Le fate malvagie nel Folklore

Un argomento molto citato, nei testi metal. Riporto qui qualche informazione utile :)

P.s qui trovate un altro post: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/carnia-leggende-sul-piccolo-popolo.html

Info tratte da



Quasi tutti credono che le fate siano buone. In realtà, nel folklore, sono attestate anche fate cattive e pericolose, bellissime ma perfide e portatrici di sventura. Ovviamente queste figure mitologiche risentono del punto di vista maschile, e non stupisce che siano descritte come donne bellissime, con voce suadente, che attirano gli uomini e li distruggono.

Leanan Sidhe 



Fata irlandese. Ha capelli lunghi, ispira i poeti e gli artisti, ma poi li uccide lentamente.



Questa bellissima ma perfida fata secondo alcune fonti è una vampira perché si nutrerebbe del sangue dei poeti che vengono ispirati da lei...

Baobhan-sith: è una fata inglese, vestita di verde; ha piedi di cervo che cerca di nascondere sotto abiti molto lunghi. Ha un aspetto inoffensivo, ma si nutre del sangue degli uomini che si innamorano di lei.

Fenettes: un tipo di fata svizzera, bionda e bellissima. Gridano per attirare l'attenzione, ma chi le guarda, è condannato a morire entro l'anno.


Vily: sono originate dai colori dell'arcobaleno; tipiche del folklore slavo, vivono nei boschi e nelle montagne. Obbligano gli uomini che hanno la sventura di incontrarle a danzare finché non muoiono stremate.


Donne di fuora: maligne e bellissime, sono fate siciliane. La Budrina, invece, è una fata acquatica che vive nelle pozze profonde e aspetta che qualcuno si sporga, per trascinarlo di sotto.


Tradizionale abito siciliano:



Per ulteriori approfondimenti, vedi: http://sidney-bri.blogspot.it/2013/12/la-tradizione-labito-siciliano.html

 Nota di Lunaria: questo tipo di fata acquatica maligna ricorda Jenny Dentiverdi e Peg Powler



sono fate orribili, che infestano i corsi d'acqua; aspettano che i bambini si avvicinino, per poi trascinarli sottacqua.

Fade: fate cattive e dispettose, che vivono nei dintorni di Vicenza. Sono solite entrare nelle case e distruggerle.


Majanines: vivono nel massiccio della Marmolada. Hanno capelli lunghissimi e sanno danzare sull'acqua. Riescono ad incantare i viandanti con la loro voce, talmente bella che se qualcuno l'ascolta, dimentica la fame e il freddo, e muore assiderato senza rendersene conto.



 La Serpentana: vive nel Bergamasco; di giorno è un serpente, di notte una donna bellissima. Chi tentasse di ucciderla quando ha forma di serpente, morirebbe folgorato.

Nota di Lunaria: aggiungo anche la Banshee

con uno stralcio tratto da




Spettri legati a certe antiche famiglie, in Irlanda le Banshee (dal gaelico "bean", donna fatata)


si manifestano con un lungo e straziante gemito notturno che mette i brividi. Se viste, il che accade di rado, le Banshee prendono l'aspetto di una donna scarmigliata con i capelli rossi e gli occhi verdi.






Vengono udite solo dai componenti della famiglia e in genere annunciano la morte imminente di uno di loro. Secondo la medium Sheila St. Clair, i fantasmi di famiglia verrebbero ereditati geneticamente, e non sarebbero altro che una capacità precognitiva inconscia; si manifestano come donne piangenti perché nell'inconscio collettivo della razza celtica è rimasta impressa la figura simbolica della donna disperata che piange la morte del guerriero. I fantasmi annunciatori di disgrazie sono diffusi anche in Scozia: la Banshee della famiglia Airlie, di Cortachy Castle, si presenta con un lugubre rullo di tamburo; pare che un Lord Airlie del Medioevo avesse fatto uccidere un giovane tamburino, precipitandolo giù dalle mura. E da allora lo spettro batte sul tamburo a ogni morte di uno dei suoi nemici.



In Galles, le famiglie gallesi credono alla Gwrach-y-rhibyn, una sorta di strega con ali nere, capelli arruffati, la gobba, artigli e un naso gocciolante; appare alla morte di uno dei membri della famiglia e fa rumori terribili: geme e si lamenta, sbatte le ali e batte alle finestre; è stata vista anche volare di notte sui campi e sui sentieri, diretta alla casa dove si verificherà il decesso.
Il castello di Pennard, in Galles, era uno dei luoghi preferiti dalla Gwrach: cercava la famiglia a cui era destinata, ma non sapeva che fosse ormai estinta.




