Luoghi Misteriosi in Italia

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Biella, Santuario Madonna di Oropa: attraversato il torrente, si può raggiungere la cappella di Sant'Eusebio, risalente al 1892. Su una colonna della cappella si vede una grande svastica, un simbolo precristiano.

"Il bisbiglio dei morti" nella chiesa dei S.Quirico e Giulitta, a Orta San Giulio (NO): questa chiesetta sorge all'interno del cimitero; la chiesa risale forse al V secolo ma venne rifatta (la navata destra venne trasformata in loculi per i defunti) Presso il muro della chiesa, dopo l'ossario, c'è una concavità nel muro, circondato da del muschio. Se si appoggia l'orecchio, si sente un mormorio lontano: si dice che sia il bisbigliare dei morti.

Como, chiesa S.Annunziata: a sinistra della facciata, vi è la Cappella dei Morti di Peste (1630) con una decorazione di ossa umane.

"La grata incomprensibile", Milano (Palazzo Castani, Piazza San Sepolcro 9): La piazza prende il nome da una chiesa che risale alle Crociate; di fronte alla chiesa vi è il Palazzo Castani: fondato su un edificio pagano, conserva un portale di stile bramantesco e la facciata è settecentesca.Il Palazzo presenta una particolarità curiosa: la finestrina che si apre alla destra del portale ha una vecchia grata incomprensibile, senza traccia di saldature, simile ad una maglia di ferro. Come venne prodotta?

Il Labirinto del Castello, a Somma Lombardo: il castello venne costruito nel XII secolo, poi rimaneggiato e ampliato. Nel cortile è riunita una raccolta di lapidi, cippi, are romane. Il giardino ha un labirinto delimitato da alberi di leccio; sorgeva anche un cipresso di 350 anni, abbattuto da un ciclone nel 1944. Dopo il castello, si trova una gigantesca statua del '600 che raffigura Diana Cacciatrice.


Storia di Rancate con Borghetto

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è un complesso agricolo molto antico che, a partire dal XIV secolo, risultava essere di proprietà dei monaci di Viboldone (per 405 pertiche) e a vari privati (le restanti 800 pertiche)

Rancate e il suo podere venne menzionato per la prima volta nel 1396, in un documento che ne attesta la compravendita di terre da parte dei monaci.

Rancate, con Borghetto, fu comune autonomo sino al 1754, quando fu aggregato a Viboldone.

Nel 1665 il conte Casati acquistò 800 pertiche e Rancate venne divisa, dopo diversi paesaggi, fra due soli proprietari: l'abbazia di Viboldone  e i Casati.

In Rancate, nelle case lungo la strada abitavano i contadini ed il massaro dell'abbazia; nella grande cascina posta alla fine della strada, di proprietà dei Casati, v'era il Borghetto (che costituiva un'entità a parte) isolato e racchiuso come era dai vari caseggiati che componevano l'ampissima cascina.

L'assetto delle case denota l'antichità del borgo: una scritta sbiadita indicava persino ove fosse ubicata la scuola rurale.

Murato su una vecchissima casa del Borghetto v'è uno stemma araldico (Nota di Lunaria: oggigiorno potrebbe non esistere più), che porta incisa la data del 1491.

Sempre nel Borghetto, circondata da un muro tra un rigoglioso giardino ed alte piante, vi è la chiesa di santa Maria.

Trattasi di una costruzione cinquecentesca, nominata per la prima volta nel 1563.

Una descrizione del 1692 la descriveva: "...l'oratorio, di proprietà del conte Giovanni Maria Casati, ha un solo altare di legno indorato, possiede un piccolo campanile con una sola campana ed il suolo è di mattoni, mentre sul piazzale antistante vi è il cimitero... (WOW! 😍💀 Nota di Lunaria)"

L'antico oratorio sussiste ancora, sommerso da frondose piante, e nel vederlo pare quasi che il tempo si sia fermato. (Nota di Lunaria: e infatti vorrei vedere Rancate, prima o poi... 😏)

Cascina Rancate fu visitata nel 1923 da Vittorio Emanuele III, re d'Italia.

Fu piantata, per l'occasione, nel cortile prospiciente la casa padronale, una pianticella, che ora è un albero (Nota di Lunaria: chissà se esiste ancora...)

Questa visita regale è ricordata da una lapide infissa nell'atrio d'ingresso della casa.

