L'inquietante Leggenda del Succiacapre

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Il Succiacapre o Nottolone (26-29 cm) è inconfondibile per la testa larga appiattita, con becco piccolissimo, che stranamente consente un'ampia apertura della bocca; vola col becco aperto, ingurgitando un gran numero di insetti; 


il piumaggio è grigio-bruno, fittamente macchiettato, barrato di fulvo e di bruno scuro. La coda e le ali sono lunghe (19-20 cm, apertura alare di 53-59 cm, coda di 13-14 cm).



Frequenta boschi, brughiere e campagne, ha un volo silenzioso e a zig zag; caccia gli insetti (anche falene) a volo.

Di giorno se ne sta immobile, poggiato su di un ramo o persino sul terreno.

Nel periodo dell'accoppiamento fa udire un rumore caratteristico prodotto dal battere delle ali. Non costruisce nidi e depone le uova (2-4) direttamente sul terreno, fra erbe e cespugli; l'incubazione dura 18 anni ed è curata sia dal maschio sia dalla femmina.

Il maschio si distingue dalla femmina per avere macchie bianche sulla punta delle prime tre remiganti esterne e delle timoniere esterne.

Lo strano nome del Succiacapre deriva dalla credenza secondo la quale il Nottolone andrebbe di notte nelle stalle a prendere il latte dalle capre... in realtà, se il Succiacapre si reca nelle stalle, lo fa solo perché lì trova molti più insetti.

Fa un verso particolare: ricorda una macchina da cucire ed inoltrandosi in un'area popolata da nottoloni si ha l'impressione di essere entrati in una sartoria!



CAPRIMULGIFORMI: Questi uccelli insettivori, di mole media o piccola, hanno una grande bocca, profonda, grandi occhi, piumaggio soffice con disegno "a foglia morta" e sono di abitudini crepuscolari e notturne.


Nota di Lunaria: in realtà ho scoperto questo uccello... leggendo Lovecraft! Infatti il succiacapre è menzionato in "L'Orrore di Dunwich"

L'ORRORE DI DUNWICH

"The Dunwitch Horror" nelle intenzioni di Lovecraft è un testo appartenente al Ciclo di Arkham: all'epoca era ormai chiara l'idea di riunire tutte le sue storie riferentisi al pantheon alieno inaugurato con la figura di Cthulhu in un contesto che in qualche modo le unificasse.

Gorgoni, Idre e Chimere, le atroci storie di Celeno e delle Arpie, possono riprodursi in un cervello superstizioso: ma esse erano già lì. Sono trascrizioni, tipi: gli archetipi sono dentro di noi e sono eterni. Come potrebbe accadere altrimenti che lo spettacolo di ciò che, al risveglio, sappiamo essere falso, colpisca tutti? Forse che concepiamo il terrore per tali oggetti in modo naturale, considerandoli capaci di infliggerci dei danni corporali? Oh, no affatto! Questi terrori sono di origine più antica. Sono più antichi del corpo, ovvero anche se non esistesse il corpo, sarebbero gli stessi... Che il genere di terrore di cui stiamo trattando sia puramente spirituale, che esso sia forte, rispetto alla sua mancanza di un oggetto, che esso predomini nel periodo della nostra infanzia innocente, sono tutti problemi la cui soluzione potrebbe richiedere di penetrare in qualche modo nella nostra condizione ante-moderna e gettare perlomeno uno sguardo furtivo nella terra d'ombre della preesistenza. (Charles Lamb "Le streghe e altri terrori notturni")

La cosa (...) era parzialmente umana, al di là di ogni dubbio, con delle mani e una testa certamente antropomorfe, e il volto caprino, dal mento sfuggente, portava impresso chiaramente il marchio dei Whateley. Ma il torso e le parti inferiori del corpo erano una mostruosità teratologica, tanto che solo un abbondante abbigliamento poteva averle permesso di camminare sulla faccia della terra senza venire fermata ed eliminata. (...) Dall'addome pendeva una serie di lunghi tentacoli grigioverdi, flosci, con delle bocche rosse adatte a succhiare (...) su ogni estremità, sprofondato in un'orbita fornita di ciglia, era disposto quello che sembrava un occhio rudimentale (...) La presenza dei tre uomini sembrò destare la cosa morente, che cominciò a mormorare (...) all'inizio, le sillabe sfuggivano a ogni associazione con qualsiasi idioma terrestre ma, verso la fine, si udirono dei frammenti sconnessi evidentemente ricavati dal Necronomicon, quella mostruosa bestemmia per la cui ricerca quella cosa era morta. Questi frammenti, come se li ricorda Armitage, suonavano all'incirca così: "N'gai, n'gha 'ghaa, buggshoggog, y'hah; Yog Sothoth, Yog-Sothot" e andavano spegnendosi nel nulla mentre i succiacapre strillavano in un crescendo ritmico, nella loro attesa scellerata. (...) Contro la luna, grandi stormi di spettatori piumati venivano e sparivano dalla vista, spaventati da quello che avevano scelto come preda. (...) Un brontolio sembrò ribollire sotto le colline, stranamente frammisto a un rombo analogo ad esso (...) Da qualche fattoria lontana giunse un frenetico abbaiare di cani. Il cambiamento di qualità della luce solare aumentò, e la folla guardò stupefatta l'orizzonte. Un'oscurità violacea, dovuta a nient'altro che a uno spettrale incupimento dell'azzurro del cielo, calò sulle colline brontolanti. Poi il lampo balenò un'altra volta, un po' più luminoso di prima, e la folla credette che esso avesse rivelato una specie di foschia attorno alla pietra a forma di altare sulla cima lontana. (...) Senza preavviso, giunsero quei suoni vocali profondi, rotti, rauchi, il cui ricordo non abbandonerà mai il gruppo che, terrorizzato, li udì. (...) è quasi sbagliato anche definirli suoni, poiché il loro timbro orripilante, molto basso, si rivolgeva a oscure sedi di coscienza e di terrore, molto più sottili dell'orecchio. (..) A tutt'oggi c'è qualcosa di strano e di immondo sulla vegetazione che cresce sopra e attorno quella terribile collina. 


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