Alle origini del blues: la poesia afroamericana


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Uno dei mezzi più efficaci per combattere la schiavitù e per liberare i neri fu la cosidetta "Ferrovia Sotterranea". Lo scopo di questa associazione segreta era di aiutare gli schiavi a fuggire  dalle piantagioni del Sud e a raggiungere il Canada. L'organizzazione era finanziata dai neri stessi e dalla setta religiosa dei Quaccheri. Gli schiavi viaggiavano a piedi, durante la notte, celandosi nelle ore diurne in capanne abbandonate. è stato calcolato che fra il 1830 e il 1860 fuggirono sessantamila schiavi. Il pericolo maggiore era costituito dalle squadre di "cacciatori di schiavi" che battevano la campagna con l'aiuto di grandi mute di cani. è facile immaginare ciò che accadeva quando un nero fuggiasco si lasciava prendere: la storia ci è stata raccontata dal poeta Walt Whitman in una delle sue poesie:

Io sono lo schiavo inseguito,
sotto il morso dei cani mi contorco,
inferno e disperazione su di me,
gli inseguitori non smettono di sparare,
afferro le sbarre della staccionata,
il mio sangue goccia,
cado sulle erbacce, sulle pietre,
i cavalieri spronano i cavalli,
scagliano ingiurie contro le mie orecchie
che ronzano, mi colpiscono il capo
con il manico della frusta.

Fra le guide della "Ferrovia Sotterranea", nessuno fu più abile e coraggioso della famosa Harriet Tubman. Nata schiava nel Maryland nel 1820, fuggì nel Nord nel 1849 ed inizio subito il pericoloso lavoro di guida della "Ferrovia". Compì 19 viaggi nel Sud guidando verso la libertà non meno di 300 schiavi.

Nel 1851 un altro grave colpo alla schiavitù venne vibrato dall'enorme successo di un romanzo scritto da una donna, "La capanna dello Zio Tom" di Harriet Beecher Stowe. Il libro uscì in un momento delicato del dibattito nazionale sulla schiavitù. In un anno furono vendute 300mila copie negli Stati Uniti e 200mila in Inghilterra.

Alla protesta della Beecher Stowe, si unì infatti quella di altri poeti. Per esempio Frances E.W.Harper scriveva:

Datemi una tomba dove preferite,
nella bassa pianura o sulle colline;
scavatela nel più umile dei cimiteri,
ma in una terra dove gli uomini sono schiavi.

Non potrei riposare, se intorno alla mia tomba
udissi i passi di uno schiavo tremante;
la sua ombra sulla mia tomba silenziosa
la renderebbe un luogo troppo triste.

Non potrei dormire se vedessi la frusta
calare terribile a bere il sangue di una madre disperata
e se vedessi che le strappano i piccoli dalle braccia
come colombe tremanti al loro nido.


E James Russell Lowell:

Quanto tempo ho giaciuto in catene,
desiderando la libertà!
Ahimè! Devo ancora piangere
privo anche della speranza
di poter essere libero un giorno.


Longfellow cantava:

Non sente più la frusta del padrone,
né del sole i raggi arroventati;
perché la Morte, la Terra del Sonno,
ha illuminato,
e il suo corpo senza vita giace
come un ceppo logoro che l'anima
ha spezzato e gettato via!


Inoltre, c'è da ricordare che l'enorme dolore provato dai neri schiavizzati e discriminati si espresse anche nei canti di lavoro (che scandivano la raccolta del cotone nei campi), negli spirituals e nel blues. Agli inizi i blues erano cantati senza alcuna musica se non con un tamburo che veniva battuto con una bacchetta. Successivamente i blues cominciarono anche a venir cantati con l'accompagnamento della chitarra e del piano o dell'armonica a bocca.
Non è necessario essere tristi per cantare un blues: molti di essi sono costruiti su un ritmo veloce e le parole sono molto allegre; tuttavia è vero che i blues più belli sono quelli che esprimono stati d'animo di malinconia e di tristezza.

"Ecco qua queste desolate canzoni del cuore dolente
per la mia ragazza, questi blues dolenti
e ho bisogno di qualcuno a cui raccontare le mie pene.
Non so più leggere, non so più scrivere,
voglio comprarmi un telefono,
non so più leggere, non so più scrivere,
devo comprarmi un telefono
per parlare alla mia ragazza finché non è tornata a casa.
Siedo sull'orlo del marciapiede
e mi tormento l'anima e il cuore,
come un opossum nascosto nella tana di una marmotta"

Il blues di "Sola in casa", dice:

"Seduta in casa con mille pensieri,
seduta in casa con mille pensieri,
guardo l'orologio e non vedo neppure l'ora.
Vado alla finestra, guardo fuori dalla porta
e spero tanto che il mio uomo torni a casa"


In "Ultimo sorriso", una donna piange la morte del suo uomo impiccato dai bianchi:

"Ti domandi perché sono triste e abbattuta,
non faccio che piangere e lamentarmi,
avresti pietà di me se lo sapessi,
ed ecco la ragione.
Hai sentito cosa ha fatto quel vecchio ignobile giudice?
Ha detto alla giuria di non assolvere il mio uomo
ed io sono qua con il cuore pieno di disperazione,
egli morirà sulla forca, così ha decretato la corte.
Andai avanti e indietro fino alla fine del processo,
il giudice disse: nulla da fare.
Deve morire sulla forca, appeso per il collo,
deve pagare con la vita quando scatterà la trappola.
Ha rifiutato, gente, ha rifiutato di parlare, finché fu
tardi,
ha dato la vita per soddisfare lo Stato.
Quando misero il cappuccio nero sul viso del mio caro,
Signore, pregai lo sceriffo che mi facessero prendere il
suo posto.
Ogni giorno mi sembra di udire quel rumore,
mi sforzo ora di nascondere le lacrime, ma perché?
Tredici gradini con le braccia adorate strette ai fianchi
con il viso sorridente, così morì il mio amore."

Anche la protesta sociale trova posto nei blues:

"Scavando nel tunnel, faccio solo sei passi al giorno,
non sai che mi scavo la fossa, silicosi,
mi hai divorato la vita"

In alcuni blues si trova la descrizione di alcuni grandi avvenimenti che determinarono la vita dei neri, per esempio la grande inondazione del Mississippi del 1927: milioni di acri di terra vennero allagati e 700 mila persone rimasero senza un tetto. In un blues di Bessie Smith, che, con Billie Holiday, fu la più grande cantante del genere, si racconta:

"Quando piove per cinque giorni e il cielo diventa
buio come di notte,
quando piove per cinque giorni e il cielo diventa buio
come di notte,
ecco il disastro che si abbatte di notte sulle terre basse.
Mi svegliai stamani e non potevo uscire dalla porta,
mi svegliai stamani e non potevo uscire dalla porta,
e c'erano tanti disastri che una povera ragazza non sapeva
dove andare.
Quando tuona e lampeggia e il vento comincia a soffiare,
quando tuona e lampeggia e il vento comincia a soffiare,
migliaia di persone non hanno un posto dove andare.
(...) La disperazione dell'inondazione mi costrinse a fare
i bagagli e ad andarmene,
la disperazione dell'inondazione mi costrinse a fare
i bagagli e ad andarmene,
perché la mia casa è crollata e io non posso viverci
più"


Nelle sue espressioni più alte e valide, la poesia nera americana si rifà alla ricchezza poetica degli spirituals e dei blues ed aggiunge la sua meditata voce di protesta a quella diretta e spontanea del popolo.
Ecco, per esempio, una lirica di Fanton Johnson:

C'è una musica in me, la musica
di un popolo contadino.
Vago sulla riva del fiume suonando un banjo,
cantando le mie canzoni della capanna e del campo.
(...) Dietro la ferrovia i bambini battono le mani.


o di Langstone Hughes

Anch'io canto l'America,
io, il fratello più scuro.


