Crisi economica e razzismo

Info tratte da


Il progressivo diffondersi della crisi economica nell'Inghilterra degli anni Settanta alimentò un senso di insicurezza, mentre i mass media mostravano l'arretramento della Gran Bretagna rispetto alle nazioni sviluppate. Negli anni Settanta, soltanto il 17% degli inglesi si proclamava "fiero dell'Inghilterra"; nel 1965 lo era il 41%.
Uno scrittore, Hanif Kureishi, di madre inglese e padre pakistano, commentava così quel periodo di crisi in Gran Bretagna: "I comici televisivi usavano i pakistani come bersaglio del loro umorismo. Le loro battute avevano un notevole contenuto politico, contribuivano a creare una precisa visione del mondo. La riduzione dell'odio razziale a battuta serviva a due cose: a esprimere un punto di vista collettivo (sanzionato dal fatto di essere trasmesso dalla BBC) e a esaltare il disprezzo di milioni di salotti inglesi. Io sentivo i genitori dei miei amici parlare, con odio, con violenza, della questione razziale o dei "paki", ero imbarazzato e temevo di venir identificato come uno di quegli alieni ripugnanti. Mi riusciva quasi impossibile rispondere a domande sul luogo da cui venivo. Il termine "Pakistano" era stato trasformato in un insulto. Non volevo usare quel termine per me stesso. E non potevo sopportare di essere me stesso."

Su questo tema, vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/purezza-misoginia-e-razzismo.html

APPROFONDIMENTO tratto da

 
Viviamo in una società in cui ci sentiamo spesso minacciati. La mondializzazione, le catastrofi naturali, la crisi economica, le difficoltà della vita quotidiana. Abbiamo la sensazione di non riuscire più a far fronte a minacce che sono spesso indefinite e imprevedibili. Ci sentiamo senza difese e incapaci di agire, di conseguenza abbiamo paura. Una paura indistinta che trasferiamo sugli altri, soprattutto gli stranieri.
La xenofobia è una reazione che rivela le contraddizioni di una società sempre più disgregata e incerta. "Attraverso la xenofobia si manifesta la paura di chi, al di là del passaporto, è diverso da noi fisicamente, ma anche sul piano della cultura, della religione o degli stili di vita. Le caratteristiche dell'altro, però, sono solo un pretesto per poter proiettare su di esso le nostre angosce. Rifiutando l'altro a partire da questa o quella caratteristica, la xenofobia mette in moto una dinamica che giunge perfino a negare l'umanità dell'altro, dichiarandolo non umano in quanto integralmente diverso da noi. La disumanizzazione dell'altro è una delle conseguenze più gravi della xenofobia."
"Per lo xenofobo diventa impossibile vivere insieme agli altri, nei confronti dei quali agisce un vero e proprio tabù. Gli altri sono percepiti come esseri impuri, la cui presenza minaccia una comunità idealizzata come pura e quindi da preservare da eventuali contaminazioni (Nota di Lunaria: questo, ovviamente, è il ritornello che si legge per gran parte dell'antico testamento: il dio javè, propriamente, è un dio xenofobo). In questo modo nasce lo straniero assoluto, che diventa una minaccia globale da cui ci si deve difendere. Condotto alle estreme conseguenze, tale ragionamento produce il razzismo, vale a dire la forma più radicale della xenofobia."
La xenofobia nasce anche da una crisi di identità?
Certamente, ma non è combattendo chi è diverso da noi che si rafforza la nostra identità. Al contrario la coscienza della propria identità si accresce nel dialogo con l'altro da sé. In ogni caso, è vero che la xenofobia nasce quando un'identità si sente fragile di fronte a minacce non immediatamente riconoscibili. Per di più la mondializzazione, oltre a rimettere in discussione la nostra identità, minaccia la nostra capacità di agire. Sempre più spesso ci sentiamo deboli e impotenti. In alcune situazioni, assistiamo ad un vero e proprio crollo dell'Io. Allora diventa facile scaricare la responsabilità di tale situazione su qualcun altro che è riconoscibile attraverso questa o quella caratteristica specifica. La minaccia imprecisa e sfuggente diventa così immediatamente identificabile e quindi più facile da respingere. è la dinamica del capro espiatorio.

