Marco Pasetto (Jazz)


Un'interessante intervista innovativa a Marco Pasetto, appassionato e musicista Jazz! Dopo Felix Martin, la mia seconda intervista su questo tema ^.^

 

1) Ciao e benvenuto sul mio blog! Presentati ai nostri lettori!

Ciao Luna, ciao a tutti gli amici che si emozionano con la musica.


2) Per chi non lo sapesse, sei musicista e scrittore. Ti occupi di Jazz! Hai scritto un bel libro, "Jazz", (pubblicato da Demetra) che consiglio a tutti per la sua chiarezza e sintesi... è una vera e propria Bibbia del genere, con una cronologia e una rassegna di tutti i generi nei quali si suddivide il Jazz, dalle origini storiche sul finire del 1800 fino alla Fusion... Come ti ho detto per mail, penso sia il libro migliore con il quale cominciare il proprio viaggio nel Jazz, rispetto a libri più "da specialisti" poco adatti a chi è autodidatta (tipo me, ehehe).
Le analisi storiche, persino sociali-culturali, la spiegazione del gergo specialistico (Scat vocals, Bebop, Cool ecc.), l'elenco dei capolavori, tutto contribuisce a rendere il tuo libro molto ben scritto e compilato!
Le uniche due cose che mi sono dispiaciute, sono state poco spazio a Dinah Washington e Mahalia Jackson (a cui io avrei dato un po' più di spazio, ma devi capirmi, adoro la mia Dinah...) e la mancanza (ma credo di aver capito che spesso gli editori pongono dei paletti) di un'analisi del Jazz contemporaneo... soprattutto il connubio col Metal o anche con l'Elettronica...
Vuoi parlarci un po' di questo libro? Quando lo hai scritto, quanto tempo gli hai dedicato, insomma, tutto il lavoro di "genesi"...

"La via del jazz" l'ho scritto nel 1997/98 per Demetra distribuito da Giunti. Voleva essere uno scritto divulgativo per avvicinare le persone a questo genere musicale spesso bistrattato (in tv il jazz è bandito in 2 sensi). Mi fa tanto piacere che tu abbia colto l'intento e che ti sia appassionata a quella che ritengo la radice della musica moderna. L'ho scritto quando è nata la mia prima figlia Chiara, ora ha 18 anni. Tra preparazione, stesura e scrittura, ho impiegato un anno circa.
Hai ragione ho dovuto fermarmi per motivi editoriali, la via del jazz potrebbe continuare, visti proprio i nuovi sviluppi che hai colto e che rendono questa musica sempre viva e creativa.


3) Ora vorrei che tu ci parlassi della tua attività come musicista! A pagina 117, parlando del Free Jazz, citi un tuo concerto... vorrei - se ti fa piacere - che ci parlassi un po' di quando hai iniziato a suonare musica, a studiare il clarinetto, quando ti sei avvicinato al Jazz, primi ricordi di esibizioni, se hai realizzato cover di pezzi celebri, prossimi progetti... tutto il tuo curriculum musicale, insomma!


In musica sono veramente onnivoro: suono musica etnica, classica, jazz e pop con varie formazioni. Con la Storyville Jazz Band stile New Orleans, dirigo la Big Band Città di Verona con la quale suoniamo swing e altri generi più moderni. Con i Virtuosi Italiani suono le canzoni dei Beatles, con l'orchestra multiculturale Mosaika le musiche di tutti i popoli. Con il Wood Quartet suoniamo la nostra musica. Penso sia un limite e una forza allo stesso tempo spaziare in così tanti generi ma la mia natura di insegnante mi porta a sperimentare tante vie.
Come ho iniziato? Frequentando la scuola della banda, dopo un anno di solfeggio (prova di resistenza) mi hanno consegnato un clarinetto, avevo 9 anni, oltre agli studi mi divertivo a segnare un diario speciale dei motivi che imparavo a memoria: Jazz Band dallo sceneggiato di Pupi Avati, Arsenio Lupin, sceneggiato francese, senza saperlo sviluppavo la memoria e mi divertivo. Poi il Conservatorio, il diploma di clarinetto e il diploma di jazz.