Una delle prime voci della letteratura americana è quella di una donna, Phillis. Nata nel 1753 nel Senegal, a 7 anni venne venduta in Boston alla famiglia Wheatley, che le insegnò a leggere e a scrivere e successivamente la liberò.
Il suo primo libro di versi uscì a Boston nel 1770: "Poema in morte del Rev. George Whitefield by Phillis, a negro girl in Boston". Ma la sua opera migliore venne pubblicata a Londra nel 1773: "Poema sui vari soggetti religiosi e morali".
Tuttavia la poesia di Phillis non fu "poesia nera", ma "poesia bianca", scritta da una ragazza nera che aveva letto e assimilato molti classici inglesi.

Il primo poeta nero è Paul Laurence Dunbar, nato nel 1872 nell'Ohio e morto a soli 34 anni, dopo aver lasciato una vastissima produzione poetica.
Joseph Cotter, di poco successivo a Dunbar, si muove sulla sua stessa strada:

"Ninive, Tiro,
Babilonia,
non ne resta molto
di nessuna.
Tutte queste città
ceneri e ruggine
il vento canta i suoi spirituals
attraverso la loro polvere.
C'era un'altra Memphis
in quei tempi antichi:
è stata distrutta
in molti modi (...)"

Violentemente impegnate sul piano della lotta razziale sono le composizioni poetiche di Claudee Mc Kay; ecco "America":

"Pur se mi sfama con il pane dell'amarezza
e mi affonda nella gola i suoi denti di tigre,
rubandomi il respiro vitale, confesso
che amo questo inferno della civiltà, che saggia la
mia giovinezza!
Il suo vigore scorre come marea nel mio sangue
dandomi forza contro il suo odio.
(...) Oscuramente scruto nei giorni futuri
e vedo la sua potenza e le meraviglie di granito
sotto il tocco dell'infallibile mano del Tempo
come tesori senza prezzo affondare nella sabbia."

e "Linciaggio":

"Il suo spirito in fumo ascese al cielo.
(...) Tutta la notte una stella lucente e solitaria
(...) pendeva pietosa sopra la corda oscillante.
Sorse il giorno e subito gente di ogni razza venne a
vedere
il corpo spettrale che dondolava al sole:
le donne bianche si spingevano per guardare, ma
nessuna
mostrò compianto negli occhi azzurri d'acciaio;
e i ragazzi, futuri linciatori anch'essi,
danzavano attorno alla terribile cosa con gioia malvagia."
  

Pur senza allontanarsi dalla tradizione nera, Countee Cullen ha raggiunto una raffinatezza lirica eccezionale; si legga questo "Ragazza nera morta":

"Con due rose bianche sul petto,
bianche candele alla testa e ai piedi,
Nera Madonna della tomba essa riposa;
Signora! La Morte l'ha trovata dolce,
sua madre ha impegnato l'anello nuziale
per seppellirla vestita di bianco;
sarebbe così fiera, vorrebbe danzare e cantare
se potesse vedersi stanotte"








Arte Sacra Africana


 Per approfondimenti alla storia del Jazz, vedi:




ABOLIZIONISTE E ATTIVISTE CONTRO IL RAZZISMO E LA DISCRIMINAZIONE:

Sarayounya: capo-tribù del Mali addestrata fin da bambina all'arte della guerra. Nel XIX secolo guidò la rivolta contro i colonialisti francesi ottenendo notevoli successi.

Nota di Lunaria: sono attestate altre regine africane che guidarono rivolte contro i colonialisti o gli schiavisti; per esempio, Nzingha


Sojourner Truth (1797-1883) sfuggì alla schiavitù nel 1827 e si recò a New York per fare la cameriera. Quando i suoi figli furono cresciuti, cominciò a viaggiare, cantando e predicando.

Entrò in contatto con il Movimento per i diritti delle donne tramite gli Abolizionisti (contro la schiavitù). La sua fama è legata a un discorso pronunciato in risposta alle parole di un uomo che aveva definito le donne creature deboli e "troppo fragili per la vita pubblica": "Ho lavorato quanto un uomo, ho sopportato la frusta allo stesso modo. Non sono dunque una donna?"

Sarah Mapp Douglass (1806-1882) e Lucretia Mott (1793-1850) erano due insegnanti, una nera e una bianca.
  
Nel 1833 fondarono un gruppo chiamato "Società Femminile Antischiavismo" e assieme ad altre portarono avanti la loro battaglia nonostante i loro raduni fossero continuamente attaccati dai gruppi razzisti. Negli Stati Uniti la schiavitù venne abolita nel 1865.



In Giappone la legge impediva alle donne di partecipare alla vita politica e nel 1918 Ichikawa Fusae (1893-1981) fondò l'Associazione delle donne nuove.
Cominciò come maestra in un villaggio, ma ben presto organizzò campagne a favore delle donne lavoratrici per l'Organizzazione internazionale socialista. Ichikawa fu eletta al Parlamento giapponese nel 1952 e continuamente rieletta, grazie al sostegno delle donne e dei gruppi radicali, fino ad età molto avanzata.

Nota di Lunaria: ci si ricordi che il cristianesimo è sempre stato a favore della schiavitù e della disuguaglianza, perché nel Nuovo Testamento è legittimata; vedi Luca 12:41 e Efesini 6:5, 1 Pietro 2:18




Inoltre il cristianesimo, specie in America, si lega al "suprematismo bianco" che sostiene il razzismo e la schiavitù degli afro-americani 
  
Alcuni versetti biblici usati dai cristiani integralisti per sostenere il "diritto" di fare attentati terroristici: Isaia 13:11, 1 Samuele 15:2, Osea ecc... si vedano le espressioni come "punirò", "spada", "distruggere", "terrore"... 

Ovviamente il Ku Klux Klan è il gruppo più famoso e famigerato, ma la Christian Identity "ne ospita" anche altri
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/ku-klux-klan-tutta-la-storia-nei.html  
Qui in Europa, citiamo l'IRA irlandese, di matrice cattolica
 https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/ira.html
al di là del fatto che gli stessi protestanti ammazzavano i cattolici, perché esistevano diversi gruppi armati, sia cattolici sia protestanti.


