il cappello al passaggio di una processione, di aver canticchiato una canzone libertina, di aver mutilato un crocifisso e di aver letto Voltaire!
Le accuse non vengono mai provate, e l'unica certa è quella del libro di Voltaire, che viene ritrovato nella camera del giovane.
Nel 1766 è condannato al taglio della mano e al rogo; il 4 giugno dello stesso anno la sentenza è mitigata: il condannato sarà bruciato dopo essere stato decapitato e mutilato della lingua (stessa pena riservata a Vanini e Gabrina degli Albeti). De La Barre viene torturato, decapitato e il corpo viene gettato nelle fiamme, insieme ai "libri empi": quelli di Voltaire! Nel 1775 oltre ai libri di Voltaire, si bruciano anche quelli di Rousseau.
Lo stesso Voltaire è sconvolto; il suo libro è stato trovato a casa della vittima, e si sente in qualche modo colpevole; fa il possibile per salvare il giovane, poi scrive "Relazione sulla morte del cavaliere de La Barre" e "Il grido del sangue innocente".
Nel 1905 un comitato di liberi pensatori fa erigere una statua a de La Barre, che poi viene abbattuta nel 1941; nel 2001 un'associazione riesce a far erigere nuovamente la statua.
 
Questo è il testo della condanna:

"Atteso che messer La Barre... è stato doverosamente raggiunto e convinto:

1) di essere passato, per sua empietà e per deliberato proposito, nel giorno della scorsa Pentecoste, a 25 passi dal Santo Sacramento, che era portato in processione dai religiosi di Saint-Pierre d'Abbeville, senza togliere il cappello dalla testa e senza mettersi in ginocchio;
2) di aver cantato canzoni empie, piene di blasfemie, le più enormi e le più abominevoli, menzionate al processo;
3) di aver espresso segni di rispetto in direzione di libri infami, detti filosofici, tra i quali si annoverava il "Dictionnaire Philosophique Portatif" di messer Arouet detto Voltaire, che egli aveva collocato sopra una mensola nella sua camera e davanti al quale passava dicendo che a quel libro è dovuto più rispetto che al Santissimo Tabernacolo...

In riparazione di ciò, il detto cavaliere de La Barre è stato condannato a rendere ammenda onorevole davanti alla chiesa collegiale di Saint-Wulfran, ad Abbeville, dove sarà condotto dall'Esecutore di Alta Giustizia, e là, dimorando in ginocchio, nuda la testa e nudi i piedi, avendo la corda al collo, con cartigli davanti e dietro recanti: empio, blasfematore e sacrilego abominevole ed esecrabile, e tenendo nelle mani una torcia di cera ardente del peso di due libbre, dire e dichiarare ad alta e intellegibile voce che egli si pente dei suoi crimini e ne chiede perdono a Dio, al Re e alla Giustizia; e nello stesso luogo dovrà avere la lingua strappata; ciò eseguito, dovrà essere condotto su una carretta nella pubblica piazza del Grand-Marché della città dove, su un patibolo che vi sarà eretto, dovrà avere la testa tagliata e, di seguito, il suo corpo dovrà essere gettato insieme con la testa nel fuoco, su un rogo ardente, affinché vi sia bruciato, con l'esemplare del "Dictionnaire Philosophique" sottrattogli, e le ceneri dovranno essere sparse al vento; e prima dell'esecuzione al menzionato cavaliere de La Barre dovrà essere comminata la questione ordinaria e straordinaria, affinché, dalla sua bocca, si sappia la verità su tutti gli altri fatti risultanti dal processo e si ottenga la rivelazione di tutti i complici di empietà..."

Cito anche Gabrina degli Albeti la cui storia (e non solo la sua) è stata raccontata qui




Inizialmente, i roghi si accesero per gli eretici: catari, valdesi, anche ebrei.