(Nota di Lunaria: io invece rivendicherò Rancate con album Metal appropriati... 😁)

Questa lapide porta con sé una piccola storia. Quando di seppe che il re sarebbe venuto a far visita a Rancate, i Grassi non avvisarono il proprietario del fondo, Renzo Sertoli-Salis; questo, saputo della visita, si arrabbiò, tanto da non rinnovare il contratto ai Grassi, che erano da generazione a Rancate.

Perciò, diede il fondo ad altri, i Benetti, facendo rimuovere la targa infissa sul muro della casa padronale della cascina dove era scritto "Ospite della famiglia Grassi, sua Maestà visitò il..." sostituendola con "Sua Maestà Vittorio Emanuele III re d'Italia onorava di sua visita questa azienda il 14 aprile 1923"

(io invece rivendicherò Rancate con "Ad Maiorem Metal Gloriam, un'altra grande Esclusiva Lunariale!" 😁)

I Benetti curano inoltre la cascina Castelletto e Francolino di Carpiano (non so se sia ancora così, ma anche Carpiano è sulla mia lista 😉. Nota di Lunaria)

Qui potete vedere Rancate con gmaps:

https://www.google.it/maps/place/20098+Rancate+MI/@45.3800706,9.264972,3a,15y,322.33h,91.02t/data=!3m7!1e1!3m5!1sMDTXaZB2Ri7thltVflbWug!2e0!6shttps:%2F%2Fstreetviewpixels-pa.googleapis.com%2Fv1%2Fthumbnail%3Fcb_client%3Dmaps_sv.tactile%26w%3D900%26h%3D600%26pitch%3D-1.0215955851084004%26panoid%3DMDTXaZB2Ri7thltVflbWug%26yaw%3D322.3263943700807!7i16384!8i8192!4m15!1m8!3m7!1s0x4786cfe33b3bbce3:0xa0a0267710e6152a!2s20098+Rancate+MI!3b1!8m2!3d45.3792544!4d9.2618117!16s%2Fg%2F11dyj4lxs!3m5!1s0x4786cfe33b3bbce3:0xa0a0267710e6152a!8m2!3d45.3792544!4d9.2618117!16s%2Fg%2F11dyj4lxs?entry=ttu&g_ep=EgoyMDI1MTAyOS4xIKXMDSoASAFQAw%3D%3D

DEVO ASSOLUTAMENTE RIVENDICARE QUESTA CAPPELLA! 😍 Me ne sono già innamorata!!!! 😍💀



"Il Gufo Innamorato" (Gaia Junior)

Owl è davvero una ragazza un po' strana: e non solo per via del suo pallore, dell'abitudine di saltare i pasti a scuola, o dell'antica, buia casa che condivide con due eccentrici genitori. Pochi riescono a sostenere lo sguardo dei suoi immensi occhi gialli, stranamente simili a quelli di un uccello notturno; e non c'è da stupirsene perché Owl è una mutante dalla duplice natura, che ogni notte si trasforma in gufo e vola nella foresta in cerca di prede.

Ma anche i "gufi mannari" hanno un cuore e Owl si innamora perdutamente del suo professore di biologia…

Un romanzo originalissimo, ironico e sorprendente, che affronta con rara delicatezza il tema fascinoso e inquietante della "diversità"

Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/gaia-junior.html

"La Ragazza dei Fiori Morti": recensione

Clara prepara i cadaveri. Li trucca, li veste di fiori, li rende presentabili per la veglia funebre, così chi li amati in vita può guardarli un'ultima volta con l'illusione che niente sia mutato. Nel passato di Clara ci sono abbandoni e violenze e forse per questo il suo presente è popolato solo dalla discreta vicinanza dei morti e dal silenzioso dialogo con i fiori. Ma tutto cambia nel momento in cui Trecie mette piede nel freddo laboratorio delle pompe funebri. Chi è quella strana bambina, troppo fragile ed indifesa per un posto del genere? Da principio Clara cerca di non far caso a lei, ma quando la ragazzina smette di andare a trovarla e l'agente Sullivan le chiede di collaborare alla soluzione di un brutto caso di pedofilia, un bivio si apre davanti ai suoi occhi. Se il Male decide di sfidarti hai solo due possibilità: lasciarlo vincere o combatterlo.