E veniamo ora alla psichiatria asservita al colonialismo bianco!


"Quando gli schiavi del sud se ne sono andati per trovare la libertà, non era perché desideravano essere liberi: soffrivano di "drapetomania", da "drapetes", schiavo fuggitivo e da "mania". (Szasz, uno dei primi a porre l'accento sui crimini e le idiozie della psichiatria)


Per approfondimenti vedi il fondamentale


https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/i-crimini-della-psichiatria-raccolta-di.html

E la cura psichiatrica qual'era, per curare la "drapetomania" che "rendeva malati psichiatrici" i neri?
Ma ovviamente, le frustate del bianco.


"Attraverso impressioni forti e dolorose, catturiamo l'attenzione del paziente, lo abituiamo a un'obbedienza incondizionata"
(J.Reil, psichiatra)
"Il terrore agisce in maniera forte sui corpi attraverso la mente e dovrebbe essere impiegato nella cura della pazzia" (Benjamin Rush, psichiatra)
"La storia della psichiatria è un storia di accettazione e isolamento, di integrazione e segregazione. Ma in Germania abbiamo raggiunto il massimo della crudeltà." (T.Urbahn, psichiatra e studioso di storia)


Cronaca dei giorni nostri: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/non-solo-bibbiano-parlate-anche-di.html






Intanto qui riporto l'approfondimento su Benjamin Rush
"il padre della psichiatria". C'è da rabbrividire!


P.S e pensare che torturerebbe anche me e solo perché sono anticristiana...
Benjamin Rush (1746-1813) fu generale medico dell'esercito coloniale, professore di fisica e preside della facoltà di medicina all'università dela Pennsylvania. è l'indiscusso padre della psichiatria americana.

Essenzialmente, per lui tutto era malattia mentale: terrore, cattivo umore, vergogna, ira, menzogna, alcoolismo, omicidio e furto.
è colui che "scoprì" il concetto di malattia mentale, che chiamava "squilibrio nel principio di fede o nella facoltà di credere. Questa facoltà della mente è soggetta a disordine oltre che a malattia: e cioè, ad una incapacità a credere cose che sono confermate da tutta l'evidenza che di solito rafforza la fede".
Insomma, per Rush, le persone che "negano di credere nell'utilità dei medici" (cioè, quelli come lui...) e "le persone che si rifiutano di accettare la testimonianza umana a favore delle verità della religione cristiana, credendo invece a tutti gli eventi della storia profana".
Insomma, per Rush, fervente cristiano, tutto ciò che non era cristianesimo e/o che non gli piacesse, era da considerarsi "malattia mentale" e andava "curato" tramite internamento psichiatrico quale "metodo di trattamento terapeutico".
Per mantenere "tutto controllato", ovviamente, giustificava anche la tortura: verga, frusta, astinenza da cibo, immobilizzazioni, salassi, isolamenti, privazioni della luce e del sonno, acqua ghiacciata; si ispirava persino ai metodi usati dagli allevatori per domare i cavalli!

Questa intolleranza di Rush si spingeva anche contro chi beveva alcool o fumava. Nelle sue battaglie contro tabacco e alcool l'argomentazione non era basata su una corretta informazione medico-scientifica ma l'intimidazione era basata sulla minaccia. Rush considerava l'intera società "sua paziente" ed era convinto di essere il più grande medico americano di sempre!!!
Ma tanta arroganza e strafottenza lasciava il posto anche all'ipocrisia: Rush condannava i fumatori ma si guardava bene dal fiatare contro i suoi facoltosi amici proprietari terrieri di coltivazioni di tabacco!
Condannava la menzogna e chi mentiva (considerandolo pazzo) ma giustificava che i medici come lui potessero mentire "per il bene del paziente".
Credeva che per curare la pazzia, il medico dovesse avere il diritto assoluto di totale controllo sul "paziente" e che era lecito usare il terrore per far sottomettere i "pazienti" all'autorità del medico.
Per Rush "il terrore agisce potentemente sul corpo attraverso la mente e dovrebbe impiegarsi nella cura della pazzia".
Per terrorizzare un "paziente" era necessario internarlo in un manicomio e lasciarlo alla mercè dello "staff medico".
Gli stessi contemporanei di Rush facevano notare che rinchiudere qualcuno privandolo della libertà era in contraddizione con la libertà personale. Rush ebbe a rispondere, stizzito, che "Non sia mai detto che l'internare siffatte persone in un ospedale sia una violazione della libertà personale, incompatibile con la libertà garantita dai nostri governi" e risolve "l'argomentazione" paragonando gli alcoolisti ai ladri: "non si usa questa argomentazione quando si imprigiona un ladro [...] deve quindi essere ovvio che la sicurezza e la prosperità di una comunità saranno meglio difese con l'internare un alcoolizzato."