Riporto anche un approfondimento su altre donne africane che hanno combattuto contro la schiavitù e la segregazione

Info tratte da

 
Fin verso il 1970 la maggior parte degli scrittori dell'Africa subsahariana sono uomini, infatti le opere maggiori hanno a lungo segnato la produzione letteraria nera-africana.

Nota di Lunaria: tra gli scrittori importanti, ne cito tre: Leopold Senghor, Aimè Cèsaire e Yambo Ouologuem. I primi due sono stati poeti, il terzo con "Dovere di violenza" (1968) ha analizzato le violenze dei colonizzatori sui neri e la violenza dei neri sui bianchi e dei neri fra di loro. Ovviamente sul versante afroamericano possiamo citare altri poeti e poetesse che hanno trattato soprattutto la schiavitù e il lavoro nei campi di cotone e i ghetti.

Per approfondimenti in campo filosofico vedi anche Frantz Fanon https://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/recensione-candyman-terrore-dietro-lo.html

In seguito, le donne prendono la parola per raccontarsi in prima persona, per rappresentarsi a modo loro, per descrivere il loro spazio interiore. In un primo tempo si manifesta una propensione per l'autobiografia, in seguito, dopo il 1980, la scrittura delle donne si diversifica. In generale le donne prospettano una visione alternativa dell'esistenza e il loro discorso è segnato da un profondo rispetto per la vita umana. La loro identità è ben ancorata nella visione africana del mondo e delle cose; esse intendono rompere l'ordine patriarcale senza però alienarsi gli uomini, che fanno parte della nuova società che le donne vorrebbero veder sorgere dal caos in cui il continente africano si dibatte.
Purtroppo le opere disponibili in traduzione italiana sono poche: non sono state ancora tradotte Calixte Beyala ed Evelyne Mpoundi-Nigolle del Camerun, Ken Bugul, Philomène Bassek, Aminata Sow Fall, Nafissatou Diallo del Senegal, Awe Kéita del Mali, per non ricordarne che alcune.

Nota di Lunaria: aggiungo la mia preferita: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/blog-post.html


che vive in Europa ed è impegnata a condannare la mutilazione genitale femminile - che lei stessa ha subito - oltre che l'islam.

Sullo stesso argomento vedi anche queste altre testimonianze:
 
Bessie Head (1937-1986), sudafricana di lingua inglese, ha trascorso metà della sua vita in Botswana.
Figlia di una bianca e di un nero, Bessie è una meticcia che vive sulla propria pelle la lacerazione di due mondi e due culture in lotta tra loro. Temi delle sue opere: l'esistenza devastante dell'esilio, i rapporti di forza all'interno della coppia, la disintegrazione dell'individuo ad opera della società. La sua opera più famosa è "La donna dei tesori" (1977), una raccolta di racconti centrati sulla condizione della donna in Africa. Tredici microstorie, storie di vita quotidiana del villaggio di Serowe: il crollo delle società tradizionali, l'indipendenza del periodo post-coloniale, la povertà, le siccità cicliche, l'urbanizzazione coatta, la vita delle donne in una società dominata dagli uomini.


Buchi Emecheta: Nata in Nigeria, in una famiglia povera, riesce a studiare grazie ad una borsa di studio. Nel 1962 parte per Londra, dove riesce a frequentare l'università. Nel 1982 apre una casa editrice con sede a Londra e Ibuza, in Nigeria.
"Cittadina di seconda classe" ("Adah' story", 1983) richiama la vita dell'autrice rielaborata sotto forma di romanzo. Attraverso le vicende di Adah, Buchi rivive, narrandola, la propria difficile storia di donna, nera, immigrata e con 5 figli a carico. Anche Buchi analizza la difficoltà di essere donna in una società maschilista, sia quella di origine, sia quella londinese, dove è emarginata come donna nera. Temi affrontati con ironia e autoironia che attenuano la drammaticità delle situazioni.


Elsa Joubert: è nata nei dintorni di Città del Capo; è bianca di discendenza afrikaner; ha avuto un gran successo con "Il lungo viaggio di Poppie Nongena", storia di una sudafricana nera di etnia xhosa e della sua vita di donna nel paese dell'apartheid. La memoria di Poppie si stende lungo l'arco di tre generazioni, dalla fine dell'Ottocento alle rivolte nere dei ghetti nel 1976.

Zoe Wicomb: Sudafricana e meticcia, ha scritto "Cenere sulla mia manica"; questa autrice mette al centro della sua scrittura temi come il vissuto femminile e la discriminazione che possono essere definiti universali; Wicomb allarga l'analisi anche alle divisioni di classe, di lingua, di religione e il confronto tra città e campagna.


Wilma Stockenstrom: Nata vicino a Città del Capo, si è stabilita a Pretoria dove ha iniziato la carriera teatrale e televisiva. è una delle più importanti scrittrici di lingua afrikaans. Il suo romanzo più noto è "Spedizione al baobab"; il baobab è simbolo della vita eterna, è insieme rifugio reale e luogo metaforico della ritrovata identità-libertà. La protagonista è una vecchia schiava che, giunta alla parabola discendente della sua vita, si ritira dal mondo per finire i suoi giorni nel tronco cavo di un baobab. Il personaggio dell'ex schiava simboleggia anche il lungo sfruttamento colonialista subito dall'Africa. 

Tsitsi Dangarembga: Di lingua e cultura shona, è nata in Zimbabwe e scrive in inglese. Oltre che scrittrice è anche film-maker e ha realizzato diversi cortometraggi. Il suo libro più famoso è "Condizioni nervose": con questo titolo, l'Autrice si riferisce alla condizione dell'africano colonizzato, una condizione che penetra nel profondo dell'individuo minandone la stabilità psicologica. 

Mariama Ba: Nata in Senegal, Mariama è diventata pioniera dell'emancipazione femminile; l'Autrice invita le donne a liberarsi di una situazione di subordinazione; infatti, l'intera impalcatura della società crollerebbe se venisse a mancare la presenza e l'impegno delle donne. Occorre dunque che la centralità della donna non venga messa più in dubbio e che la donna stessa prenda coscienza dell'importanza della sua funzione. Il suo libro più noto è "Cuore Africano": in forma di lettera, rievoca le tappe più significative della vita della protagonista e la lotta contro i condizionamenti imposti dalle regole di una società ingiusta.

J. Nozipo Maraire: Nasce a Mangula, nello Zimbabwe. Si laurea in biologia e medicina. Il suo primo romanzo è "Zenzele. Lettera per mia figlia": alle soglie della vecchiaia, una donna scrive alla figlia, in procinto di partire per l'estero.

Werewere Liking Gnepo: è nata a Bondé, in Camerun. è artista a tempo pieno: si occupa di pittura, musica, teatro, cinema. Ha pubblicato libri sul teatro, racconti, poesie. è ricercatrice all'Istituto di Letteratura e di estetica africana di Abidjan, gestisce un museo dove si tengono mostre, fa spettacoli teatrali...
Il suo romanzo più noto è "Orfeo Africano", che racconta di un amore contrastato e di un viaggio iniziatico alla scoperta di se stessi.

