Recensione a "Smiley" di Michael Gallagher (2012)
Uno scritto di Lunaria
Trama: (Nota bene: ovviamente non rivelo il finale e tutti gli sviluppi della trama per non rovinare la sorpresa).
Il film si apre con una discussione tra una babysitter e la bambina che le è stata affidata; mentre la babysitter è distratta dal cellulare, la bambina si diverte collegandosi ad una chat di utenti anonimi; ridacchiando, spiega alla babysitter che "è divertente chattare con gli utenti anonimi anche se qualche volta si abbassano i pantaloni"; la babysitter, allarmata, consiglia alla bambina di smettere immediatamente di chattare perché c'è il pericolo di incontrare malintenzionati; a questa osservazione, la bambina, con un'espressione inquietante, accenna a Smiley, un personaggio protagonista di una leggenda metropolitana, che apparirebbe per uccidere chiunque, chattando, legga la frase "I dit it for the Lulz", "l'ho fatto per divertimento, l'ho fatto per ridere", scritta dall'altro utente in collegamento. Puntualmente la babysitter, rimasta sola, entrerà in chat e verrà uccisa dopo aver letto "I dit it for the Lulz" per tre volte.
Da qui in poi, la trama introduce la figura di Ashley, una ragazza depressa e disturbata, che, per frequentare il college, si trova a condividere in affitto la stanza con Proxy. Proxy porterà Ashley ad alcune feste studentesche e goliardiche e le due ragazze, assistendo ad una chattata dal vivo e all'uccisione in diretta, resteranno molto turbate, anche se Proxy sarà subito pronta ad rassicurare l'amica dicendo che "non è vero niente". Poco dopo sia Ashley che Proxy, per dimostrare che Smiley non esiste, chattano con uno sconosciuto e dopo aver scritto la frase "I dit it for the Lulz", l'utente muore ucciso davanti ai loro occhi. Da qui in poi Ashley avrà allucinazioni ed incubi (tra sogno e realtà) nei quali vede continuamente Smiley. Rivoltasi sia alla psicologa che alla polizia, Ashley non viene creduta, e al limite della sopportazione mentale, una sera chiede a Proxy, collegata in chat, di scriverle la frase "I dit it for the Lulz", per far apparire Smiley e poterlo affrontare. Puntualmente il killer compare e Ashley prima spara per sbaglio a un amico, poi si ritrova inseguita da diversi personaggi mascherati da Smiley. Da qui in poi non rivelo come va a finire, anche se è evidente quanto il regista si sia divertito a prendere in giro gli spettatori con ben due finali con i quali si conclude la vicenda (uno reale e razionale, per quanto folle, l'altro dalle parti del sovrannaturale)... per cui considerato che "Lulz" è una storpiatura di "Lol", l'acronimo di Laughing Out Loud (ridere rumorosamente) o Lots Of Laughing (un sacco di risate), si capisce che sia stato proprio il regista ad emettere un fragoroso Lol immaginando la faccia degli spettatori...
Commento critico: Il film, già dall'inizio, cita i più famosi slasher movies degli anni '90, strizzando l'occhio a "Scream" (gli adolescenti protagonisti, la vita del college, le feste studentesche, gli adulti che non sanno aiutare i giovani... e notate anche come la locandina sia "screamesca", con i protagonisti allineati e la maschera del killer che li sovrasta uno per uno...) ma anche citando "Urban Legend" (Smiley è egli stesso una leggenda urbana...).