Rush paragonava i "pazzi" ad animali selvaggi che è dovere del medico domare e creò lui stesso dei marchingegni per torturare le persone: il "tranquillizzatore" (una sedia dove il "paziente" veniva legato mani e piedi, con la testa immobilizzata) e il "girotore", una tavola rotante sulla quale i "pazienti" venivano assicurati con cinghie e fatti ruotare a velocità terrificanti di modo che il sangue fluisse veloce alla testa.
Rush era addirittura convinto di aver creato queste cose, ispirate dagli strumenti inquisitori!, per "considerazioni umanitarie" (!) Anche i suoi contemporanei ebbero da far notare che più che strumenti di guarigione erano strumenti di tortura e che "le cure" di Rush (che prevedevano anche l'avvelenamento con mercurio e pesanti salassi ripetuti) avevano spesso provocato decessi.
Neanche a dirlo, il mondo psichiatrico anche attuale se ne guarda bene dal criticare Rush: il suo ritratto adorna lo stemma ufficiale dell'associazione psichiatrica americana.
Esattamente come altri "paladini fondatori" delle religioni e delle misoginie (Aquino, Confucio, Aristotele, Maometto...) vengono idolatrati e guai a dire mezza parola contro di loro, anche Rush è venerato dagli psichiatri: "Il suo cuore si rivoltò contro l'inumano trattamento dell'infermo mentale", "Rush si adoperava a fare del bene anche quando si comportava nel suo modo peggiore... egli si preoccupò sempre, per quanto violenti fossero i suoi metodi terapeutici, di essere umano...", queste frasi estrapolate da libri di psichiatria danno idea di che razza di idolatria si porti a questo loro "padre fondatore intoccabile"!

Non c'è una stima di quante persone torturate con "il tranquillizzatore" o il "girotore", i salassi, l'uso del mercurio (!) e gli altri celebri metodi rushiani, siano decedute a seguito di queste "cure"; si può stimare senz'altro che furono dozzine le persone che morirono o vennero menomate. Rush non era differente da Torquemada: i "trattamenti terapeutici" si sostituiscono alle torture inquisitorie.
Il padre della psichiatria, a chi analizza i fatti obiettivamente, appare come un individuo autoritario, tirannico, violento, fanatico, intollerante e sadico. Vedeva la malattia ovunque ed era pronto ad usare le misure più spaventose per "spazzare via il flagello"
Vale anche la pena far notare, brevemente, che la stessa vita dei figli di Rush (e probabilmente anche della moglie) fu tragica: in particolar modo uno di essi, John, sottomesso all'autorità paterna inflessibile, non solo si umiliava scrivendo al padre che "avrebbe potuto prendere il posto dei servi o pulire la sua stalla" ma tentò anche il suicidio e venne internato dal suo stesso padre, che ne divenne a tutti gli effetti il carceriere.

IL RAZZISMO DI BENJAMIN RUSH


Non è solo misogina, la psichiatria, ma agli inizi era pure razzista.
Quando Rush viveva, la società americana era lacerata dallo schiavismo. Lo schiavismo era la credenza che il nero fosse inferiore per razza all'uomo bianco. Rush offrì "soluzione" anche a questo.
Le origini della "malattia" scoperta da Rush, chiamata "negritudine", fu l'aver appreso che uno schiavo nero (Henry Moss) era diventato completamente bianco. Henry soffriva di quello che noi oggi chiamiamo vitiligine, una malattia ereditaria che causa la perdita progressiva del pigmento cutaneo. Questo caso, che fece scalpore, servì a Rush per affermare che il colore della pelle dei neri era una malattia, e che Henry Moss era "spontaneamente guarito": insomma, per Rush la vitiligine era il processo di guarigione!