Nota di Lunaria: a questi nomi, aggiungo una teologa femminista, Mercy Amba Oduyoye: ha scritto un intero capitolo presentato su questa antologia
 

dal titolo: "Donna nera: la teologia femminista in una prospettiva africana"


Un'analisi a parte, ma ci porterebbe via tempo, merita "il cristianesimo in salsa africana millenarista", come per esempio i culti sincretistici "dello Spirito Santo", ovviamente africanizzato, o i "profeti" come Kimbangu che sviluppavano "lotte sociali escatologiche" https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/sincretismi-animisti-cristiani-in-africa.html



Qui, la mia classifica di pezzi preferiti nei generi Jazz - Blues - Afro Beat - Afro House - Gospel - Soul ^_^


https://www.youtube.com/watch?v=B38IWIc4Gv8

https://www.youtube.com/watch?v=Uzd4Xu_cwTo

https://www.youtube.com/watch?v=QeP8qBCOc20

https://www.youtube.com/watch?v=vypSOetzlQo

https://www.youtube.com/watch?v=jVNiubIXHf4

https://www.youtube.com/watch?v=15Xc_OJLDpc

https://www.youtube.com/watch?v=wwVIbnAGSrY

https://www.youtube.com/watch?v=hu7oPu0k70U

https://www.youtube.com/watch?v=jNWs0LsimFs

https://www.youtube.com/watch?v=Yhis33IOXN0

https://www.youtube.com/watch?v=uiHS8Hf7Tb4

https://www.youtube.com/watch?v=U4OVM2VexB8

https://www.youtube.com/watch?v=8lOLD7aM5hM

https://www.youtube.com/watch?v=8_vjp7Bo3sI


Altri scritti sullo stesso tema: http://intervistemetal.blogspot.it/search/label/jazz


Deborah Allo e "Il Piccolo Caronte"


1) Ciao Deborah! Ti vuoi presentare ai nostri lettori?
 

Ciao a te e a voi che leggerete. Credo che per presentarmi, basti dire che mi ritengo un’Alice nel paese delle Meraviglie un po’ cresciuta, che ha sempre immaginato un mondo in cui le storie e i personaggi che aveva nella testa prendessero vita.


2) Sei una disegnatrice e stai promuovendo la tua creatura "Il piccolo Caronte", basato su un soggetto ideato da Sergio Algozzino. Vorrei chiederti, per prima cosa, se puoi riepilogarci il tuo "curriculum vitae": quando e perché nasce la tua passione per il disegno, come lo hai studiato, quali sono i tuoi punti di riferimento, le tue prime esperienze, come sei arrivata a collaborare con Sergio...

Prima di interessarmi ai fumetti, disegnavo vestiti, ma non riuscivo a non creare delle storie legate agli abiti che disegnavo, quindi capii di trovare più gratificante “vestire” personaggi inventati da me, la maggior parte erano streghe e gatti parlanti! Negli anni non ho mai perso questa passione, così, dopo il liceo, ho deciso di iscrivermi alla Scuola del Fumetto di Palermo, dove ho imparato le tecniche del mestiere! Perché non basta saper disegnare, per fare fumetti occorrono molto studio e dedizione. È come uno sport e non si smette mai di migliorarsi! Prima di lavorare a “Il piccolo Caronte” (edito Tunuè), avevo già collaborato con loro come colorista e pubblicato con Zap edizioni, il progetto d’esame con cui avevo concluso la scuola del fumetto, scritto e disegnato da me: “Il volo di Icaro”, dedicato al mio gatto che non c’è più. 

(sotto, qualche immagine tratta da “il volo di Icaro”)





Quando Sergio mi ha proposto di fare una prova per una sua storia su Caronte, non ho ragionato più di un secondo, rispondendogli subito positivamente! Non ho mai creduto al caso e, essendo sempre stata attratta dalla mitologia, è stata felicità istantanea poter disegnare una seconda volta una storia inerente ad un mito.

3) Come mai hai deciso di esordire, dal punto di vista grafico, con una storia così atipica, rispetto ai temi più sfruttati, nei fumetti (per esempio i supereroi)? Quanto tempo avete impiegato tu e Sergio Algozzino per la stesura del soggetto e la realizzazione dei disegni? Puoi farci una sorta di riassunto, della storia, per far capire ai lettori su cosa è basata? Come è stato lavorare a queste tavole? Come si svolge, di fatto, la creazione di ciascuna pagina?

Per fortuna, il mondo del fumetto è fatto da tante porticine affini ad ogni disegnatore. Non mi sentirei a mio agio a disegnare supereroi, anche se ammiro chi lo fa con passione  non è il mio genere. Preferisco invece “i libri a fumetti”, nei quali è permesso di esprimere se stessi in tutta libertà (nei limiti del possibile)
Sergio, aveva già scritto da tempo il soggetto e allegato anche delle canzoni scritte e cantate da lui stesso (una delle canzoni a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=RDyATPXm-FM ).
Solitamente è lui che scrive e disegna i suoi libri, ma questa storia non la vedeva disegnata da se stesso. Abbiamo realizzato tutto il libro più o meno in dieci mesi, poco più di un parto XD
Lui scriveva la sceneggiatura e man mano io realizzavo le tavole, senza conoscere il seguito! Era quindi una continua sorpresa per me, pur conoscendo il soggetto in linee generali. Leggerla tutta insieme è tutt’altra cosa
La storia di Sergio è un’avventura in cui tutti potremmo immedesimarci, un libro sulle responsabilità, “mitico” ed attuale allo stesso tempo!
Sergio lo ha definito un “canto di Natale infernale”, perché il protagonista farà degli incontri legati al concetto di vita e di morte, e grazie a quelli prenderà consapevolezza del suo ruolo.
Un viaggio in cui il piccolo Mono, figlio del celeberrimo Caronte, improvvisamente si ritrova a dover crescere prendendo il posto del padre scomparso senza dare spiegazioni! Il piccolo, quindi, dagli inferi dovrà fare i conti con la vita in superficie. Il libro illustra dei concetti su cui ognuno di noi dovrebbe riflettere.
Ricordo il giorno in cui Sergio mi propose di fare due tavole di prova per un progetto su Caronte! A me brillavano gli occhi! Da quel giorno sono iniziati i sogni a tema XD La copertina che è stata scelta tra le varie proposte, l’avevo sognata mesi prima di abbozzarla
Nel sogno impersonavo Mono ed ero sulla sua barchetta 
(sotto la copertina)



Ho iniziato a crearne i personaggi ed ero già decisa, per il protagonista, a voler “fondere” i miei due nipotini, Leonardo e Diego!
Il lavoro è stato lungo, a volte sofferto… ma tutto in salita! All’inizio, secondo me, Sergio era un po’ preoccupato perché ho avuto un metodo un po’ strambo, a partire dallo storyboard fino ad arrivare al colore. Per alcune tavole lavoravo direttamente con la tavoletta grafica, altre le iniziavo su carta per poi trasferirle al pc, altre ancora le disegnavo su fogli di carta lucida e da cartamodello. Insomma, credo che si sia un po’ preoccupato, ma questo caos per me è necessario.
Infatti chiedo scusa a Sergio per averlo tenuto sulle spine!


