La Dottoressa della Rosa Bianca: Benedetta Bianchi Porro

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Lei era Benedetta Bianchi Porro, morta giovanissima a 28 anni (1936-1964). Era nata a Dovadola (Emilia Romagna)

Voleva fare la Dottoressa, perché, fin da bambina, aveva gravi problemi di salute: Benedetta la conosceva bene la sofferenza, per questo voleva studiare le malattie, per aiutare gli altri.

Nel suo Diario scriveva "Ho sempre sognato di diventare medico. Voglio vivere, lottare, sacrificarmi per tutti gli uomini"

A causa della poliomielite, che le aveva bloccato lo sviluppo di una gamba, zoppicò per tutta la vita e fu vittima di derisione e di emarginazione (si chiama abilismo: derisione e discriminazione contro le persone disabili). 

Non solo non si lasciò abbattere dai pregiudizi e dai preconcetti ma non permise neppure alla malattia di spegnerle la forza di volontà: voleva diventare Dottoressa. 

Nonostante la deformazione della gamba, nonostante la debolezza degli arti, Benedetta aveva una gran voglia di vivere, fin da bambina amava leggere e studiare. 

A 17 anni iniziò a studiare prima Fisica e poi Medicina. 

è in questo periodo che oltre alla gamba menomata deve sopportare anche la sordità.

Studiò Medicina fino all'ultimo, con tutto che la sua patologia progrediva, causandole orrende paralisi al volto e agli arti, privandola dell'udito e poi della vista, studiò e con tutto che aveva difficoltà a sentire, ostinata, proseguì gli studi (inizialmente non aveva superato alcuni esami di Anatomia)

Ad un professore che, con disprezzo, l'aveva maltrattata (Benedetta chiese di poter ricevere le domande dell'esame per iscritto, perché non ci sentiva, e questo suscitò l'ira del professore che non ammetteva che un sordo potesse diventare medico) Benedetta replicò ripresentandosi nuovamente all'esame di Anatomia, questa volta superandolo. 

 Un grande esempio di emancipazione e di coraggio femminile davanti al calvario della malattia e alla derisione "degli altri".

Pur sapendo che la malattia (una neurofibromatosi diffusa) non le lasciava scampo devastandole il corpo, fino all'ultimo è andata avanti a studiare per diventare Dottoressa.

In un periodo storico dove "la gloria se la prendono" i servi di Big Pharma, la figura di Benedetta merita di essere riscoperta (e imitata)

Viene da pensare che se la malattia non l'avesse falciata via a 28 anni, avremmo avuto una Grande Dottoressa pronta a soccorrere i malati, al contrario di certi personaggi spregevoli che quei malati (e i sani...) li hanno danneggiati e devastati.

Si dice che al momento della sua morte fiorì nel suo giardino una rosa bianca.

Le sue spoglie sono custodite nell'Abbazia Benedettina di S.Andrea a Dovadola.


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