Ma Rush andò anche oltre: collegò il colore delle pelle dei neri alla lebbra, e secondo lui anche i nasi e le labbra tipiche degli africani erano sintomi della lebbra, che veniva trasmessa geneticamente ai discendenti. Insomma, per Rush, i neri erano "sofferenti di lebbra", Henry Moss ne era guarito e quindi se da una parte i bianchi avrebbero dovuto smettere di tiranneggiare i neri, perché "malati di lebbra negra", dall'altra si sarebbero dovuti vietare i matrimoni tra bianchi e neri perché altrimenti "la lebbra" avrebbe infettato i discendenti.
Rush concludeva la sua analisi dicendo che bisognava curare i neri dalla loro malattia: "siffatta cura diffonderebbe ampiamente la felicità nel mondo con il distruggere uno degli argomenti a favore dell'asservimento dei neri perché il loro colore era ritenuto come il marchio di individui soggetti a un giudizio divino..."

In questo modo, Rush sostituisce la spiegazione religiosa della bibbia (la storiella della condanna di Cam) con una spiegazione "scientifica". Se prima si era trovato nella bibbia la scusante per giustificare il razzismo, ora Rush lo giustificava in maniera "medica"; il colore scuro della pelle non era più "segno di peccato" ma "malattia congenita".
La cura avrebbe reso più felici i neri, perché, sempre secondo Rush, i neri avevano preferenza per il colore dei bianchi, e a quello volevano ritornare.

Per giunta, Rush voleva anche giustificare la storiella di Adamo ed Eva: considerando la pelle nera (ma anche asiatica o nativa americana) come "malattia" che poteva essere curata, Rush pensava di dimostrare come l'umanità fosse derivata da una sola coppia di individui (bianchi ovviamente); se qualcuno non era bianco, era perché "si era ammalato".
Per Rush la sua teoria (la lebbra come spiegazione della pelle nera) doveva servire a dare autorità alla rivelazione cristiana, aumentando l'amore universale!
Peraltro lo stesso atteggiamento di Rush era ambivalente: parlava di "amore universale" (per i bianchi e verso quelli che erano guariti ed erano "tornati bianchi", ovviamente), ma sosteneva che "se il colore dei neri è l'effetto di un male, i fatti e i principi che sono stati qui esposti dovrebbero insegnare ai bianchi la necessità di mantenere vivo il loro pregiudizio verso i rapporti con i neri, che finirebbero per infettare del loro male una parte della posterità."
Insomma, per Rush, la norma fosse la pelle bianca, tutte le altre erano malattie. Chi sarebbe stato guarito, "avrebbe ritrovato la felicità nel ritrovare il naturale colore bianco dell'epidermide umana."

Definire come malattia ciò che per l'Altro è fisiologicamente naturale (come il colore della pelle) o desiderabile (le credenze dei cosiddetti pazzi) e come trattamento terapeutico gli sforzi del medico nel volerli mutare in condizioni ed idee più attraenti per la società (e gli psichiatri stessi) è sempre stata la strategia caratteristica della psichiatria istituzionale, e lo è ancora.
Sin dai tempi dell'inquisizione, dalla quale la psichiatria ha ereditato ideologia e metodi, gli oppressori hanno sempre indossato le uniformi da "buon samaritano". 
Simile all'inquisizione che accetta l'eretico se questo abiura ed abbraccia "la vera fede cattolica", anche Rush accetta il nero se "curato nella sua nerezza" diventa bianco!
Per Rush (e quelli come lui) esistono persone di serie A (cioè lui e quelli come lui) e persone di serie B (donne, non bianchi, non cristiani, omosessuali) che sono manchevoli - fisicamente, mentalmente o moralmente - e si è disposti ad accettarli solo se sono disposti ad eliminare le caratteristiche giudicate sgradevoli e che lo differenziano dalla norma. Se l'Altro non riesce ad adeguarsi (o non vuole) diventa la "strega", "il negro", "l'immorale", "il frocio".
Questo principio non è solo il principio delle religioni androcentriche (con i loro dogmi che vanno creduti e mai messi in dubbio) ma anche il principio cardine della psichiatria, e le strategie ideate da Rush, e ancor prima, dall'inquisizione (repressione, terrore, tortura, annullamento del singolo pensatore e delle differenze o gli aspetti "non in linea" con la Norma bianco centrica\andro cristiana) sono divenute "i metodi terapeutici" della psichiatria.