4) Premettendo che non sono una specialista di storia dei fumetti (anche se conosco alcuni dei fumetti più citati, specialmente quelli di ambito "nero" come Dylan Dog, Satanik, Jacula ecc.) devo dire che tu hai uno stile grafico davvero particolare e personale: il tratto in sé è sottile e spesso spigoloso, "nervoso", bidimensionale, e può ricordare certe atmosfere alle Egon Schiele o anche alla Klimt... mentre il colore, così vivo e profondo, in tutte le sue sfumature, è steso con una tale bravura da dare un effetto quasi tridimensionale. Un'altra cosa particolare e che faceva notare anche la ragazza che ha recensito il fumetto nel suo video, è che effettivamente avete abolito la classica impostazione "schematica" dei fumetti (almeno all'occidentale, rispetto ai manga), quella a "strisce" (tipo i Peanuts) e i personaggi tendono a "strabordare" al di fuori degli schemi, tanto da invadere anche l'intera pagina...
Penso che effettivamente questo modo di rappresentare graficamente una storia renda la lettura più agevole e "viva".

Grazie!!! Per me è un onore che tu abbia visto qualcosa di Schiele e Klimt, anche perché sono i miei preferiti in assoluto e quindi magari, non volendo, avrò acquisito delle nozioni senza accorgermene XD
Non riesco a vedere in me queste influenze, ma se gli altri ci riescono non può che farmi felice!
Per quanto riguarda il colore e lo schema delle vignette, in questo lo sceneggiatore mi ha lasciata liberissima e io non ci ho ragionato molto in realtà sui perché di queste scelte grafiche ho solo seguito il mio istinto.



5) Il fumetto è ricolmo di allusioni e suggestioni mitologiche e simboliche (Cerbero, Caronte, le Parche, il labirinto...), ma avete optato per impreziosire il tutto con una vena spesso ironica e comica. Ma "Il piccolo Caronte" è pensato per i bambini o forse lo è molto di più per gli adulti? Penso ai temi che avete accennato (lo zingaro musicista trattato con indifferenza, la morte violenta, le guerre di religione...)
Concepite il fumetto con una valenza più di denuncia sociale che non di intrattenimento?
Lo definireste un fumetto allegorico, filosofico, che può servire da catarsi, per affrontare il tema della morte?

Le storie di Sergio sono belle proprio per questo! Predilige racconti di formazione che fanno riflettere! I fumetti d’autore in genere cercano di solito di trasmettere al lettore valori che vadano oltre la semplice vicenda. Il piccolo Caronte, in particolare, si rivolge ad adulti e bambini dagli otto anni in su! Ritengo sia un ottimo espediente per far affrontare ai più piccoli delle tematiche un po’ più complesse e stimolare la riflessione anche in noi adulti, ripercorrendo il periodo dell’innocenza, in cui non vi era alcun pregiudizio.



6) A proposito, la donna alta, spigolosa, in nero, è Ecate? 



Ci sarà modo di vedere un seguito o un approfondimento, relativamente a questo personaggio? Devo dire che è quello più affascinante, secondo me... Pensate anche di proseguire la storia, con altre avventure per Mono?

Ehehe! La donna misteriosa, di cui per un errore non appare il nome… in realtà, sapevamo solo Sergio ed io chi fosse. Ebbene è la dea Eris, zia del piccolo Mono!!!
Non credo che Sergio voglia far un seguito… adesso è Mono è il presente


7) Ora stai promuovendo "Il piccolo Caronte"; ma sei già al lavoro su qualcos'altro? Cosa ti piacerebbe trattare? Da cosa sei ispirata? Pensi di far uscire qualcosa anche relativamente alla condizione femminile?

Sì, dopo la pubblicazione del fumetto, ho azionato la modalità “storie nel cassetto”. Ho già buttato giù molte idee, anche se ancora rimangono “nascoste”, dico solo che tra queste idee, ce n’è una con “la caccia alle streghe” di sottofondo ;-) (attendiamo fiduciose! ^-^ Nota di Lunaria) 
Mi piacerebbe trattare ancora dei temi inerenti alla mitologia, magari sotto forma di illustrazioni per i più piccoli. Per adesso elaboro più informazioni possibili, cercando ispirazione dalle illustrazioni di Kay Nielsen, Sergio Toppi, Claire Wendlig, Tim Burton e la natura.


8) Quali sono i fumetti (o anche i cartoni) che hai amato di più e che ti hanno formato? Come sai, io direi che "Sailor Moon" ha davvero avuto un ruolo chiave nella mia vita, tanto da farmi appassionare, fin da piccola, a questo concetto di "Dea della Luna" e di Sorellanza... Chissà... forse decidiamo della e sulla nostra vita anche basandoci (anche inconsciamente) a ciò che ci appassionava da bambini...

Sin da piccola, abitando in un paese sperduto e dimenticato dal mondo XD la nostra TV non trasmetteva le reti private, perciò non seguivo i cartoni di “bim bum bam” (che cosa triste!), ma vedevo spesso i cartoni animati di rai3! I miei preferiti erano le fiabe russe della serie “Storie della mia infanzia”! La voglia di disegnare fumetti mi è arrivata grazie ad un manga regalatomi da mia sorella (Cortili del cuore di Ai Yazawa) e da W.I.T.C.H.
Crescendo ho iniziato ad apprezzare Tim Burton e l’animazione stop-motion, sulla quale baso molto del mio lavoro, prendendone ispirazione.



9) Concludi pure a tuo piacimento la nostra intervista!

Quando l’ho riletto, una volta stampato, ho voluto dimenticare di averlo disegnato personalmente e godermi la storia senza condizionamenti! Mi ha trasmesso tanta energia e voglia di fare!
L’importanza di andare avanti nella vita, nonostante le difficoltà… e credere in se stessi, buttandosi ed accettando le sfide senza avere paura… Perché le azioni più sofferte sono anche quelle che ti formano di più!
Tutti noi siamo dei piccoli Mono!




 


Intervista a Claudia Bombardella



1) Ciao Claudia! Benvenuta sul mio blog! Presentati ai nostri lettori!

Ciao Luna, grazie per l’invito, eccomi volentieri a interloquire con te… e con le persone che avranno voglia di seguire il filo del nostro dialogo.
Sono una musicista a 360°, strumentista, cantante, compositrice, curiosa, megalomane, direi… una donna felice.


