Ernesto de Martino, l'Esistenzialismo e il Death e Brutal Death Metal (LOL)


Con una veste grafica rinnovata, a cui ho aggiunto anche una bella lista di band Death e Brutal Death Metal 💀 perché lo Slowly We Rot Obituaryano è la pura Essenza dell'Esistenzialismo Brutale (😂)
Insomma, dove non osarono arrivare Sartre ed Heidegger (😂) sono arrivate le band Death Metal e Brutal che ci dicono senza mezze misure che lentamente imputridiamo!
Ma soprattutto velocemente schiattiamo in questa società di normaloidi! (😡😭)

Il Nulla e il problema dell'uomo (1950) di Enzo Paci

Il mito, le forme primitive, e pur sempre presenti nella vita religiosa, il rito magico, rivelano la struttura esistenziale dell'uomo. Il fine che uno studioso come de Martino si propose è un'interpretazione "storicistica" del magismo, contro la condanna antistorica del mondo magico. (...) Che il concetto di inconscio possa essere utile ad una ricerca filosofica e storiografica non è un punto di vista accettabile per uno storico di educazione crociana [...]

Se vogliamo intendere la natura - questo concetto solo a prima vista determinabile e sostanzialmente equivoco - come momento utilitario, natura è il mondo del bisogno, il modo di sentire, natura è il timore del primitivo di perdere la sua personalità, il rischio di perdere la presenza, l'esserCi (Nota di Lunaria: concetto esistenzialista di matrice Heideggeriana) - quel rischio che è l'angoscia, dove si esprime la volontà di esserci come presenza davanti al rischio di non esserci. Questa angoscia del Nulla che pone la necessità dell'esserci si può certo considerare impulso, sentimento, natura come attività. Schopenhauer direbbe "volontà di vivere" ma possiamo dire "attività vitale"; in ogni caso è proprio l'amorfo "cosa in sé" che minaccia il primitivo poiché il suo timore è quello di essere di nuovo inghiottito dall'inconscio dove ogni rappresentazione del mondo è perduta e dove, perduta la rappresentazione, è perduta anche l'anima. (...) Il de Martino ci fa notare che "il semplice crollo della presenza, lo scatenarsi di impulsi incontrollati, rappresentano soltanto uno dei due poli del dramma magico: l'altro polo è costituito dal momento del riscatto della presenza che vuole esserci nel mondo."

(...) Lo stato di angoscia non formato dal mito o dalla filosofia, per la psicologia moderna e per il de Martino è malattia e anormalità in quanto è il disgregarsi dell'uomo e cioè disgregarsi delle forme spirituali delle quali se una viene a mancare non esiste più l'uomo e non esiste quindi il mondo storico dell'uomo, la storia. Di fatto il parlare di un dramma esistenziale che attraverso il rischio costruisce una visione del mondo significa tener presenti tutte le categorie o le forme; se l'uomo potesse essere stato solo natura non ci sarebbe, perché l'uomo non sentirebbe di essere minacciato e di perdersi nel nulla perdendo il rapporto che lo costituisce, il rapporto tra il pratico e il teoretico, tra l'economico e la legge morale, tra l'agire e il sapere, tra l'azione e la coscienza. (...) Il primitivo in preda al dramma esistenziale è in preda al diabolico, e quindi alla colpa e al peccato, e la sua crisi esistenziale insorge quando ha commesso una colpa o quella che crede una colpa. Il rito magico del riscatto è rito di salvezza morale, di rinascita che riscatta in un ordine il caos insorgente. 

Il de Martino si serve con grande chiarezza dei due termini di situazione iniziale e di situazione finale. Il dramma del riscatto si pone per il primitivo come dramma di peccato e di salvezza. Attraverso il riscatto dello stregone, tutta la comunità si apre al riscatto, può accedere alla salvezza. In questo senso lo stregone si configura come un vero e proprio Cristo magico, mediatore per tutta la comunità dell'esserci nel mondo come riscatto dal rischio del non esserci.