Commento di Lunaria: La vicenda è anche originale, specialmente per lo scenario nel quale si svolge (le descrizioni dell'obitorio, dei cadaveri, espresse anche con linguaggio "scientifico") ma viene rallentata da qualche intoppo narrativo (non sempre è chiaro il "filo logico" della vicenda, tra flashback e flussi di coscienza di Clara) e non si capisce, per lo meno per gran parte dei capitoli, dove voglia andare a parare (è una vicenda soprannaturale, con il fantasma di una bambina? Non lo è?) Qualche capitolo in meno (per un totale di 305 pagine) avrebbe reso il ritmo narrativo meno impaludato e più discorsivo; i personaggi sono ben caratterizzati ma qui e lì appaiono anche dettagli e disgressioni ininfluenti che sembrano "messi lì" per allungare a dismisura la storia (che, ridotta all'osso, in realtà non è per niente ingarbugliata ma qui e lì è stata narrata come se lo dovesse essere)

Mi è piaciuto e me lo ricorderò a lungo, ma non lo rileggerei una seconda volta.



 

Le Creature Fatate delle Acque

Info tratte da

Nei luoghi d'acqua corrente o sorgenti vi sono creature femminili dai piedi deformi che attirano i viandanti con il loro canto: nelle leggende del Biellese si racconta della Cattivora, una creatura dagli occhi verdi e mani con artigli, che attira i fanciulli o chi guarda l'acqua; in Calabria, dall'acqua stagnante delle cisterne emerge una strega altissima che corre velocemente per le strade di Paola.

Il Brenta, nelle Alpi vicino al monte Subiolo, pullula di fate e beatrichi (a volte orchi a volte folletti) che attirano i viandanti.

Una "Maddalena" abitava nel lago di Iseo o stava sulle rive per ghermire i bambini che giocavano sulla sponda. Non si sa che aspetto abbia, l'unica cosa che si conosce di lei è il braccio lungo e nodoso, con gli artigli affilati.

Anche nei laghi del Trentino, come il lago di Carezza, vi sono fate custodi di tesori; le Anguane (Aganis) sono bellissime fanciulle che si specchiano nelle acque mentre si pettinano, ma si pensa che abbiano anche dei piedi di capra.

A Roncone vi è la "la Grotta delle Anguane": uscivano di notte, adorne di campanelli, e attiravano i giovani; a Trento, alle falde del monte Bedolé, vi è il "Sass delle Guane"; a Vito d'Asio (Pordenone) è possibile vedere le impronte dei loro piedi in una caverna: le Anguane di questa zona rapiscono i bambini e se li mangiano.

Anche draghi e basilischi sono descritti come creature acquatiche.

Si pensava che i draghi-basilischi nascessero da un uovo deposto sul letame da un vecchio gallo e covato da un rospo; sulla testa portava una corona o pietra preziosa.

Un drago nero viveva in Valsugana, nei dintorni del Brenta, ed era possibile vederlo in estate quando si tuffava nel lago Rovetta.

Il drago più tremendo viveva in Liguria, ad Ameglia: fu cacciato da san Venerio; a Chieti, san Leucio uccise un drago, del quale resta una costola immensa custodita nella chiesa di Atessa.

nella Valle del Lys in Valle d'Aosta vi sarebbe la tana di un drago enorme.

Nello scomparso lago Gerundo, un lago paludoso della pianura Padana, viveva un drago chiamato Taranto; morì solo quando le paludi vennero prosciugate.

In Sud Italia vi sono molti luoghi associati ai draghi: Torre della Serpe (Lecce), Colle del Dragone (Calabria), Rocca del Drago, Gorgo del Drago (Sicilia)


Deformazioni estetiche

DEFORMAZIONE CRANICA: 

è una procedura per modificare in modo permanente la forma del cranio.

Si ottiene applicando, fin da bambini, quando le ossa del cranio non sono ancora fuse, una pressione prolungata in vari punti della testa per ottenere un profilo schiacciato e allungato o conico.

Nell'Egitto di 3000 anni fa la deformazione cranica era già praticata, così come in centro e sud America; questi crani deformati sono così bizzarri da aver dato origine alle teorie del complotto sull'ibridazione di uomini e alieni.



Avere una testa allungata e appiattita era un simbolo di bellezza e nobiltà presso le classi dominanti degli Inca e Maya, che comprimevano le teste dei neonati con tavolette di legno e strisce di tessuto.

In Nord America la pratica era diffusa tra i Choctaw e gli Chinookan, che associavano le teste tondeggianti alla schiavitù e quelle allungate al benessere.

Tra i nativi della Papua Nuova Guinea e Australia la lunghezza del cranio femminile era ritenuta attraente e un simbolo di intelligenza.

Anche i Mangbettu del Congo e i Dayak del Borneo bendavano le teste per ottenere la deformazione cranica.

