Villa Ottolini-Tosi a Busto Arsizio

Adoro Busto  Arsizio! 😍 Una delle mie città del cuore 💜 dove ho vissuto la mia adolescenza (e per me sempre sinonimo di Metal 😁 visto che di tanto in tanto c'è la fiera del cd e del vinile!) anche se in tanti anni che vado a Busto Arsizio non sono ancora riuscita ad esplorarla tutta nelle zone "lontane dal centro" come "quartiere sant'Anna", Borsano o Sacconago. 😆

Ecco le foto della splendida Villa Ottolini-Tosi che non avevo mai visto nel giardino interno e che, fortuna ha voluto, fosse proprio aperta il giorno che io e Francesco 😍💀 siamo andati ed esplorare Sacconago e Vanzaghello! 💀💜

Qui trovate gli altri post dedicati a Busto Arsizio: https://intervistemetal.blogspot.com/2024/11/la-chiesa-di-san-michele-busto.html https://intervistemetal.blogspot.com/2020/11/busto-arsizio.html https://intervistemetal.blogspot.com/2024/05/busto-arsizio-la-chiesetta-campestre.html https://intervistemetal.blogspot.com/2024/06/busto-arsizio-nelle-sue-atmosfere.html























"Un Magico Halloween" (recensione)

Trama: Pare che la leggenda del "Pasticciere Fantasma" sia nata in seguito ad un incidente avvenuto a Whitefalls la sera di Halloween del 1910. Secondo la leggenda, chi vede passare l'uomo con il carretto non lo deve raccontare a nessuno altrimenti farà una brutta fine...

Commento di Lunaria: Incredibilmente, pur essendo pensato per bambini dai 9 anni in su, questo "Un Magico Halloween" non solo ha diverse pagine con elementi sepolcrali che sembrano prese da un'elegia cimiteriale alla Gray (!) ma riecheggia pure quell'atmosfera alla "Leggenda di Sleepy Hollow" di Washington Irving e "Il Popolo dell'Autunno" di Bradbury, il che significa che se riscritto togliendo gli orpelli infantili e calcando la mano sull'horror, sarebbe pure un romanzo per adulti!

"Ebbe un brivido di paura, perché sapeva che non si trattava solo di una leggenda. Lesse: un giorno un pasticciere, Nathan Samuel Kert, preparò delle ciambelle alle mandorle. Mentre sgusciava le mandorle, un frammento di guscio cadde nell'impasto. Il pasticciere infornò le ciambelle, quando furono ben cotte le pose sul carretto e iniziò il suo giro nel villaggio per venderle. Girò, girò... arrivò sera, la sera del 31 ottobre, la sera di Halloween. Quando passò davanti al cimitero il pasticciere vide una vecchia maga. Le vendette l'ultima ciambella rimasta. Ahimé, era il dolce che conteneva il frammento di guscio... così, quando la maga lo assaggiò, si scheggiò un dente. La vecchia furibonda maledì il pasticciere. Il suo cavallo si imbizzarrì e il carretto si rovesciò, travolgendolo... Secondo questa leggenda, chi racconta di aver visto il Pasticciere Fantasma fa una brutta fine. Il cadavere del pasticciere sarebbe sepolto nel lato nord del cimitero di Whitefalls. Si dice che il mistero di questo spettro sia in qualche modo legato alla tomba stessa... La prima persona a raccontare di aver visto il fantasma fu James Grey, nel novembre del 1910, poche settimane dopo la morte del pasticciere. Grey, un giovane ragioniere in ottima salute, scomparve a causa di una malattia misteriosa pochi giorni dopo aver parlato del fantasma. Grey raccontò che, quando lo vide, il pasticciere cantava questa canzone-indovinello: "Dove sono sepolto? Non dove credete. Se aprite la mia tomba, non mi troverete... Cercate il mio sepolcro il cima alle colline. Fieri lo proteggono tanti rami di spine... ma il ritrovamento solo sarà fatto se il gufo vi mostrerà il punto esatto. Ah, piango lacrime amare, sul mio carretto sono costretto a vagare... Tre mi imprigionano, un trio mi libererà, un Grande la pace mi restituirà"