Nota bene: gli psichiatri sostenevano anche che gli schiavi africani che scappavano e si ribellavano e chiedevano diritti "erano malati di drapetomania", "mentalmente malati perché posseduti dal desiderio irrazionale di libertà e con la tendenza a tentare di scappare" 

Per approfondire razzismo, biancocentrismo e senso di inferiorità introiettato, vedi: 


Fu in questo periodo che nacque Hitler, e nella sua giovinezza, com'era in voga allora, crebbe con queste idee, sull'estinzione di razze umane. Per fortuna, quando Hitler era al potere, le
opportunità tedesche di espansione erano finite. E ciò nonostante, non esitò comunque a sterminare russi, ebrei, rom, omosessuali, tutti inferiori, inadatti, indegni... secondo i canoni estetici/culturali "ariani".

Tra l'altro è testimoniato che agli inizi il nazismo andasse a braccetto con il cattolicesimo, e le sue derive concettuali, tanto che, il modello di maria venne proposto come ideale di "giusta femmina ariana", nella propaganda nazista realizzata per le donne.


"Per alcuni capisaldi della teologia morale cattolica il nazionalsocialismo sembrava promettere un aiuto e la chiesa si era adoperata con grande zelo per approfittare di questa possibilità. Il primo incontro personale di Hitler con un vescovo cattolico ebbe luogo il 26 aprile del 1933"
"La lotta contro l'immoralità consisteva, per i vescovi tedeschi, nel combattere per una casta educazione della gioventù (...) al tempo del nazionalsocialismo, la venerazione di Maria  (...) presero lo stesso colore delle camicie brune dei seguaci di Hitler. In un libro del parroco Breit, pubblicato nel  1936, intitolato "essere vergini" l'idea nazionalsocialista di razza è sostenuta anche appoggiandosi a Maria: così fiorì intorno a Maria una femminilità pura, sana, buona che fu grandemente stimata e valorizzata (...) modi femminili prettamente tedeschi"

METTIAMO LE FOTOGRAFIE DELLE PAGINE, PRIMA CHE QUALCUNO RAGLI CHE "NON è VERO NIENTE! TE LO SEI INVENTATA TU!!!"



Gli stessi termini ("femminilità purificata, sana" rispetto alla femminilità "bassa", insana, carnale) li si trova in Berdjaev:  "Il culto della Madre di Dio, della Santissima Vergine, è sostanzialmente distinto dall'adorazione pagana del principio femminile; è l'adorazione di una femminilità completamente illuminata e serena, che ha conseguito la vittoria sull'elemento vile presente nella femminilità (...) Nell'elemento femminile c'è qualcosa di basso e sinistro"
Secondo l'ottica cattolica, dio non poteva degnarsi di nascere da una femmina comune, bassa, impura; per questo, necessitava di una femmina creata apposta, elevata, pura; in una parola tipicamente cattolica: "immacolata" ovvero senza nessuna tendenza "peccatrice" legata ai desideri carnali che "affligge" le comuni femmine impure.

Da una parte, l'ala cattolica, abbiamo il concetto di "femmina immacolata" ovvero purificata da ogni "scoria e bassezza" delle donne vere, comuni, concrete, dall'altra, l'ala nazista, abbiamo il concetto di "razza pura" ovvero purificata da ogni "scoria e bassezza" delle altre razze: ancora una volta il termine potrebbe essere "razza pura, immacolata". Il concetto è sempre questo.