Infine, la deformazione cranica fu in uso anche in Europa: fu introdotta in seguito alle invasioni di Unni e Alani (i cui re sulle antiche monete erano raffigurati col cranio deformato) e si diffuse nell'Alto Medioevo. 

Col tempo questa pratica venne abbandonata, tranne che in Francia, dove sopravvisse in Tolosa fino al XX secolo; il significato iniziale di nobiltà era perduto, ma una testa artificialmente allungata era considerata prestigiosa; anche le ostetriche consigliavano ai genitori la fasciatura della testa per i neonati.

Nota di Lunaria: in effetti, la moda medievale gotica prevedeva, per le donne, la rasatura ben oltre la metà della testa (per far risaltare la fronte spaziosa) e i cappelli a cono col velo che "allungavano la prospettiva" 


UNGHIE DELLE DITA ESTREMAMENTE LUNGHE: 

La presunta origine della decorazione cosmetica delle unghie risale all'antica Cina ed Egitto, 5000 anni fa.

Questa pratica indicava la propria posizione sociale.

Nella Cina della dinastia Qing (1644-1912) avere unghie lunghissime non era una caratteristica molto considerata. Fu solo nell'ultimo periodo che imperatori e nobili Manciù iniziarono ad associare la lunghezza di alcune unghie della mano alla ricchezza, ponendosi al di sopra di ogni necessità di lavoro manuale.



Uno degli esempi più famosi di questa pratica si può osservare nei ritratti dell'imperatrice Cixi (1835-1908): le sue unghie superano i 7-8 cm di lunghezza. In quel periodo l'usanza si diffuse anche in Vietnam.

Durante il XIX, le donne di rango portavano unghie lunghissime sul mignolo e sull'anulare che proteggevano con "custodie" su misura, realizzati in oro, argento, rame, tartaruga e giada con decorazioni ad intaglio e pietre preziose, con motivi floreali e di buon auspicio; questi gioielli servivano a creare un ulteriore allungamento dell'unghia.

Ancora oggi alcuni uomini cinesi portano l'unghia del mignolo lunga fino all'ultima nocca dell'anulare, per auspicare fortuna, salute, virilità.


DEFORMAZIONE DEL PIEDE: IL "LOTO D'ORO": 

Questa pratica, diffusa in Cina fino al ventesimo secolo, prevedeva l'applicazione di strette fasciature ai piedi delle bambine, per ridurre le dimensioni del piede.

Inizialmente diffusa solo alle classi alte, poi si diffuse a tutte le classi sociali.

I piedi così minuscoli erano ritenuti attraenti perché associati all'idea di ricchezza (la donna in queste condizioni non poteva lavorare e spesso neanche camminare) e poi all'idea di disciplina, verginità, educazione tradizionale.



La deformazione dei piedi prevedeva legature di tessuto molto strette: l'alluce veniva escluso, le altre dita erano slogate e ripiegate sotto la pianta del piede; la posizione innaturale deformava la struttura ossea con dolori atroci; la ragazza poteva camminare a stento sui talloni, che si ispessivano.

La lunghezza finale variava dai 12 ai 7,5 cm.

Gli effetti comuni erano paralisi, atrofia, infezioni.

L'ultima fabbrica che produceva le scarpette di seta per i "piedi di loto" cessò la produzione nel 1998.


MUTILAZIONI PER L'ELABORAZIONE DEL LUTTO:

I Dani sono stanziati in una delle zone più remote della Papua Nuova Guinea. Quando una persona della comunità muore, le donne parenti prossime del defunto si amputano una falange del dito, come forma di rielaborazione del lutto. 

Raramente l'amputazione può riguardare anche alcuni uomini.


Non si conosce l'origine di questo rito, chiamato "Ikipalin" o il motivo per cui riguardi le donne anziane, ma era già consolidato quando i primi europei entrarono in contatto con i Dani e continua ad essere praticata nonostante i divieti.

La mutilazione viene eseguita con uno scalpello di pietra affilata e subito dopo il dito viene cauterizzato per fermare l'emorragia e favorire la formazione di un'estremità callosa per sostituire il polpastrello.

In altri casi, l'estremità del dito viene legata stretta per causarne la necrosi.

La falange mozzata viene bruciata, le ceneri sepolte o conservate oppure può essere essiccata e infilata in una collana che può contare anche tre o quattro dita.

Una possibile spiegazione potrebbe essere quella simbolica: le dita della mano sono distinte ed uniche, ma devono lavorare tutte insieme per raggiungere un obiettivo.

