Aker, Doppio Leone, Salma del Sole e la Mummia del Grano

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In uno scritto alchimistico "La Profetessa Iside a suo Figlio" si trova menzionato Acharontos; viene subito da pensare all'Acheronte, il fiume infernale dei Greci, ma poiché le immagini e le idee del testo sono di provenienza egizia, occorre cercare quale altra figura o divinità infera sta dietro quel nome.

C'è un dio - o concetto - egizio chiamato Aker o Akerou. 

Il dio è rappresentato da due leoni seduti dorso contro dorso; tra le schiene dei due animali c'è talvolta il disco del Sole (Nota di Lunaria: ci si ricordi che in Alchimia è presente l'immagine allegorica del "Leone verde che mangia il Sole")


Questa figura si chiama Rwti, ovvero il doppio leone, e rappresenta dio o la parola, Aker. Aker viene raffigurato come doppio leone (o come doppio cane o come Ieri e Domani) perché nella mitologia egizia quell'immagine simboleggia il momento della resurrezione del dio solare: ieri era morto, domani sarà di nuovo vivo.

La mezzanotte, momento in cui il Sole è nel punto più basso del suo corso e comincia a risalire, segna il passaggio dalla morte alla vita, dall'ieri al prossimo giorno. Il momento più basso dell'enantiodromia e della resurrezione è appunto Aker, poiché Aker significa "quel momento" ma anche il luogo e la situazione, la situazione di morte e resurrezione, di ieri e domani, di resurrezione e rigenerazione del dio Sole. Talvolta Aker non viene rappresentato come il punto più fondo degli inferi, ma come la porta dell'Aldilà custodita dal doppio leone. Così Aker è la fusione di due idee: è tanto l'entrata all'Aldilà, il limen, quanto il punto più profondo degli inferi stessi. 

Aker è uno spazio che contiene i morti, o le immagini di ogni cosa esistente. Non è soltanto il doppio leone o la porta dell'Aldilà, ma anche quel misterioso spazio infero in cui stanno i morti e le immagini.

Egli è la grande immagine che porta il corpo - la salma - del dio Sole.

Il Sole illumina tutto ciò che giace tra le braccia di Aker, il quale raccoglie le ossa sparse del suo corpo e le rimette insieme; è l'agente della riunione delle ossa e delle membra del dio, coerentemente con uno dei grandi temi del "Libro dei Morti".




La resurrezione di Osiride è stata spesso rappresentata mediante la similitudine della resurrezione del grano. Nella tarda antichità c'erano dei rituali in cui si tagliava e si svuotava un pino, a rappresentare il corpo di Iside, o la bara, simbolo della Dea Madre.



In esso veniva deposto del grano o dell'orzo, che veniva poi innaffiato e messo al sole, finché non germogliava: si celebrava così un rito primaverile di resurrezione.

Nel museo del Cairo si può ancora vedere la Mummia del Grano. In una specie di scatola piatta contenente della sabbia si seminava del grano in forma di mummia di Osiride, che, innaffiato, germogliava e poi appassiva. Questo oggetto era noto come giardino di Osiride e rappresentava la resurrezione dei morti.

Il procedimento veniva ripetuto in ogni classico funerale egizio: si metteva del grano dentro le bende della mummia, e quando il grano cominciava a germogliare si pensava che il defunto fosse risorto.

Questi atti rituali, nelle loro forme più tipicamente magiche e primitive, venivano realmente compiuti sulla mummia del morto.

Così il processo della morte del grano nella terra e della sua rinascita era collegato con l'idea della resurrezione, prima del dio Osiride e poi di ogni essere umano.








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