La Carboneria

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I sovrani che, dopo la caduta di Napoleone Bonaparte (1815) ritornarono nei loro regni, non vollero tenere in nessun conto la volontà dei popoli. La loro prima preoccupazione fu quella di respingere tutti i principi di libertà che si erano affermati con la Rivoluzione Francese: principi che ormai tutti i popoli consideravano costituzionali cioè indispensabili per la Costituzione di uno Stato in cui fossero rispettati i diritti dei cittadini.

Per governare da tiranni, ossia per poter fare le leggi a loro piacere, senza essere controllati dai cittadini, quei sovrani abolirono il Parlamento cioè quell'assemblea in cui sono presenti i rappresentati del popolo. 

Uno dei monarchi d'Europa che infierì maggiormente contro ogni aspirazione di libertà fu l'Imperatore d'Austria Francesco II.

Dopo la caduta di Napoleone, egli era riuscito ad estendere il suo dominio su quasi tutti l'Italia e pretendeva che il popolo italiano si assoggettasse senza proteste al suo governo tirannico.

Per evitare che gli Italiani si potessero esprimere apertamente l'amore per la propria Patria e il desiderio di vederla libera e indipendente, l'Imperatore abolì persino la libertà di stampa e di riunione. Ma i patrioti italiani non si persero d'animo: decisero di riunirsi di nascosto e costituirono le cosiddette "società segrete". Gli appartenenti a queste società si prefissero di preparare segretamente delle insurrezioni popolari, atte ad abbattere la tirannide austriaca. La più famosa delle società segrete fu la Carboneria.

Perché si chiamò Carboneria

Alla fine del XIV secolo, molti Francesi per sfuggire al governo tirannico della regina Isabella, abbandonarono le città e si nascosero nelle foreste del Giura e delle Alpi; quando decisero di costituire una società segreta per lottare contro la tirannia della regina, la chiamarono Carboneria. Scelsero questo nome perché per vivere vendevano il carbone che ottenevano con la legna ricavata dalla foresta. Quando, molti secoli dopo, alcuni Francesi fondarono una società segreta per combattere la prepotenza di Napoleone Bonaparte, la chiamarono anch'essi "Carboneria".

La loro società infatti aveva il medesimo scopo di quella sorta al tempo della regina Isabella, cioè quello di lottare contro le monarchie assolute. Anche i patrioti italiani adottarono quel nome per la loro società segreta. Solitamente le riunioni dei Carbonari si tenevano in una grande sala. Su di una parete v'era un quadro raffigurante San Teobaldo, scelto come protettore della società perché era stato carbonaio. Per non destare sospetti nella polizia austriaca, i Carbonari chiamavano "vendite" i loro luoghi di riunione. Le "vendite" di una regione dipendevano da una "vendita centrale", che era chiamata "alta vendita".

Le riunioni erano presiedute dal capo del gruppo, che sedeva in fondo alla sala, ai lati della quale, su più file di panche, stavano gli appartenenti alla società che si chiamavano fra loro "Buoni Cugini"

Chi voleva iscriversi alla Carboneria doveva sottoporsi ad una cerimonia speciale. Inginocchiato con la gamba sinistra e rivolgendo il pugnale verso il cuore, doveva prestare solenne giuramento. Poi, otto Buoni Cugini lo attorniavano brandendo un pugnale in atto minaccioso.

Allora il capo del gruppo diceva: "Tutti questi pugnali saranno in tua difesa in ogni momento se osserverai la santità del giuramento prestato; saranno invece a tuo danno se diventerai spergiuro.  La pena del traditore è la morte!" 

Infine, il capo lo abbracciava e lo nominava Carbonaro.

Subito l'iscritto doveva procurarsi un fucile, una baionetta e 25 cartucce.

Per non essere scoperti mentre parlavano o scrivevano, i Carbonari usavano un linguaggio simbolico. Chiamavano "selva" l'Italia e "lupi" i tiranni, cioè gli Austriaci. Così se un carbonaro voleva dire: "bisogna liberare l'Italia dai tiranni", si doveva esprimere in questi termini "bisogna liberare la selva dai lupi". "Suonare a piena orchestra" significava "far scoppiare un'insurrezione generale"

Per riconoscersi quando s'incontravano i Carbonari usavano segni particolari: se stavano fumando, soffiavano tre fumate consecutive, due a destra e una a sinistra, oppure si riconoscevano dal modo con cui si toglievano il cappello o battevano a terra il bastone (Nota di Lunaria: anche i massoni hanno dei gesti particolari che usano per comunicare tra di loro)

Alla Carboneria si iscrissero ufficiali dell'esercito e uomini di cultura: Santorre di Santarosa, Silvio Pellico (che ci ha lasciato "Le mie prigioni" che testimonia le dure pene che i Carbonari dovettero soffrire) Vincenzo Gioberti, Goffredo Mameli, Giovanni Berchet, Ugo Foscolo, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi. Nel Regno di Napoli i Carbonari erano 642000 nel 1820, nel 1830 si era passati a 800000 italiani.

Anche le donne parteciparono alla Carboneria: erano chiamate "Cugine Giardiniere", e soccorrevano i carbonari feriti o poveri.


Dal 1815 al 1831 in Italia ci furono diversi moti rivoluzionari, ma per liberare l'Italia dalla tirannia austriaca ci voleva ben altro che le forze militari scarse e male organizzate di cui disponevano i Carbonari.




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