Così come la perdita di un dito riduce la funzionalità della mano, la perdita di un membro della comunità compromette l'armonia e inoltre il dolore fisico può esprimere e diminuire il dolore emotivo. Il dolore fisico può essere forte ma guarire velocemente, quello emotivo può durare anni.


IL RITO DELLA TUCANDEIRA

Il popolo dei Sateré Mawé vive al centro dell'Amazzonia brasiliana: tra le loro tradizioni vi è la Tucandeira, una danza rituale e propiziatoria che sancisce il passaggio dei ragazzi al mondo degli adulti e include una delle prove di coraggio più dure al mondo.

Tucandeira è il nome della formica pallottola (Paraponera clavata), dotata di un pungiglione capace di iniettare un veleno non letale ma molto doloroso.

La cattura di queste formiche avviene con dei bastoni di bambù svuotati che vengono infilati nelle buche del terreno e degli alberi.

In seguito, vengono lasciate in un recipiente con acqua dove sono state macerate foglie con proprietà anestetiche: le formiche intorpidite vengono infilate, con il pungiglione rivolto verso l'interno fra le trame di grandi guanti a manopola intrecciati con fibre vegetali e decorate con piume colorate.

Tutto il villaggio si riunisce con canti e balli e bevute di liquore di manioca fermentata; i giovani che devono sostenere la prova infilano le mani nei guanti per 5, 10 minuti; nonostante le mani siano annerite con una tintura repellente estratta dalle bacche di jenipapo, le formiche pallottola pungono molte volte i ragazzi, che crollano con dolori atroci; le braccia possono restare paralizzate per ore o giorni.

Questo rito andrà ripetuto più volte nel corso degli anni.



DECORAZIONI NASALI

Dai piercing agli ornamenti in oro delle civiltà precolombiane sono molti gli esempi di decorazioni per il naso.

Gli Atapani dell'Arunachal Pradesh, in India, sono famosi per le modificazioni corporee delle donne: vengono inseriti, su entrambi i lati del naso, dei piattelli di legno scuro.

Nel tempo, il diametro dei piattelli diventa sempre maggiore, fino a deformare il naso, senza compromettere la respirazione.


Non è chiaro perché sia nata questa pratica ma sembra che servisse ad evitare che gli abitanti delle regioni vicine rapissero le donne Atapani; così, la deformazione del naso servì a rendersi repellenti ad occhi altrui ma divenne anche simbolo di orgoglio e appartenenza alla comunità.

Oltre al piattello, gli Atapani si tatuano delle righe su fronte, naso e mento utilizzando del nerofumo mescolato a grasso di maiale, forse per rappresentare le rughe.

Negli anni '70 il governo indiano proibì queste deformazioni, ma le ultime donne Atapani che presentavano i piattelli nasali e i tatuaggi erano molto orgogliose del forte senso di appartenenza.

Un altro esempio di ornamento nasale è quello indossato dagli Asmat, gruppo etnico in Papua Nuova Guinea: indossano grandi piattelli a mezzaluna dalle punte arricciate ricavati da conchiglie e da ossa umane (gli Asmat erano cacciatori di testa e cannibali)


Dopo aver aperto il setto nasale, la parte di cartilagine che divide le narici, il piattello era inserito nel foro in modo che le punte uscissero da entrambi i lati del naso per simulare le zanne di un cinghiale.

"Le donne giraffa"


Storia di una Cascina: Cascina Rampina

Nota di Lunaria: vidi queste zone nel 2019 (perciò le foto che ho fatto risalgono a quel periodo) Vorrei tornarci, anche per fotografare molto altro e riaggiornare la ricerca... intanto, sullo stesso argomento:

https://intervistemetal.blogspot.com/2025/10/storia-di-una-cascina-cascina-pistola.html

Info tratte da

Costruita forse verso la prima metà del XVI secolo dai Brivio, deve il suo nome al fatto di essere stata eretta su un terreno posto in cima ad una breve salita dal Lambro: una rampina.

Questa dizione è già tale nel 1516 quando Francesco Brivio cedette in affitto ai fratelli Fiocchi il mulino della Rocca, posto sulla Roggia Nuova, ed un prato vicino, detto della Rampina.

La costruzione prese quindi nome dal prato su cui venne eretta.

Da un libro del 1532 si legge: "Coerentia da una parte la strada maestra che da Milano va a Melegnano, incominciando a la campagna de Zivido andando sino alla Hosteria de la Rampina del Magnifico Signor Dionisio de Brippio..." 