2) Il caso ha voluto che ti scoprissi ascoltando la puntata del 5 marzo di "La sacca del diavolo", il programma di Radio Popolare condotto da
Giancarlo Nostrini, dedicato alla musica etnica e popolare; non lo seguo sempre, però di tanto in tanto mettono qualcosa di interessante; comunque, come dicevo, un tuo brano stupendo, "Ruminando, Il canto della fenice", è passato in diretta. Ti aspettavi di venir trasmessa per radio? Era già successo? Io devo dire che ti ho ascoltato estasiata... Non so se hai presente, quando sei intenta a fare tutt'altro e all'improvviso senti qualcosa che ti colpisce facendoti vibrare le corde dell'anima e smetti di fare quello che stavi facendo per ascoltare... ecco...! (qui trovate il podcast, per chi volesse sentirsi e scaricarsi la puntata dedicata a Claudia, soprattutto dal minuto 9.29 http://www.radiopopolare.it/podcast/sacca-del-diavolo-di-dom-0503/)


Ha ha… che bella descrizione!! Grazie per la gioiosa condivisione!
Si, le mie musiche vengono trasmesse in radio (particolarmente su rai3) da diversi annetti, aimè, non essendo più di primo pelo, tocca dirlo. A me fa ovviamente piacere, soprattutto se poi attivano delle curiosità.. e magari ti vien chiesta un’intervista! Ha ha…
Ruminando (il canto della fenice) è in brano che amo molto, sono molto contenta ti sia piaciuto.
 


3) A leggere la tua biografia c'è da applaudire alla tua enorme bravura musicale! Difatti anche il presentatore di "la sacca del diavolo" ti definiva "Piccola grande principessa dell'estro della composizione e dello sviluppo armonico-musicale"

Citando dal tuo sito:

"Se si osserva con attenzione il curriculum che descrive la sua lunga carriera si capisce subito che la musica è presente da sempre e in modo profondo nella sua vita e che il filo che lega tutto il lavoro di ricerca è la passione e l’instancabile voglia di scoprire piccole nuove sfumature contenute dentro ad ogni suono. E’ in questa ottica che negli anni porta avanti una ricerca appassionata, attenta e meticolosa, approfondendo con costanza lo studio di vari strumenti e della voce. Inizia giovanissima col sassofono studiando in modo a volte anche esasperato la tecnica del baritono, per passare poi al violoncello e alla fisarmonica per esigenze compositive. Allarga il campo poi a vari tipi di clarinetti, allo steel drum e a tutta una lunga serie di strumenti etnici che le servono per dar vita allo spettacolo “Leggende, strumenti e voci dei popoli “ storia del Grung, mitico uccello migratore della tradizione Armena."

e ancora:

"Di pari passo con la ricerca va il suo fervido lavoro di compositrice: senza sosta da vita a melodie, tante ed originali e arrangia i brani per i musicisti che collaborano con lei. Anche se molta della sua musica resta inedita, escono 9 CD che ricevono nel tempo vari riconoscimenti e importanti recensioni da riviste italiane e internazionali. Con le sue formazioni e progetti si esibisce in Italia e nei maggiori festivals europei. Vince il premio „Teresa Viarengo 2008” riservato ad artiste impegnate nella interpretazione di musica tradizionale ed etnica."

Insomma, sei praticamente una compositrice di fama internazionale e una di quelle donne che noi italiani possiamo vantare come grandi italiane!!!
Vorrei che tu ci parlassi di te, dal punto di vista biografico, le esperienze più belle e ciò che più ti ha dato soddisfazione, gli ostacoli (se ne hai trovati) e, se possibile, se puoi fare una sorta di recensione ragionata a tutti i tuoi lavori, spiegandoci anche il concept che li ha ispirati.

Uhlala che impresa, cara Luna, provo a rispondere al meglio.
Direi che sono stata molto fortunata, ho avuto dei maestri straordinari e sinceramente molto appoggio in tutto il cammino fino ad ora, ostacoli no, non direi, se non difficoltà, tante, che però in qualche modo mi hanno costretto ad attivarmi per trovare soluzioni, anche quando pareva non ce ne fossero!
Fin da bambina suonavo, ascoltavo, cantavo ogni cosa. Essendo cresciuta trilingue, italiano/tedesco e francese, il suono ha sempre avuto un fascino particolare su di me, ed insieme ad esso i modi di pensare le abitudini delle culture più svariate.
Per cui quando finalmente ho intrapreso lo studio approfondito della musica l’ho sempre vissuto come un possibile approccio alla sintesi dell’essere umano, come un linguaggio simbolico che racconta e descrive l’anima profonda della vita, delle relazioni, delle tensioni/distensioni, degli equilibri dell’universo.
Per questo quasi subito mi sono dedicata alla composizione, all’analisi e lo studio dei grandi classici occidentali così come delle tradizioni del mondo, delle differenze essenziali nelle modalità espressive soprattutto in ambito vocale al quale in seguito ho dedicato gran parte dei miei studi e ricerche.
Ho avuto la grande gioia di collaborare con musicisti straordinari, con orchestre, cori, e grazie al mio lavoro (sia come concertista che come insegnante), di conoscere tante persone con le quali condividere progetti o semplicemente porzioni di cammino, di imparare che l’ascolto è in musica come nella vita il cardine che ci permette di comprendere e di essere, con sincerità.
Negli anni ‘90 nasce il sodalizio con Luca di Volo, mio maestro, con il quale suono e realizzo tanti progetti, nonché i primi 4 cd, Shalom, Klezmer Experience, Maremma, Strumenti di Pace.

Shalom un progetto di studio della musica Klezmer (klezmorim musicisti ebrei erranti in Europa dell’est) a quei tempi ancora sconosciuta in Italia, per una formazione agile di contrabbasso, fisarmonica e due sassofoni (e voce). Ero affascinata dalle melodie, dagli stili misti, da un mondo assolutamente nuovo per me. Fu il primo cd e nacque su richiesta dello storico Folk Studio di Roma gestito da un personaggio incredibile nel mondo della musica tradizionale, Giancarlo Cesaroni, fu una gioia conoscerlo e collaborare con quella realtà tutta particolare… uno scantinato muffoloso ma straripante di storia…

Subito dopo Klezmer Experience, un progetto molto più ampio per orchestra (orchestra Regionale della Toscana) e solisti (Giancarlo Schiaffini, Dragan Nicolich, Mohsen Kassirossaffar e noi due ai Sassofoni) un esperienza bellissima che fra le tante ci ha introdotto nel mondo degli zingari di oggi… Dragan era il capotribù, nonché straordinario fisarmonicista, di un campo nomadi vicino a Sasso Marconi, dove andavamo spesso a studiare… con lui in roulotte… tonnellate di caffè alternate a pollo fritto ad ogni ora portate dalla sua mamma… giornate indimenticabili.

Maremma invece fu un progetto per quartetto sulla drammatica storia della Maremma Toscana, una sorta di piccolo omaggio alla cultura toscana un po’ dimenticata… un sodalizio con musicisti straordinari (Gloria Merani al violino e Filippo Burchietti al violoncello).

