Recensione a "L'Ultimo Mago"






 "L'Ultimo Mago" di Jeremy Selenius [pseudonimo di Antonio di Piero]

Trama:  In un college per sole ragazze una presenza mostruosa, non umana, si aggira nei pressi di un pozzo nel giardino dell'istituto. Sette anni prima, una ragazza era stata gettata in quel pozzo e ora altre morti inspiegabili avvengono in quei dintorni. I professori indagano ma...

Le pagine più belle: 40-41 

Si girò e rimase pietrificata. Aprì la bocca per urlare... ma quella cosa glielo impedì.Quella cosa era una figura alta più di due metri. Un'ombra nera e lucente, da cui sporgevano due protesi d'acciaio, alle estremità delle quali si snodavano due rostri luccicanti e prensili, simili alle braccia automatiche dei laboratori scientifici dietro pareti stagne. Quei rostri avevano tre dita, anch'esse metalliche. L'afferrarono alla gola. Norma cominciò a dibattersi come un pesce e a menare calci all'impazzata, accecata dal terrore. Non poteva urlare, perché l'artiglio la serrava all'altezza della carotide. Il mostro la stava trascinando verso gli alberi. Si dibatteva inutilmente. Fece una cinquantina di metri serrata tra le braccia d'acciaio di quell'essere. [...] Era un corpo massiccio e scattante, vestito di una tunica di seta o raso nero, lunga fino ai piedi. Anche il volto era coperto dalla stessa stoffa, lasciando scoperti solo gli occhi. Due occhi felini, fosforescenti di una luce giallastra ed elettrica. Al termine delle maniche apparivano i due micidiali e schifosi rostri. Due protesi di alluminio grandi come tronchesi. Non riusciva ad urlare... non riusciva nemmeno a muoversi. Paralizzata completamente dalla paura. Era ai piedi di quell'essere diabolico. Il cappotto e la gonnna erano strappati in più punti. I due occhi presero a fissarle qualcosa... Fissavano la carne nuda e bianca delle cosce scoperte. Con un gesto istintivo tentò di alzarsi e scappare. Scattò di lato. Ma non fu tempestiva. Il mostro fu molto più rapido. La bloccò a terra con un piede gelido e pesante. Una scarpa metallica enorme e piatta. L'arto le premeva lo sterno fino a soffocarla. Lentamente i due rostri si portarono sotto le pieghe della tunica setosa, all'altezza del ventre. Afferrarono, facendola fuoriuscire dalla stoffa, una cosa cilindrica ed enorme. Un oggetto scuro e nodoso, largo come un palo. Un fallo corneo e incallito, come costituito da tendini diventati duri cartilagini, impastate alla pelle e ai muscoli. Un fallo puntato nella sua direzione come una condanna. Uno strumento di infernale tortura contro cui nessuno avrebbe potuto resistere senza schiantarsi. Lentamente l'ombra si chinò su di lei afferrandole con la protesi la stoffa dei vestiti e strappandola via con un sol colpo lasciando il ventre della ragazza a nudo. Norma perse i sensi al primo contatto gelido di quello strumento contro la sua bianca carne. Il mostro omicida sollevò il corpo seviziato di Norma e lo gettò nel pozzo.