Questa è la data più antica in cui viene specificatamente nominata la Rampina come Osteria, che si trovava (e trova) su una grande strada di comunicazione; venne trasformata anche in locanda con stallazzo per i viaggiatori.

Nel 1560 vi abitavano 19 persone, tra addetti alla locanda e personale agricolo.

Ancora oggi una scritta sbiadita sopra il portone, dipinta in rosso avverte i clienti disattenti della trattoria dell'antichità della Rampina.

(Nota di Lunaria: non mi ricordo di aver visto la scritta dipinta in rosso, nel 2019, quando andavo spesso in quelle zone, ma ben visibile c'è il cartello del ristorante)

Un'altra scritta ormai quasi interamente scomparsa (Nota di Lunaria: scomparsa del tutto, credo) posta sopra una porticina sul fianco destro dell'edificio, raggiungibile dopo aver salito pochi gradini, avverte che lì vi era una scuola rurale, per i ragazzi delle cascine vicine, chiusa nel 1959.





















19 Ottobre 2025: Fiera del Disco a Busto Arsizio!

19 Ottobre 2025: fiera del disco a Busto Arsizio! 😍💜😍 Tra le varie fiere che frequento, Busto Arsizio è la mia preferita, quella più fornita in assoluto! 😍🤘 C'erano così tante cose belle, che praticamente mi sono fermata fino alle 16 passate 😋 (ed ero già lì in mattinata 😏)

Ho preso "Awake" dei Dream Theater (in un anno sono riuscita a recuperare una mini discografia di album consigliati nel Prog Metal 😁 dopo che per tanti anni non ho mai considerato il Prog Metal 😕 in un anno mi sono comprata quasi tutti gli album capolavori dei DT e i Queensryche!)




"Saint Vitus" dei Saint Vitus (che non è il debut album, ho scoperto, bensì un nuovo album pubblicato nel 2019 con Scott Reagers, e che mi era sfuggito, infatti ero rimasta a "Lillie: F-65" che però non mi aveva entusiasmato, se paragonato ai grandi capolavori dei Saint Vitus!) che devo ancora ascoltare (e però, che brutto l'artwork 😖e il digipack in "cartone ruvido poroso" 😖 è pure "intoccabile"!)

I Tygers of Pan Tang, che cercavo da anni!, 


😁

(adesso per completare una mini discografia di album NWOBHM mi mancano solo Demon e Samson! 😁)

Ma soprattutto la sorpresa è stata trovare gli ormai dispersi (anche nella memoria di quasi tutti) Stramonio!

Gli Stramonio, band Prog Metal italiana, esordirono con questo "Seasons of Imagination" (2000) (qui potete sentirlo per intero https://www.youtube.com/playlist?list=PLpMexPCfMjIe8ZsrMQUU7X0uSN01fXcsI)

Recensito su Psycho! e su altri giornali, il loro singolo "Ashes in the wind" venne pubblicato sulla compilation "Psychosonic" e io non li ho mai dimenticati! Anche per la stupenda copertina (un'illustrazione di Luis Royo, disegnatore che a quel tempo andava tantissimo, infatti anche Geasa e altre band usarono le sue opere)

Furono tra le prime band che ascoltai, quando ero ancora agli inizi, nell'imparare generi e sottogeneri... In effetti, furono la mia prima band Prog Metal oltre che tra le prime band italiane che ascoltai in quel periodo (1998-2000).

Ieri appena li ho visti, li ho comprati subito, proprio per nostalgia. 😍

Ascoltato oggi, questo loro album si riconferma ancora un grande album (e giustamente all'epoca venne recensito benissimo) un Prog Metal (che di tanto in tanto cita qualcosina sul Power andante, del resto nel 1999 andava moltissimo il Power Metal) e che suona ancora più all'avanguardia di come già suonasse a quel tempo!

Aprendo il cd, ho visto che hanno incluso anche la traduzione dei testi, in italiano!  🖤😍

Bellissimi, trascriverò qualcosa nei prossimi giorni: si leggono proprio come se fossero delle vere poesie. 

Intanto, recuperateli su Youtube 🤘🖤

P.S Sempre parlando di band italiane esordienti ospitate su Psychosonic o recensite su Psycho! tra il 1998 e il 2001, scomparse ma che non ho mai dimenticato, nella scena Prog\Power Metal cito anche gli Sherpa, i Pandæmonium, i Desdemona, O.D.I., Darcloud, Wyrm e i Fallin' Time. 

Ho speranza di recuperarli a qualche banchetto "del vintage" alle fiere del disco!🤘