Strumenti di Pace invece fu di nuovo un progetto molto ampio, per piccola orchestra e coro, nonché noi come solisti. Un’esperienza di collaborazione con una realtà molto viva di Firenze che è l’associazione “Un tempio per la Pace” nata in un periodo di recenti guerre e conflitti nel mondo, per attivare e sviluppare una coscienza religiosa nella comunione delle fedi e senza confini. Di nuovo tante persone coinvolte, un lavoro immenso, faticosissimo, ma devo dire di grande gioia e soddisfazione.

Sempre con Luca di Volo fummo invitati dalla Volksoper di Vienna a scrivere le musiche per un balletto… 4 mesi a Vienna fra prove riscritture e successivi spettacoli, fu un’esperienza profondamente istruttiva. Lavorare in uno dei templi della musica classica del mondo, con i musicisti straordinari dell’orchestra che si sono lasciati conivolgere con grande entusiasmo nei trascinanti nonché vitali pezzi che portavamo… bello, bello bello.

Poi iniziò un nuovo periodo, inizialmente con uno spettacolo come solista (voce e 23 strumenti) “leggende, strumenti e voci dei popoli”, un gioiellino dal carattere decisamente “sciamanico” in cui ho condensato anni di studio delle tradizioni, poi sostenuta con forza ed entusiasmo da due personaggi incredibili, Aldo Coppola Neri e Stefania Cocozza della RadiciMusic records con i quali collaboro ormai da una quindicina di anni e con i quali ho poi realizzato numerosi progetti e i successivi cd:

Paesaggi lontani, Un mondo fra le mani, Coscienza di sole, Il Risveglio

Certamente dei lavori più intimistici, sempre con musicisti di altissimo livello, sempre dei viaggi attraverso le culture più varie (mia grande passione!!), Coscienza di sole una sintesi di colonne sonore per alcuni film/documentari sulla resistenza durante la 2° guerra mondiale, fino a ”Il Risveglio” di carattere decisamente spirituale (laico!) per quintetto d’archi , coro e la sottoscritta… anche questa un’avventura incredibile, con musicisti e coro che hanno partecipato senza badare a spese… di fatica. Ancora tanta gratitudine a tutti, specialmente al quintetto d’archi (Francesca Macchione ed Eleonora Macchione ai violini, Matilde Orsecci alla viola, Weronika Kulpa al violoncello e Riccardo Ragno al contrabbasso) e al direttore del coro Animae Voces, Edoardo Materassi.

Poi ci sono state tante collaborazioni (Litfiba, Bandabardò, Susi Bellucci..), il cd “Parade” diretto da Giancarlo Schiaffini, Sonata di Mare sempre mie composizioni con la formazione “Orchestrada” composta da musicisti straordinari, progetti più o meno grandi e.. l’insegnamento sullo sviluppo della voce che continuo esercitare con molta gioia.





4) Io ti assocerei a Loreena McKennit o ai Dead Can Dance del post "Spleen and Ideal", ovvero tutti i loro album etnici e folk, ma anche a Diamanda Galas (quella di album come "Defixiones, Will and Testament", non tanto vocalmente o musicalmente - visto che Diamanda spesso usa la voce in maniera allucinata, mentre tu hai una voce da sirena, dolcissima! - ma dal punto di vista di ricerca culturale per i testi originali delle varie tradizioni culturali, infatti:

"Il percorso di studio sull’emissione della voce naturale la porta a ricercare per i suoi spettacoli testi originali in varie lingue e a studiarne il suono ed è così che la si sente cantare in armeno, mongolo, inuit, persiano, sefardita, ungherese, norvegese, zingaro senza peraltro dimenticare lingue come il francese, il tedesco, lo spagnolo o l’inglese.  Perchè, dice Claudia Bombardella, “ ... dentro al suono di ogni lingua è nascosto il segreto di un popolo ...”) Anche Diamanda ha provato diverse lingue, dall'italiano all'armeno.


Ti ringrazio per l’associazione, due artiste eccezionali. Non conosco i Dead can dance, ma mi aggiornerò!
Diciamo che l’aspetto linguistico è sempre stato il mio pallino… le varie tecniche delle diverse culture sono delle risorse straordinarie per ampliare lo spettro espressivo, non tanto per imitare quanto per rendere lo strumento vocale duttile ed elastico. E poi c’è l’aspetto poetico specifico delle culture che trovo incredibile, è come la possibilità di risvegliare parti sonnolente della nostra umanità, perché alla fine siamo diversi solo nella superficie mentre il suono comunica direttamente con le profondità della nostra umanità.


5) A proposito, hai mai cantato in ebraico o pensi di affrontarlo? Te lo chiedo perché è una lingua che mi piace molto... Mi incuriosisce anche che hai trattato l'inuit, difatti è una lingua davvero impossibile! Tempo fa studiavo gli inuit (soprattutto la loro Dea, Sedna) 



e difatti ero rimasta stupita dall'apprendere, a grandi linee, la grammatica inuit. La loro musica poi è davvero ostica, ad orecchie occidentali...

Io adoro la musica inuit… una vocalità estrema, molto giocosa però… un contatto stretto con la natura e i suoi suoni. Ho cantato tanto in yiddish, talvolta anche in ebraico, lingua molto dura ma affascinante, una cultura misteriosa e bellissima di cui mi sono occupata molto in passato. Melodie archetipiche straordinarie.


6) è interessante anche che proponi qualche riferimento alla cultura zingara. Tempo fa ho studiato Sara la Kali e anche alcune leggende legate al chiodo. 







Tu invece perché ti sei avvicinata a questo popolo così perseguitato, nella storia?

I popoli nomadi portano in se una propria cultura intrinseca, ma spostandosi vengono a contatto e in qualche modo assorbono e sviluppano le culture che attraversano, per cui talvolta elaborano delle sintesi molto interessanti musicalmente. Zingari, Ebrei, Tuareg… portano nelle loro espressività musicali questo senso un po’ magico di sintesi, direi di archetipo, pur essendo molto riconoscibili.
E poi non c’è dubbio che si respira un senso di libertà che si trova difficilmente nelle culture più sedentarie.
Agli zingari ho dedicato molto tempo e studio per la vitalità della loro musica, in particolare gli zingari d’origine balcanica con le loro melodie strappalacrime e i ritmi zoppi vivacissimi.


Nota di Lunaria: per approfondire, cercate questi libri:





Sui Tuareg, vedi:

 https://it.wikipedia.org/wiki/Tin_Hinan

 

7) A cosa stai lavorando, ora? Puoi darci qualche anticipazione? Che culture tradizionali tratterai? In base a come scegli i diversi spunti concettuali?

Sto lavorando a un grosso progetto per orchestra e coro, un lavoro basato su un bellissimo testo di carattere spirituale (laico..). Anche qui il testo di cui l’originale è in inglese verrà esposto in molte lingue, fra cui sanscrito, zulu, cinese, ebraico, iraniano… insomma i colori non mancheranno.
E’ una composizione su cui lavoro da 4 anni… per un progetto molto bello che prevede di fare un lavoro molto particolare con i musicisti e cantanti in fase di prove, come a preparare ed accordare in profondità l’anima e il corpo prima degli strumenti.
Molto di più non posso dire al momento, ma ti farò sapere… se ti interessa.