Quanto al meme che compare più e più volte nel film, "I did it for the Lulz", "l'ho fatto per divertimento", è una citazione modulata da altri film come "Candyman", per esempio, (che veniva evocato quando si pronunciava il suo nome davanti allo specchio http://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/recensione-candyman-terrore-dietro-lo.html ) ma anche "So cosa hai fatto" o "Do you wanna know a secret", dove la frase appariva di tanto in tanto davanti alla vittima poco prima che venisse uccisa. Questo meccanismo contribuisce a rendere "scenografico" l'omicidio e ad "anticipare" chi verrà ucciso (anche se in "Smiley" manca totalmente una bravura tecnico-stilistica nel costruire un'atmosfera con una buona suspense, tanto più che qui gli omicidi sono mostrati in forma molto succinta e dozzinale e c'è pochissimo sangue)
Un soggetto tanto esile (e peraltro che "puzza" di tutti i cliché degli slasher movies sui giovinastri degli anni '90 falcidiati da serial killer mascherati) viene però sollevato da qualche buona idea: innanzittutto la maschera del killer, davvero spaventosa e ben realizzata, molto più di tanti altri travestimenti (ricordo - con orrore estetico - la maschera da pupazzo strabico di "Do you wanna know a secret", forse il più brutto travestimento mai usato per un killer da slasher movie...)
N.B: sulla locandina la maschera di Smiley appare fatta di tela di sacco, mentre nel film, soprattutto nel finale, si capisce che non è affatto una maschera, ma un viso di carne deforme, ed è sicuramente il punto di forza del film
poi il film viene anche impreziosito da qualche disgressione, per quanto spicciola, di filosofia ed etica (udite udite, per qualche istante svolazza, nei dialoghi tra il professore e gli studenti del college, lo spettro di Hegel, ma anche di Kant)
e già che ci siamo, piazziamo questo "selfie lunariale filosofico"
della serie "ma non sei proprio capace di non sbrodolare libri da tutte le parti, eh?!"
http://paroleacolori.com/dipendenza-da-libri-12-sintomi-che-e-impossibile-fraintendere/
Lascio ai miei lettori e detrattori l'indovinare quali tra questi 12 sintomi ho... se anche li ho tutti, chissà!
e si potrebbe persino trovare una critica pungente al degrado causato dai social e dalle chat nelle menti giovanili (difatti tutti i personaggi giovanili coinvolti sono di un'imbecillità da risultare caricaturale e irritante, non hanno alcun spessore culturale, sono frivoli, ubriaconi, ipocriti, vanesi, rumorosi, volgari, assuefatti da psicofarmaci e stupidamente crudeli, molto più dei loro "progenitori" nei film slasher della decade '90s) e si potrebbe ipotizzare che tale scelta nella rappresentazione della psicologia dei personaggi sia stata fatta proprio per criticare, in modo iperrealista, i social network e il mondo giovanile attuale.
C'è da dire che il finale (o meglio, le due modalità di finale) risolleva un po' i momenti paludosi, asettici e inutili del film (le scenette di dialoghi con la psicologa o l'ispettore di polizia, conditi da una banalità soporifera, ma anche la recitazione dei personaggi, la protagonista in primis, che è assolutamente indecente con tratti di comicità involontaria in quelle espressioni facciali che invece avrebbero dovuto suscitare terrore), enfatizzando ancora di più la critica sui giovani d'oggi (che, citando gli Afterhours, potrei aggiungere "ci scatarro su"...)
Probabilmente gli ultimi due fotogrammi del film sono stati pensati per un eventuale sequel e chissà che non si realizzi, anche se pare di capire che il film non abbia avuto molto successo, almeno nella trama in sé, perché invece la maschera è entrata abbastanza nell'immaginario comune.
Quindi, vale la pena vedere "Smiley"? Tutto sommato sì, a patto di non aspettarsi un capolavoro (ma è anche il primo film del regista, diamogli tempo di migliorare).
Insomma, è il classico film da guardare la notte di Halloween, con gli amici spaparanzati sul divano a mangiare popcorn e patatine, senza aspettarsi niente di più e con tanto cazzeggio dietro.
Tutto sommato io l'ho trovato anche più piacevole rispetto a film molto più strombazzati in giro come "Jennyfer's Body", "Sinister" o "The Visit".
A quanto so però la notevole canzone dall'accattivante stile Nu Metal intitolata "Smiley"
non è stata inserita nel film, neanche nei titoli di coda (peccato!), ma consiglio di cercarsela vedendo il trailer di "Smiley 2" (notare bene che il video riporta solo il trailer del primo "Smiley", non un sequel!)