Nota di Lunaria: l'idea del "fantasma" (solitamente una donna morta di parto) o della fata malinconica che annuncia una sciagura è diffusa anche in altre mitologie e in altre varianti. Vedi per esempio le Glaistig, la Leanan-Sidhe o la Bean-Nighe scozzese (la "Piccola lavandaia del guado").
Si trattano di epifanie femminili, donne vampiro ("o muse ispiratrici" di poeti e di artisti che si nutrono della sua ispirazione, mentre lei si nutre della loro vita)






e nel caso dell'ultima, di uno spirito di una donna morta di parto che lava e rilava continuamente vestiti insanguinati, china su un torrente. 




Chi la vede, saprà di morire o di assistere ad una disgrazia. In Giappone, c'è la Mu-onna.

 Nel folklore slavo, è attestata la Poludnica, la "Signora del mezzogiorno", 



una donna vestita di bianco, che infesta i campi, e causa infarti e altri malesseri ai contadini. Può essere che Guy de Maupassant per il suo racconto horror "Le Horla" si sia ispirato proprio alla Poludnica. 




Approfondimento sulla Poludnica, tratto da



Tipico è il personaggio dello spirito dei campi, nei popoli slavi: la russa Poludnitsa (da "poludennyj", meridiana e "pole", campo), la polacca Poludnice, la lusazia Pripoldnica, la ceca Polednice. Si tratta di una donna vestita di bianco, che apparirebbe a chi lavora nei campi durante il torrido calore meridiano, quando l'usanza esige che si interrompa l'attività: la Poludnitsa punisce il violatore della norma rompendogli l'osso del collo oppure infliggendogli qualche altro castigo.
La figura della Poludnitsa è una personificazione del pericolo del colpo di sole. Nelle regioni montagnose della Polonia e della Cecoslovacchia sopravvivono credenze popolari negli spiriti delle montagne che custodiscono un tesoro oppure proteggono i minatori: lo Skarbnik dei polacchi e il Perkman, dal tedesco Bergmann, uomo delle montagne, montanaro, dei cechi e degli slovacchi.

Ma perché tutti questi esseri che si trovano a confine tra la vita e la morte sono immaginate come femminili? Forse perché sono le eredità delle antiche Dee della vita e della morte, del fato (le Norne, le Parche) 


o forse perché simbolicamente la donna è sempre stata associata alla vita e alla morte, essendo colei che fa nascere.

Anche la Filonzana sarda, segnalatami da A., può essere vista come una Banshee italiana, anche se nel suo caso "è stata inglobata" e quindi ridimensionata nel carnevale.


Altro approfondimento tratto da:



COMELES

In Val di Fiemme (TN), quando il tramonto tinge di rosa aranciato le cime dei monti è chiamato "Enrosadira".
è proprio in questo momento, in autunno, che le Comeles, delle fate invisibili (o mimetizzate con la nebbia) escono dalle grotte, risalgono verso i campi ghiacciati celebrando "La Sera del Destino" ("Voya del Destin")
In questa sera le Comeles giocavano con il destino e la mente degli esseri umani e quando questo capitava, bisognava assolutamente ritornare in casa prima che venisse la sera.
Chi veniva colto allo scoperto, in quella sera, avrebbe sentito tutto attorno a sé un vento gelido e l'indomani mattina sarebbe stato ritrovato in stato di follia: bastava che le Comeles danzassero intorno alla loro vittima, per fargli perdere il senno.


DIALE

Le Diale erano fanciulle fatate bellissime, dai lunghi capelli biondi, vestite di verde o di scarlatto, che vivevano nella Bassa Engadina, in Valle di Monastero e in Sopraselva (Svizzera), dentro caverne le cui pareti erano rivestite d'oro e di pietre preziose.
Erano bellissime ed eternamente giovani, ma avevano piedi di capra (Nota di Lunaria: come la Glaistig); 