8) Nel genere Neo Folk (ma anche Folk Metal) esistono davvero moltissime band che ripropongono il Folk, in moltissime tradizioni, oppure lo "modernizzano" fondendolo addirittura al Black Metal: ci sono band che propongono musica tradizionale celtica, slava, norrena, ugrofinnica, greca, persino indù, araba, indios, nativa americana. Nomi come Geasa, In Extremo, Arkona, Finntroll, Korpiklaani, Tatir, Purvaja, Seeds of Iblis e Narjahanam o i Sepultura di "Roots" e i Nechochwen, in tal senso non hanno bisogno di presentazioni per i nostri lettori. Più basati sul folk tradizionale (ma anche con atmosfere fatate e "avaloniane") sono band come Ataraxia, Artesia, Pazuzu, Trobar de Morte, Caprice, Loreena McKennit, Ianua, la Pietra Lunare, Gargamella, Lia Fail (queste ultime tre le ho intervistate, eh eh) e davvero moltissime altre. Quali sono gli artisti che ti hanno ispirato e che ti piace ascoltare? E con chi ti piacerebbe collaborare?

Allora premettendo che nel cammino ho ascoltato studiato e amato molti generi musicali (da ragazzina amavo molto il rock, Nina Hagen, i Clash, però anche Laurie Anderson..) e musicisti più o meno famosi (ho un archivio immenso riguardo alla musica del mondo!), i grandi del Jazz come Sonny Rollins, Charlie Parker, Jerry Mulligan, ora essenzialmente mi interessa la musica classica, i sacri Bach e Beethoven, Shumann, Shostakovich, Sibelius, Arvo Part nella musica contemporanea.. soprattutto le opere sinfoniche e quartetti d’archi, ma anche le sonate per pianoforte, per violoncello… e allora Daniel Baremboim pianista, Pablo Casals con il suo tocco tutto particolare, e fra i direttori Abbado, Von Karajan, Carlos Kleiber, Simon Rattle…

 

9) Cos'è per te la musica popolare? Cosa ti trasmette, perché hai scelto questa musica? Ne ascolti anche di altri generi?

Per me comunque la musica popolare è un perno indissolubile. Rimane un possibile contatto con le radici, con una parte viva e importante delle tradizioni, in particolare in questo periodo in cui certamente c’è un po’ di confusione sulla terra… forse anche il contatto con un mondo più istintivo, immediato. Mi piace affrontare la musica classica con questa qualità istintiva.
Sono stata in Iran di recente, a studiare la musica persiana tradizionale… ecco, lì non c’è questa distinzione netta fra classico e popolare, perché da loro la musica colta è sostanzialmente tradizione, antichissima, straordinaria, e tutti i musicisti (e non!) sono legatissimi alla tradizione.

10) Interessandoti alle tante culture, ti è capitato di interessarti anche alle antiche religioni, quindi al Paganesimo? Che ne pensi dei movimenti Neo Pagano o della Wicca, che poi è l'aspetto più femminile della spiritualità? Ti occupi solo di Sciamanismo? Vorrei sapere, se non sono indiscreta, se pratichi una qualche forma di spiritualità e se in qualche modo la tua musica può essere vista anche sotto questo aspetto. Sarebbe anche interessante sapere che ne pensi del maschilismo che si annida nel monoteismo, su come le donne siano state private di un ruolo attivo (sacerdotesse...) e di immagini femminili di "dio" o più in generale, che ne pensi della nostra società così materialistica e spesso frivola...

Che grande argomento che apri..
Sinceramente non conoscevo l’esistenza della Wicca o del Neopaganesimo. Bisogna proprio che mi aggiorni!!!
In realtà ogni forma di “religione”, ossia di organizzazione dogmatica della spiritualità non mi ha mai attirato, mentre il tema spirituale umano nella sua purezza si, lo sento profondamente legato anche all’arte.
Mi sono interessata in passato alla meditazione, ho praticato varie discipline orientali, sempre spinta dalla curiosità di conoscenza delle culture varie e certamente è stato molto utile per il mio percorso personale, ma poi ho ripreso una direzione decisamente più laica, non disdegnando assolutamente il confronto con qualsiasi tipo di cammino spirituale.
Da un po’ di tempo pratico il Taiji e studio la filosofia e medicina cinese. In questi antichissimi insegnamenti  il tema spirituale è strettamente legato alla vita in se, in ogni attimo e respiro. Una cultura incredibile in cui tutte le recenti scoperte di fisica Quantistica erano già spiegate… 3000 anni fa.
Ma per avvicinarsi alla cultura cinese bisogna davvero aprire la mente, il cuore e ogni ben di dio, non facile per noi occidentali un po’ troppo bidimensionali, ma è possibile, con santissima pazienza e costanza.

Riguardo al tema del ruolo femminile nelle religioni… che dire, certamente in passato ci sono stati soprusi e ogni genere di privazione per la donna, aimè tutt’oggi in varie parti del mondo questo continua ad accadere, ma oggigiorno, mi pare, noi qui non avremmo più questi problemi se per prime noi donne noi ci assumessimo la responsabilità del nostro potere, invece di cercare di immaschilirci!
Personalmente ho vissuto diverse situazioni in cui il fatto di essere donna mi metteva automaticamente in secondo piano, ma questo mi ha fatto riflettere che forse non ero realmente pronta ad essere, semplicemente. Ho dovuto pazientare e lavorare sodo, poi è arrivato il momento e si è creato spazio per me, senza forzature e con grande fluidità.

Se riuscissimo a uscire da questo sguardo dualistico uomo/donna bene/male ecc. e tornassimo a osservare come realmente stanno le cose ossia che i due opposti fanno parte della stessa cosa, che la vita non è altro che il movimento continuo fra opposti, se riuscissimo ad ascoltare di più noi stessi e gli altri coltivando l’aspetto femminile della nostra umanità, forse potremmo godere della frivolezza senza abusarne, potremmo essere semplicemente e imparare giorno per giorno come procedere… creativamente.


11) Concludi pure a tuo piacimento e grazie per aver risposto!

Ringrazio te per la curiosità e le domande impegnative e… certamente chi avrà avuto voglia di seguirci fino in fondo. Che ognuno di noi su questa piccola terra possa dare un contributo affinchè l’umanità intera ritrovi il cammino verso una coscienza luminosa ed amorevole. Ne abbiamo urgentemente bisogno.
E che possano dissolversi gli ostacoli per la realizzazione del proposito.
Questo il mio augurio profondo che fra suoni e respiri coltivo ogni istante.

Grazie, grazie grazie.

Sito personale di Claudia: http://www.claudiabombardella.it/www.claudiabombardella.it/intro.html
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