"Perché ti scrivo tutto questo? Cosa significano queste confessioni lunghe e troppo intime? A questo punto forse ti sarai stufata, sbuffando avrai sfogliato una pagina dopo l'altra. Dove vuole andare, ti sarai chiesta, dove mi porta? è vero, nel discorso divago, invece di prendere la via principale spesso e volentieri imbocco umili sentieri. Do l'impressione di essermi persa e forse non è un'impressione: mi sono persa davvero. Ma è questo il cammino che richiede quello che tu tanto cerchi, il centro."

Uno dei più straordinari casi letterari degli anni Novanta, che ha appassionato lettrici e lettori di ogni età, racconta una storia forte e umanissima in forma di lunga lettera, scandita come un diario, di una donna anziana alla giovane nipote lontana.  è una lettera di amore e allo stesso tempo una pacata ma appassionata confessione a cuore aperto di un'intera vita che nel gesto della scrittura ritrova finalmente il senso della propria esperienza e della propria identità.

Un romanzo di alto valore poetico, un viaggio alla ricerca di ciò che più veramente ci appartiene e ci distingue.

Inizia così...

"Sei partita da due mesi e da due mesi, a parte una cartolina nella quale mi comunicavi di essere ancora viva, non ho tue notizie. Questa mattina, in giardino, mi sono fermata a lungo davanti alla tua rosa. Nonostante sia autunno inoltrato, spicca con il suo color porpora, solitaria e arrogante, sul resto della vegetazione ormai spenta."

Gli stralci più belli:

"Ti ricordi cosa ti dicevo negli ultimi tempi? Le lacrime che non escono si depositano sul cuore, con il tempo lo incrostano e lo paralizzano come il calcare incrosta e paralizza gli ingranaggi della lavatrice. Lo so, i miei esempi tratti dell'universo della cucina invece di farti ridere ti fanno sbuffare, Rassegnati: ognuno trae ispirazione dal mondo che conosce meglio."

"Adesso invece, prima dell'alba sono sempre sveglia. Così le giornate diventano lunghissime, interminabili. C'è della crudeltà in tutto questo, no? Le ore del mattino poi sono le più terribili, non c'è niente che aiuti a distrarsi, stai lì e sai che i tuoi pensieri possono andare soltanto indietro. I pensieri di un vecchio non hanno futuro, sono per lo più tristi, se non tristi, malinconici."

"Ci sono verità che portano in sé un senso di liberazione e altre che impongono il senso del tremendo. Questa appartiene alla seconda categoria. Dove finisce la catena delle colpe? A Caino? Possibile che tutto debba andare così lontano? C'è qualcosa dietro tutto questo? Una volta, in un libro indiano ho letto che il fato possiede tutto il potere mentre lo sforzo della volontà è solo un pretesto (...) poche pagine più in là, ho trovato scritto che il fato non è altro che il risultato delle azioni passate, siamo noi, con le nostre mani, a forgiare  il nostro stesso destino. Così sono tornata al punto di partenza."

"Verso i sessanta - io posso parlarne, li ho passati da un pezzo - quando la strada alle tue spalle è più lunga di quella che hai davanti, vedi una cosa che non avevi mai visto: la via che hai percorso non era dritta ma piena di bivi, ad ogni passo c'era una freccia che indicava una direzione diversa; da lì si dipartiva un viottolo, da là una stradina erbosa che si perdeva nei boschi. Qualcuna di queste deviazioni l'hai imboccata senza accorgertene, qualcun'altra non l'avevi neanche vista; quelle che hai trascurato non sai dove ti avrebbero condotto, se in un posto migliore o peggiore; non lo sai ma ugualmente provi rimpianto. Potevi fare una cosa e non l'hai fatto, sei tornata indietro invece di andare avanti."

"La sua presunta "perfezione" mi faceva sentire cattiva e la solitudine era il prezzo della mia cattiveria. (...) La rinuncia di sé conduce al disprezzo. Dal disprezzo alla rabbia il passo è breve. (...) Così si è accresciuto il senso di solitudine, capisci, ero costretta a risolvere ogni enigma con le mie sole forze, più passava il tempo, più mi interrogavo su ogni cosa, erano domande sempre più grandi, sempre più terribili, al solo pensarle facevano spavento."

"L'infelicità abitualmente segue la linea femminile. Come certe anomalie genetiche, passa di madre in figlia. Passando, invece di smorzarsi, diviene via via più intensa, più inestirpabile e profonda."

"Lo odiavo? No, ti parrà strano ma non riuscivo a odiarlo. Per odiare qualcuno bisogna che ti ferisca, che ti faccia del male. Augusto non mi faceva niente, questo era il guaio. è più facile morire di niente che di dolore, al dolore ci si può ribellare, al niente no."


Nessun commento:

Posta un commento