"Quando ancora era in vita, senza volerlo offese una maga molto potente. C'è un dettaglio che ancora forse non sapete... lei per vendicarsi gli lanciò una tremenda maledizione: "Farò in modo che la tua tomba sia vuota, e che tu debba vagare nella notte, al freddo e al gelo, non trovando mai pace..." [...] Infatti, la tomba di Kerr è vuota. Lui non è sepolto nel cimitero, come molti credono... ma sulla Collina del Corvo! [...] Fuori dal villaggio, vicino alla fattoria abbandonata. Dietro a quella fattoria ci sono delle grandi pietre antiche. I contadini un tempo credevano che avessero poteri magici e proteggessero il raccolto."

"A un certo punto abbandonarono la stradina per prendere un viottolo che portava alla Collina del Corvo. Qui sorgeva una fattoria abbandonata: i vetri alle finestre erano rotti e la porta d'ingresso sfondata, il tetto era coperto di muschio e rampicanti. [...] Piante selvatiche crescevano un po' dappertutto, in un angolo c'erano un giogo di legno e vecchi finimenti da cavallo. I ragazzi fecero il giro della fattoria e si ritrovarono sul retro, che dava sui campi di erba medica. Notarono una macchia di piante spinose. Louisa mormorò, sottovoce: "Cercate il mio sepolcro in cima alle colline, fieri lo proteggono tanti rami di spine..." Videro subito le pietre magiche: erano enormi, alte e strette, parevano guardiani di pietra. Le pietre erano tre, disposte in modo da formare un triangolo."

"Si guardò intorno, cercando di ritrovare la strada da cui era venuto, ma la pioggia era così fitta che non riusciva a vedere nulla... Intanto era sorta una nebbia densa e biancastra che rendeva il cimitero ancora più lugubre [...] Cominciò a costeggiare il muro, ma all'improvviso scivolò in una pozzanghera di fango. Rialzandosi notò una piccola cappella."


Operazione Terrore (Super Junior Horror)

Un pomeriggio Harley e David, in vena di bravate, rubano una macchina, che ad un certo punto non obbedisce più al guidatore, ma va da sola e li conduce in un laboratorio segreto nel cuore della foresta, dove ufficialmente si effettuano ricerche sulla manipolazione genetica degli alberi. Una volta là si renderanno conto di essere prigionieri: ma di chi, a che scopo?

E chi è Quinta, l'adolescente punk dagli occhiali neri che appare e scompare misteriosamente nei momenti più impensati e che avverte i due ragazzi?

Sarà bene che si sbrighino a trovare una risposta o andranno a finire molto male…



Inquietante cascinale a Vanzaghello!

L'urbex non è proprio il mio hobby 😂 e in verità io e Francesco (mio collaboratore per le ricerche su Vanzaghello e Solaro https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/10/la-chiesetta-campestre-di-solaro-vista.html e super appassionato di Metal 🤘😍💜💀) stavamo cercando tutt'altro (la croce di Quadro Lavarino, che dovrebbe trovarsi presso una cascina, vedi qui https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/03/le-croci-vanzaghello-le-processioni-nei.html) ma negli enormi boschi di Vanzaghello non siamo riusciti a trovare la croce, bensì uno strano cascinale (che non è la cascina che stavamo cercando 🙃 ma tutt'altra roba 🤣) e questi scenari inquietanti alla "The Blair Witch Project" 😱

Certo, un po' di brivido nel vedere quelle zone così desolate e che non ci aspettavamo minimamente di trovare, c'è stato 😆 fantastico esplorare quelle zone, con quella atmosfera gotica campestre che fa tanto Giovanni Pascoli 🤩💜

Non mi do per vinta 🤣, dobbiamo assolutamente localizzare la famosa cascina e trovare l'ultima croce campestre che manca, quella ubicata nei pressi del lazzaretto (ormai non più esistente e gli hanno pure cambiato nome alla via, probabilmente, perché non risulta neanche con google maps 😖)












in mood "Casa dalle Finestre che ridono" 😱😂



un capanno senza neanche le finestre 😱



così Atmospheric Black Metal 😊



Le Origini di Beverone e del Santuario di Pareti

Beverone è un paese di 22 abitanti in provincia di La Spezia (Liguria)

Concetti tratti da


Da dove inizia la storia di Beverone?