con i loro occhi luminosissimi ammaliavano e seducevano chiunque, e il malcapitato poteva perdere il senno: erano molti gli uomini che si innamoravano delle Diale; loro non ricambiavano mai questo amore e non avevano rapporti sessuali con uomini.
Si racconta che un giorno un giovane che si era innamorato di una Diala, la inseguì fin sulla cima di un monte, che si annuvolò: il giovane sparì e non si seppe più nulla di lui. 
Tuttavia, qualche volta aiutavano chi si era perso, riportandolo sul sentiero, oppure aiutavano i contadini nella mietitura o per ammassare il fieno, stendendolo per farlo asciugare al sole e formando i covoni; spesso offrivano ai contadini dei panieri ricolmi di focacce e frittelle zuccherate.
Quando gli uomini le ripagavano con l'ingratitudine, per esempio derubandole, le Diale scomparivano per sempre oppure causavano tempeste che devastano i campi e i monti.
Alcune zone portano ancora dei nomi in onore delle Diale: "Foura dellas Dialas", "Crap de las Diolas", "Las foras dellas Dialas".
Anticamente, le Diale erano venerate come divinità protettrici della caccia, come Artemide o la Potnia Theron, circondate da camosci, marmotte, tassi, lepri.
I cacciatori dedicavano delle offerte alle Diale per propiziarsi la caccia e a queste Dee veniva anche offerta parte della selvaggina. 


Altro approfondimento tratto da


Non c'è terra al mondo che sia ricca di fermenti soprannaturali quanto la verde, incantata Irlanda. Tarda al verbo cristiano, che il buon san Patrizio non vi portò prima del V secolo d.c, e restìa a cedere le antiche tradizioni per l'innato orgoglio delle sue genti, a lungo conservò le braci vive della remota spiritualità pagana, che i Celti, la stirpe magica d'Europa, vi avevano recato dal cuore del Vecchio Continente e prima ancora dalle perdute caligini della favolosa Iperborea. Il corpus dei racconti fantastici che sostanzia il folklore d'Irlanda si è conservato a lungo pressoché intatto, grazie al geloso senso d'identità culturale delle popolazioni. Nel "Parochial Survey of Ireland" è riferito di come nel secolo scorso i pubblici favolieri, raccontatori di leggende nelle piazze dei paesi, usassero periodicamente riunirsi e, accanto al fuoco, raccontarsi le rispettive versioni delle loro favole. Se qualcuno apportava varianti al testo accettato, doveva giustificarne l'origine; ove il nuovo testo fosse stato accolto come conforme alle tradizioni autentiche, tutti si uniformavano; in caso contrario, il proponente tornava alla versione consolidata. Lungo e variegato è l'elenco delle figure fiabesche di cui si sostanziava il leggendario dell'Isola Verde, che insieme formavano il Piccolo Popolo ovvero i fugaci superstiti delle antiche divinità, degli esseri favolosi, dei mostri e delle creature benevole tramandate dall'antico credo animistico. C'erano in primo luogo le fate: in irlandese, "Deenee shee", che vuol dire "popolo fatato". Chi sono? Secondo "Il Libro di Armagh", che risente dell'insegnamento cristiano, "angeli caduti in peccato, non abbastanza segnati dal bene per essere salvati, ma neppure cattivi al punto di meritare l'eterna dannazione". Queste figure sovrapposte ai Tuatha Dè Danaan, gli Dei della terra dell'Irlanda pagana, non più oggetto di culti e offerte, si rimpicciolirono nell'immaginazione popolare, fino a ridursi ad esserini alti poche spanne nascosti nell'ombra dei boschi i cui poteri sono soltanto una pallida eco dell'antica gloria. Sono maschi e femmine: e molti sventurati giovani, per averne udito il canto, si sono consumati d'amore fino alla morte.
Tre sono le loro feste principali: la Vigilia di Maggio, la Festa di Mezza Estate e Halloween. Allora, danzano e cantano fra le rovine degli antichi templi, nelle radure dei boschi, intorno alle fonti: chi li vede può esprimere desideri, ma con cautela, perché il Piccolo Popolo ha uno strano senso dell'umorismo, che spesso volge al macabro e riserba tremende sorprese. A volte sono loro che si invaghiscono dei mortali e li portano a Faeryland, il Paese al di là del bosco: nulla si sa più di chi cade in loro balia. Spesso rubano i bimbi nelle culle, lasciando al loro posto folletti neonati, i changeling, che nello sguardo ardente e nei capelli di seta recano l'impronta della loro origine non umana; altre volte lasciano un ceppo di legno che per magia appare come un infante, ma a poco a poco si consuma e muore.
Ci sono poi le sirene o Murrughach (da "muir", mare, e "oigh", fanciulla). I pescatori le temono perché annunziano la tempesta. I maschi sono mostruosi, con i denti verdi come le alghe, naso scarlatto e occhi porcini. Le femmine invece sono bellissime anche se hanno piedi membranosi come quelli delle anatre. Dei giovani che si inoltrano per i mari, ne fanno i loro amanti; da vecchi, li trascinano negli abissi, dove le loro ossa si trasformano in coralli.