[...] Il dramma esistenziale di cui parla il de Martino è il dramma eterno della storia come pensiero e come azione, o come Vico l'intendeva, il dramma del dualismo tra la ragione e la barbarie, tra lo spirito e la natura, giacché ogni fare è una crisi dove, con la libertà, si affronta il rischio e ogni conoscere è dominio demiurgico del fare e infine trasposizione della pura economicità a forma etica di civiltà nella quale gli individui si salvano morendo alla loro mera economicità, o al loro peccato, per rinascere, appunto, come il Cristo, sul piano della verità etica. Questo dramma soteriologico, presente come struttura in tutte le religioni umani, e come il de Martino ha ben visto, nello stesso mondo magico, non è altro che la dialettica del trascendentale, e, volendosi esprimere in termini crociani, la dialettica delle quattro forme dello spirito delle quali il vario rapporto e il vario entrare in crisi e il ricostituirsi in una nuova sintesi ci danno appunto il variare della storia dove tra le categorie o forme non c'è mai pace - poiché la storia allora finirebbe - ma un variarsi della loro armonia, variare che dà il loro volto alle diverse epoche storiche (...) La dialettica delle forme nella sua intima essenza è la dialettica del divenire e dell'essere, del mondo dell'opinione e del mondo delle idee, del mondo della potenza e del mondo dell'atto, della res extensa e della res cogitans, della volontà e della rappresentazione, della cosa in sé e della legge ideale, dell'esistanza dello spirito e, come Vico voleva, del mondo di Tacito e del mondo di Platone.

L'Esistenzialismo, scrive il de Martino, ha posto in risalto un punto oscuro, un problema irrisolto del razionalismo moderno: l'individuo come dato. Ma in luogo di allargare la coscienza storicistica di tale razionalismo sino a sciogliere la concrezione di questo dato dal dramma storico del farsi magico della presenza, ha spinto la sua polemica tanto oltre da mandare in pezzi ogni forma di razionalismo e da promuovere a dignità di pensiero non la soluzione del problema, ma l'esperienza della crisi, sia pure appassionatamente vissuta. 

Che l'Esistenzialismo riproponga problemi già vissuti dal Romanticismo è mia vecchia convinzione; che esso sia stato o sia uno stato d'animo è ora più che mai evidente nei letterati esistenzialistici, e che il suo dramma sia un dramma magico-soteriologico credo di averlo dimostrato studiando sia Novalis, che Mann, Rilke, Eliot e Proust; che l'Esistenzialismo ci riconduca ai problemi della psicologia contemporanea come psicologia del mito credo sia sostenibile; tuttavia una volta posto in luce il carattere negativo dell'Esistenzialismo e la sua funzione storica, nonché la connessione tra l'utile e l'esistente, bisogna notare che esiste un Esistenzialismo positivo e che proprio di esso si serve il de Martino. I concetti usati dal de Martino, di situazione iniziale e di situazione finale, sono tipici dell'Abbagnano, dove costituiscono la fondamentale categoria della struttura nella quale lo sforzo dell'essere di conquistare se stesso come esistenza vale "non slo rispetto alla situazione iniziale" (Heidegger) né solo rispetto alla situazione finale (Jaspers) ma nell'unità della situazione finale con la iniziale. A proposito del concetto di struttura dell'Abbagnano ho già scritto: "L'esistenza dell'uomo non è, in altre parole, né il rivelarsi del Nulla alla nostra coscienza, la contemplazione di sé della morte, l'essere per la morte come angoscia, come decisione anticipatrice della morte (Heidegger); né è la solitudine dell'uomo di fronte alla trascendenza, l'indicazione negativa dell'esistere." [...] la nullità dell'opera umana (Jaspers). La struttura dell'esistenza porta in sé il movimento verso la trascendenza come costitutivo dell'esistere stesso, che accetta il proprio rischio... nel destino inteso come missione, creatività, opera. Ciò è abbastanza in accordo con il "rischio" di cui parla il de Martino, che poi diventa ritorno a una situazione armonica dopo la perdita dell'equilibrio nell'angoscia, per cui la magia diventa "restauratrice di orizzonti in crisi" e possibilità di accettazione, di decisione, di azione, dopo la salutare crisi esistenziale, durante la quale "ogni invito all'azione è un'insidia alla presenza", oppure l'azione è assurda, demoniaca, folle. Per il de Martino si esce dal dramma esistenziale solo "accettando il rischio" e solo "trascendendosi" nel senso esistenzialistico accenna: "il mago è colui che sa andare oltre di sé, non già in senso ideale ma proprio in senso esistenziale". In tal senso Nietzsche, almeno secondo il mio punto di vista, si può dire un "mago" per quanto un mago non sconti duramente le sue illusioni. Il fatto che il de Martino sia arrivato, attraverso vie tutte diverse, mi sembra, a queste posizioni esistenzialistiche, credo sia tutt'altro che privo di significato. Penso però che i giochi anche in questo, come ho detto, lo scambio tra la storicità e l'eternità della filosofia. L'Esistenzialismo del de Martino è proprio quell'approfondimento del concetto di trascendentale che egli cerca come "un nuovo modo di filosofare" mentre egli crede che tale modo di filosofare gli derivi dall'esperienza del mondo magico.