La conformazione del suo territorio fa supporre che ci abitassero gli antichi liguri, migliaia di anni fa.

Gli spostamenti romani, durante la loro espansione, avvenivano sui crinali, per evitare agguati.

Ecco perché venivano costruiti dei fortilizi con delle piccole guarnigioni, per sorvegliare le alture.

Uno di questi percorsi di crinale molto probabilmente passava da Beverone proseguendo verso Brugnato, passando dal Montenero.

Nei pressi dell'attuale cimitero, sotto una roccia, vi era una sorgente cui venivano fatti abbeverare i cavalli: forse il nome Beverone nasce così.

La sorgente restò per diversi secoli, tanto che era usata anche dai pastori per le loro pecore e mucche.

Le prime case di Beverone, anche se non è possibile dare una datazione certa, sono antecedenti al 1600: erano fabbricate con un cemento chiamato "cauzina", che si otteneva con un cumulo di pietre di colore chiaro, alternando uno strato di legna ad uno di pietre, lasciando un vuoto all'interno, in cui si accendeva il fuoco, si copriva tutto di terra come una carbonaia per non far disperdere il calore. A cottura ultimata queste pietre diventavano morbide e triturabili. Ci sono ancora dei luoghi a cui è rimasto il nome del fatto che si cuocevano le pietre: "Furnasa".

Per coprire i tetti venivano usati le "ciappe", piastre di pietra grigia che si andava a prendere vicino a Veppo oppure verso "er canà er muin", detto degli ulivi.

Non si conosce la data di edificazione della chiesa; dovrebbe essere tra le più antiche della zona insieme a quella di Bocchignola e Montedivalli; forse venne costruita sulle mura di un antico fortilizio.

Una leggenda racconta che anticamente uno strano animale, il Dügu, con ali e artigli (*), faceva le sue scorribande nei pressi del monte, e portava via i bambini.

Per questo, dice la leggenda, il paese venne costruito più in basso. 

(*) Il Dügu sembra essere una sorta di grifone, un animale favoloso mezzo aquila e mezzo leone. 

Una volta il pastore era uno dei primi mestieri che si imparava nella vita.

Per curiosità: poteva capitare che la pecora restasse impigliata nei rovi e in dialetto questa situazione era definita "anrazzasse"; se restava bloccata tra le rocce "antecciasse"

Quando arrivava la primavera e si udiva il canto del cuculo, i pastori lo interrogavano su quanto sarebbe stata lunga la loro vita; quando sentivano in lontananza il verso del cuculo gli si domandava con una cantilena: "cucü daa barba bianca, quanti ani a campu anca?", "cuculo dalla barba bianca, quanti anni vivrò ancora?"

Terminata la domanda, si contava quante volte il volatile emetteva il suo cu-cu…

Beverone ha due ruscelli chiamati "canà du Giardin" e "canà der Muin", il primo prende il nome da un terreno che è vicino alla sua sorgente, al riparo dei venti. Il secondo, più ricco di affluenti, prende il nome dal mulino che era nei pressi.

Probabilmente vi era un mulino anche nel "Canà du Giardin", il "Muin de Tumin", ma nel "Canà der Muin" erano presenti sei mulini, costruiti in epoche diverse.

A rimodernizzare il sistema dei mulini fu Emanuele Chioccoli, che per trovare i soldi necessari, emigrò in America.

Tornato a Beverone, il mulino ricominciò a macinare.

 Quasi tutte le case avevano un locale chiamato "seccadue", cioè l'essiccatoio.

Il soffitto "grade" era composto da travicelli in castagno affiancati, per far circolare l'aria.