Sirena e Fata a un medesimo tempo è la Banshee (da "Ban", donna, e "Shee", fata), che segue le più antiche e nobili famiglie e fa udire il suo canto straziante allorché s'approssima una morte prematura. 
Un presagio che talvolta l'accompagna è il Coiste-Bodhar, il Carro Infernale, nero come la notte, sormontato da una bara e tirato da cavalli senza testa: se nelle notti tenebrose lo sentite fermarsi alla vostra porta e incautamente aprite l'uscio, vi verrà tirato in faccia un catino di sangue.
La leggenda del carro infernale durò a lungo: ancora nel 1807 si dovette eliminare la vigilanza notturna di fronte al cimitero di St. James perché le sentinelle morivano di paura. Alcuni sopravvissuti riferirono di aver visto una donna nuda e senza testa che, scesa dal nero biroccio, scavalcava la cancellata del cimitero per vagare tra le tombe. 


Nota di Lunaria: alla Banshee aggiungo anche la Cyhiraeth, la Dea dei corsi d’acqua, entrata nel folklore gallese per la leggenda che vuole che chi senta le sue grida sia destinato a morire a breve. Infatti, il Cyhyraeth, o anche nella forma Cyheuraeth (pronuncia: cahàreth), è un'entità spettrale della mitologia gallese, una voce senza corpo che si ode prima della morte di una persona. Probabilmente Cyhyraeth deriva dal gallese cyhyr, "muscolo", "tendine", "carne" e il suffisso -aeth. Quindi si potrebbe rendere in "scheletro", "spettro", "fantasma". Le leggende associano il Cyhyraeth con una zona attorno al fiume Tywi nel Dyfed orientale e alla costa di Glamorganshire. Il lamento si dice che sia doloroso e sgradevole come i lamenti di un moribondo. Viene sentito per tre volte e ogni volta è sempre più debole. Sulla costa del Glamorganshire si dice che il Cyhyraeth si oda prima di un naufragio accompagnato da fuochi fatui. Come la Banshee irlandese e la Cailleach scozzese, il Cyhyraeth risuona anche per un gallese lontano dal Galles, se costui è destinato a morire. 


Infine, una curiosità: il famoso naso adunco delle streghe



è in realtà una contraffazione del becco del corvo (o comunque degli uccelli), animale associato alle Dee: Morrigan, Dhumavati, Atena, Lilith ecc., tutte Dee associate agli uccelli e spesso uccelli loro stesse o alate.



APPROFONDIMENTO tratto da



Le Dame Bianche, diffuse in diverse leggende, sono spesso considerate dei fantasmi.
Si tratta di Fate dai lineamenti bellissimi, aggraziate, con capelli lunghissimi, biondi, che scintillavano d'argento al chiarore della luna, che vestivano di bianco e si muovevano sulla neve.
Molti pastori le avevano viste salvare degli animali o persone travolte da slavine. Era pericoloso vederle da vicino, però, perché si rimaneva abbagliati dallo splendore delle Dame Bianche.
In Valle d'Aosta le avevano viste distese sull'erba degli alpeggi ma se ci si avvicinava, sparivano nel nulla.
In un castello diroccato sopra l'Alpe di Cignana si credeva che vivessero le Dame Bianche che potevano essere viste nelle notti illuminate dalla luna.
Altre Dame Bianche, come le Banshee, si mostravano nelle case in cui dovevano avvenire decessi; a Milano, il Castello Sforzesco ha la sua Dama Bianca, che seduce gli incauti visitatori.

Nella zona di Lerici si credeva alle Streghe Bianche, che, durante le notti di luna piena, danzavano con fiaccole, facendo un rumore molto particolare: ricordavano la biancheria sbattuta sulle lastre.
Le "Lavandaie" si mostravano con della biancheria da lavare al chiaro di luna, mentre cantavano; chiedevano ai passanti di aiutarle a strizzare i vestiti bagnati e se non si accettava di aiutarle, spezzavano le braccia alla persona che si era rifiutata.
A volte, vedere le "Lavandaie" era un presagio di morte.


Infine, su suggerimento di Alice, segnalo che nel folklore del Friuli è presente l'Anguana, https://intervistemetal.blogspot.com/2020/05/le-fate-serpenti-delle-acque-le-anguane.html
che ha ispirato questa brava cantante per questo suo album



https://www.youtube.com/watch?v=y3MxLeWJPX0 



La Banshee, invece, ha ispirato una delle band più celebri nel Post Punk-proto Dark! Siouxsie and the Banshees