4) Ascolti qualcos'altro oltre al Jazz? Che ne pensi del connubio tra Metal estremo e Jazz? E tra Swing ed Electro? Pensa che per me è stato amore al primo ascolto; c'è anche una community su Facebook, Electro Swing Italia... Riguardo al Jazz Metal è un genere molto di nicchia (rispetto ad altri trend che spesso capitano nel Metal), ma una manciata di bei dischi c'è (e penso ci saranno anche in futuro!)
Tra i nomi storici, i fenomenali Cynic di "Focus", Atheist, Pestilence, i Nocturnus di "The Key", i Lux Occulta di "Architecture"... tra i nuovissimi nomi della scena, Conflux, Felix Martin, Amogh Symphony... A proposito, ti piacerebbe fare un duetto con qualche gruppo Metal, o perché no, Punk?
In fondo tra il 1994 e il 2000 tante band Metal hanno re-inventato il genere mixandolo al Rap... tirando fuori appunto il Nu Metal; non è da escludersi un connubio tra il Jazz e il Punk, o anche il Rap... perché no?
Tempo fa ho ascoltato un artista Dark Ambient, Alessandro Bucci, che ha collaborato con un saxofonista, e l'effetto è stato molto innovativo... un Jazz molto inquietante e oscuro. Anche Lydia Lunch ha fatto qualcosa del genere per "Smoke in the shadows" e persino gli estremissimi Carpathian Forest hanno usato il sax, per uno dei loro primi cd. L'effetto era molto psicotico, paranoide. Si adattava molto bene al concept della band.
Ultimamente comunque ho ascoltato anche alcune cose Afro Beat e Afro House, e devo dire che mi sono piaciuti molto. Un'altra cosa della quale mi occupo è la spiritualità al femminile, le tante Dee ma anche gli Dei di tutti i popoli! Ho studiato un po' i culti africani e il Voodoo. Ti interessa anche questo aspetto, oltre alla musica nata dagli Afroamericani?


Ascolto molta musica classica del Novecento e i compositori delle avanguardie, tutti gli stili del jazz e ora grazie alle tue dritte mi sono messo a riflettere su questi fantastici gruppi che mi hai scritto. Quello che mi colpisce è la libertà espressiva e le competenze. Veramente tosti.
(Nota di Lunaria: eh eh, sì ^.^)
La parte spirituale della musica è l'inafferrabile, il vero mistero di questa magnifica espressione.


5) Dischi storici e preferiti? Cita tutti quelli che vuoi :) non ci sono limiti di spazio, ahah ;) !
Vorrei che per ciascun artista tu associassi un aggettivo: delicato, infuocato, malinconico, e così via...

Devo restringere il campo pensando di dovermi portare 10 dischi in un'isola deserta:

1 Concerto in Sol di Ravel
2 Sagra della Primavera di Stravinsky
3 Such Sweet Thunder Ellington
4 Miles Ahed Miles Davis
5 Manon Lascaut Puccini
6 Footprints Live Wayne Shorter Quartet
7 White album Beatles
8 Sabato della luce Stockausen
9 Atomic Basie Count Basie
10 Serenata per un satellite Bruno Maderna


6) Come vedi il futuro del Jazz? Puoi parlarci un po' di questa scena, a livello di concerti, attività ecc. Cosa si organizza?

Il futuro lo vedo un po' difficile sul versante discografico (nessuno compra dischi, cd) in compenso sono aumentati i concerti nonostante la crisi.

7) Ci citi qualche nome moderno di donna cantante o musicista Jazz?
Un po' di Girl Power, eh eh... ;)

Le donne nella musica hanno una sensibilità straordinaria che si avverte da come scrivono, suonano, cantano. Penso alle ninne nanne Popolari di tutto il mondo, un'ispirazione e una condizione che posso solo lontanamente immaginarmi. Penso a Ildegarde von Bingen, Clara Shumann, Carla Bley, Cantanti moderne, classiche e innovative come Cassandra Wilson, fantastica voce e personalità. Ma quante non ne ho citate...

8) Concludi a tuo piacimento la nostra intervista e grazie per aver accettato di confrontarti con me e averci offerto l'opportunità di conoscere qualcosa in più! Per finire, ti dirò che il tuo libro mi ha fatto scoprire "Afro" di Dizzie Gillespie, "A walkin' thing" di Benny Carter, Duke Ellington "It don't mean a thing" - citato proprio in un rifacimento Electro Swing assolutamente fantastico - Fats Waller, Natalino Otto "Tristezze di san Luigi" (che ho ricondiviso su una community google +), Sidney Bechet "Petite Fleur"... tutti artisti che mi sono piaciuti. Sto ancora facendo l'orecchio per ascolti più impegnativi, tipo Coltrane o Monk, ancora troppo complessi per me!

Mi piace concludere le parole di un libro di Winton Marsalis appena letto:
Non è solo musica, il jazz. È anche un modo di stare nel mondo, e un modo di stare con gli altri. Al cuore della sua “filosofia” ci sono l’unicità e il potenziale di ciascun individuo, uniti però alla sua capacità di ascoltare gli altri e improvvisare insieme a loro. È stato creato dai discendenti degli schiavi, ma sa parlare di libertà. È figlio della malinconia del blues, ma sa lasciarsi andare alla felicità più pura. Le sue radici sono nella tradizione, ma la sua sfida è la continua innovazione. E anche se vive di tensioni armoniche e ritmiche, ha saputo e sa essere ancora messaggero di pace.
(Come il Jazz può cambiarti la vita) Feltrinelli

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