Qui si portavano le castagne da essiccare.

Da alcune castagne uscivano dei vermetti bianchi detti "Zanè", "Giovannini"

In passato, quando una persona riusciva a svolgere molti lavori in breve tempo, si diceva "ma non avrà mica i folletti?" I folletti, nella tradizione di questi luoghi, erano personaggi che eseguivano gli ordini con rapidità.


Vecchi indovinelli

Ghè na veciazza da na fenestrazza, se ghe scrola quelu dente a fa arünae tütte er gente.

C'è una vecchiaccia affacciata ad una finestraccia se gli scrolla quel dente fa radunare tutta la gente

Quattru stanghe dui stegüzzi e na spazzetta

Quattro stanghe due stecchini e uno spazzolino


Aggiungo anche Pareti

Info tratte da

Tra i santuari liguri, quello della Madonna della Guardia è stato definito "Il Santuario Principe della Ligure Terra".

Alle origini di questo santuario, un'apparizione mariana avvenuta sul monte Figogna il 29 agosto 1490.


Nella parrocchia di Livellato, precisamente nella località detta Pareti (in dialetto "Parei" o "Paj") si era formato un antico nucleo di famiglie che presero il nome di Pareto.

Ad una di queste famiglie apparteneva un contadino, Benedetto, un uomo laborioso e pio che lavorava nei campi attorno alla sua casa.

Qualche volta saliva sul monte Figogna per trovare su quel terreno il pascolo per il suo gregge e un po' di legna per il camino.

Fu durante una di queste ascese al Figogna che Benedetto vide la Madonna.

La narrazione più antica dell'evento l'abbiamo in "Memoria" del 1530.

"Ritrovandosi circa l'anno 1490 Benedetto Pareto sopra il monte Figogna a segare il fieno, mentre aspettava che da casa sua gli fosse portato da mangiare (probabilmente verso le ore 10 del mattino) si voltava di quando in quando a guardare se venisse alcuno; ed ecco che si vede innanzi d'improvviso una maestosa Signora, che alla bellezza del viso, alla dolcezza dei modi, allo splendore sovrumano che la circondava, faceva ben conoscere non essere personaggio terreno ma Regina del Cielo. La Madonna lo confortò dicendogli: "Non temere, o Benedetto; io sono Maria, la Madre di Gesù Cristo" e indicandogli con la mano il punto soggiunse "Io voglio che là tu mi fabbrichi una cappella."

Pareto replicò che sarebbe stato disposto a fare tutto ma che a causa della sua povertà pensava di non riuscire a fabbricare sul monte la cappella. Ma la Madonna lo rassicurò.

"Ebbene", concluse Pareto, "in Voi fidato, o mia Signora, metterò mano all'opera comandata." 

Ma quando Benedetto tornò a casa e raccontò gli eventi alla moglie, lei lo derise. E così l'uomo non osò più parlare dell'apparizione e cercò di dimenticare. Il giorno dopo, nell'andare al lavoro, Benedetto salì sopra un albero di fico, perché aveva fame; il ramo sul quale il piede era posato si ruppe, e l'uomo cadde a terra e così malconcio venne portato a casa, tanto che dai medici venne dato per moribondo. Ma improvvisamente comparve di nuovo Maria ai piedi del letto e gli rimproverò dolcemente la sua disubbidienza; andandosene, lo guarì.

La guarigione istantanea convinse la moglie e sbalordì l'intero paese, che credette alle parole di Benedetto. E così venne costruita la cappella.

Il titolo "Madonna della Guardia" deriva dall'uso antico dei Greci e Romani di collocare sui monti dei posti di guardia i quali dovessero segnalare l'avvicinarsi dei nemici in tempi di guerre o di navi infette in tempo di epidemia.  

Ma la ragione teologica di questo titolo va ricercata nella fede cattolica, che considera la Madonna la personificazione, la difesa, la guardia di tutti i pericoli: e così, nei secoli, la Madonna di Pareti fu la difesa, la guardia, il rifugio dei genovesi.




















Foto attuali di Genova