Nota di Lunaria: eh, non sarebbe un post lunariale senza un "quid" che lo renda un post lunariale 😃 Perciò abbelliamo il tutto con un po' di Death e Brutal Death Metal, visto che ne abbiamo sempre parlato poco, non essendo noialtre propriamente dentro la scena Death\Brutal, anche se conosciamo abbastanza bene la discografia essenziale e storica del genere. 

Non che nei testi delle band in questione si citi il de Martino (o Sartre o Camus o Heidegger) proprio no, però, ci piace il motto Obituaryano dello "Slowly we rot" che identifica alla perfezione cos'è l'esistenza umana (specialmente nella società dei normaloidi): Lentamente imputridiamo. 

O meglio: velocemente la società dei normaloidi mi fa schiattare prima del tempo, ché ero stazionaria dal 2004 e per merito della società dei normaloidi tirannoidi sono diventata un po' meno stazionaria.

Insomma, più che imputridirsi lentamente, qua si schiatta in fretta, nella società dei normaloidi. 😡 Comunque il motto Obituaryano resta sempre un gran bel manifesto esistenzialista, di un Esistenzialismo bello cruento, diretto e splatter (vade retro ateneo e vade retro linguaggio husserliano!), perciò in questo post parlo anche di Death e Brutal, pur non essendo così appassionata del genere, ma come si fa a non voler bene al Death Metal, e soprattutto a non voler bene ai Death Metallari  💘😍  che vorrei tanto vedere per strada, e invece mi tocca vedere i trappettari e i normaloidi 😖


Iniziamo dai Possessed, i padri del proto-Death Metal con il fantastico "Seven Churches"


Per poi passare direttamente ai miei preferiti, i Morbid Angel!




sul trono del Death Metal classico insieme a Loro: Death, Deicide e Obituary


Chuck, non ti abbiamo mai dimenticato 😭💔






Passiamo poi alla variante più tecnica e sperimentale del Death, il Techno Death della Sacra Trinità Cynic-Atheist-Pestilence











a cui aggiungiamo subito dopo anche i (oggi poco menzionati) Nocturnus


e i Benediction e Incubus



Tra i nomi seminali della scena Brutal Death menzioniamo i Cannibal Corpse, i Six Feet Under e i Vomitory




Tra gli italiani, Desecration (1991!)



Sadist ed Alligator, storici, e tra i primi a fare Death in Italia 



Attivi ai giorni nostri, i Cadaveric Crematorium


(che per la cronaca, ho regalato al mio migliore amico 😁)

Becerus (che ho pure intervistato https://intervistemetal.blogspot.com/2021/06/becerus-death-metal.html)



 Infine, menzioniamo anche i Dismember


e i Sinister del periodo "con Rachel alla voce" (Girl Power in Death Metal!)

in ordine sparso senza metterle in ordine di preferenza e validità (sono tutte importanti!) primi Entombed, primi Carcass, Napalm Death, Incantation, Immolation, Suffocation, Malevolent Creation, At the Gates, primi Sepultura, Bolt Thrower (primo gruppo Death Metal della mia vita che vidi nel 1998 sulle riviste Metal e di cui lessi le interviste)  


(ok, dai, a fine elenco mettiamo anche i Dark Tranquillity, almeno dei primi cd, anche se qualche Deathster duro e puro storcerà il naso, essendo già "Death Metal melodico" 😆)


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