Ma dalla seconda metà del XIII secolo, quando cioè andò diminuendo il timore per l'eresia catara, gli inquisitori indirizzarono le loro ricerche verso il mondo della magie, delle superstizioni e delle pratiche in bilico tra medicina popolare e Paganesimo. Così accadde ad una donna anziana di subire uno tra i primi processi italiani di stregoneria: Gabrina degli Albeti, cittadina di Reggio Emilia. Un giorno di piena estate del 1375, il 28 luglio, nella città di Reggio Emilia si dette inizio all'inquisizione nei confronti di Gabrina, "mulier malefica". Gabrina non era una donna di umili origini e non risulta che avesse esercitato la stregoneria per motivi di guadagno. Aveva insegnato a molte persone incantesimi e pozioni con le erbe, "facere cum herbis". Ma il binomio "donna-raccoglitrice di erba" era antichissimo. Nel corso dei secoli, l'atteggiamento della chiesa nei confronti delle "Herbariae" era passato dal disinteresse al leggero rimprovero sino alla condanna esplicita.
La condanna a Gabrina, il "Facere cum herbis" non era quindi una cosa da poco. Nel 1400 fra' Filippo di Siena avrebbe bollato le "Herbariae" come "medici del diavolo che dànnosi a credere che quello che Dio non vuole fare egli el possano fare e diavoli dell'inferno"
A partire dal XV secolo, cioè pochi anni dopo il processo contro Gabrina, le Herbariae verranno definitivamente accusate di essere streghe e più precisamente di essere "baculariae, che sono trasportate per virtù del demonio su un bastone, o come pixidarie dalle pissidi nelle quali mettono gli unguenti"
In particolare, Gabrina avrebbe consigliato alle mogli picchiate dai mariti maneschi di somministrare loro della camomilla!
 Il tribunale non giudicò Gabrina passibile della pena di morte tramite rogo, ma nemmeno di una semplice pena pecuniaria. Gabrina venne condannata all'amputazione della lingua e ad essere marchiata a fuoco. Anche il suo nome venne colpito da una "damnatio memoriae" perché l'appellativo Gabrina scomparve dai registri di Reggio. Ricomparve, come nome, nell'"Orlando Furioso": "Gabrina è il nome di costei, che nacque/sol per tradire ognun che in man le cada". L'Ariosto la chiama "brutta strega, vecchia deforme, rugosa, viziosa, avvelenatrice"; dai tempi di Gabrina all'Ariosto era passato più di un secolo, ma il ricordo della donna e del suo processo restò a lungo nella memoria collettiva dei cittadini di Reggio. Anche nel 1553 Gian Francesco Straparola usa il nome di Gabrina e infine Benedetto Menzini in una satira del 1718 chiama "Gabrine" le donne perdute che il popolo riconosce a prima vista; insomma, il nome Gabrina era diventato sinonimo di furbizia, stregoneria, malvagità. Scomparve Gabrina tra i nomi di donna, restò solo il nome di strega.

Altre notizie utili:


"Femmina", secondo gli inquisitori, derivava da "Fe" e "Minus": "Dicitur enim foemina a Fe et Minus, quia semper minorem habet et servat fidem": "La donna ha e osserva minor fede [nella religione cristiana]"

Già nei primi anni del '400 in tutto il Canavese la caccia alle streghe si intensifica. Gli statuti di San Giorgio, nel 1422, puniscono con una multa di cinquanta lire le fattucchiere che, se non sono in grado di pagarla, finiscono al rogo. Lo stesso avviene nelle altre terre del Piemonte, mentre nelle vali di Susa e Pinerolo stregoneria e lotta contro l'eresia valdese di confondono. I giudici non fanno distinzioni. Tutti gli eretici, fossero pure poveri mentecatti o allucinati, sono bruciati. (Michele Ruggiero "Streghe e divoli in Piemonte")

Tra il 1428 e il 1447 nel Delfinato sono mandati al rogo sotto l'accusa di stregoneria 110 donne e 57 uomini.  

Oltre a Gabrina, ricordiamo anche i nomi di altre sventurate:

Matteuccia Francisci, (processata 53 anni dopo Gabrina), una donna che peraltro praticava cure e guarigioni invocando i santi della tradizione cattolica, Giovanna Monduro, Benvegnuda Pincinella, Franchetta Borelli, Bellezza Orsini.


Perché il fuso era uno strumento sempre associato alle streghe?

Già nei manoscritti e codici del 1310 e 1325 compaiono immagini di donne nude col fuso e questo segno diventerà caratteristico dell'iconografia della strega cinquecentesca. Il fuso rimanda alle Parche ma anche alle fate (vedi per esempio le fiabe come "La Bella Addormentata"). Il fuso dà un potere straordinario alla donna: simbolo fallico, la rende forte come un uomo, in grado di abbattere cavalieri e predicatori.


Bibliografia consigliata:












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