è perfettamente vero che il cristianesimo istruì i neri all'odio per se stessi, al pensarsi come "da purificare", nello stesso identico modo che fece, secoli addietro, per le donne.

Per approfondimenti sul tema "cristianesimo che legittima la schiavitù e l'inferiorità" vedi la storia criminale del Ku Klux Klan 


Purtroppo per i cristiani negazionisti di questi temi, io ho già fatto uscire un compendio sui crimini del Ku Klux Klan https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/ku-klux-klan-tutta-la-storia-nei.html

Intanto qui riporto il capitolo sul razzismo.


Definizione di razzismo, secondo  l'antropologa Ruth Benedict:
"Il razzismo è il dogma secondo il quale un gruppo etnico è condannato, per natura, ad un'inferiorità congenita, mentre un altro è destinato ad esprimere tutta la sua innata superiorità. è il dogma secondo il quale la speranza della civiltà dipende dall'eliminazione di alcune razze e dal mantenimento della purezza di altre. è il dogma secondo il quale è una sola razza ad aver apportato il progresso lungo l'intero corso della storia umana... il razzismo è sostanzialmente un modo pretenzioso di affermare che "io" appartengo alla razza migliore."
Per il KKK la superiorità del bianco e l'inferiorità del nero era attribuita a un disegno della Provvidenza. (*) "Il Creatore", secondo l'assemblea di Nashville, "ha inteso conferirci il dominio sulle razze inferiori, dominio cui nessuna legge umana può mai derogare"


(*) Nota di Lunaria: vale la pena far notare che anche la "dottrina della predestinazione" (proponimento dell'elezione di Dio) creduta da calvinisti e certi evangelici viene usata per discriminare e disprezzare. Infatti:  “perché quelli che Egli ha preconosciuti, li ha pure predestinati ad esser conformi all’immagine del suo Figliuolo, ond’egli sia il primogenito fra molti fratelli; e quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati” (Romani 8:29-30) Se "i nomi dei cristiani predestinati a salvezza" sono stati scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, confermando il fatto che loro stati eletti e scelti in Cristo prima della fondazione del mondo (Efesini 1:4), perché questi "eletti" dovrebbero  considerare pare a loro "i non eletti" (i non cristiani...) che sono predestinati alla dannazione? Loro sono eletti da Dio e da lui prediletti ed elevati, e senza che se lo "meritassero" ma per mero capriccio di Dio ("Per grazia") che sceglie di salvare solo certi individui rispetto ad altri; il resto dell'umanità è spazzatura destinata alla dannazione.

Il KKK non avrebbe potuto avere l'efficacia che ebbe senza l'appoggio determinante dei bianchi del Sud; l'opinione pubblica avrebbe potuto condannare il KKK ma non lo volle, poiché esso, sia che i suoi metodi fossero accettabili o no, faceva esattamente ciò che la gente voleva, cioè conservare la supremazia bianca.

Nota di Lunaria: si tenga presente che in quelle zone degli Stati Uniti erano già successe persecuzioni: vedi, per esempio, la persecuzione dei quaccheri da parte dei puritani; anche gli immigrati di origine tedesca o irlandese, che furono i primi ad arrivare, vennero discriminati; ma i neri differivano da queste minoranze per l'aspetto estetico e anche perché erano stati condotti lì con la violenza, stipati sulle navi.

Ma perché succedono persecuzioni?

Una spiegazione plausibile è che gli esseri umani per un qualche innato istinto di potenza vedono volentieri la presenza di un gruppo che possa venir considerato inferiore (Nota di Lunaria: gruppo che di tanto in tanto a seconda delle epoche, cambia: la donna strega, l'ebreo deicida, l'immigrato che ci porta via il lavoro... il meccanismo del capro espiatorio)
Il concetto negativo e dispregiativo di nero è stato deliberatamente mantenuto più a lungo di quanto non si avvenuto per altre minoranze. Si citava la bibbia, per giustificare la schiavitù, raccogliendo prove secondo le quali i neri risultavano esseri per natura inferiori ai padroni. Già gli indiani, in precedenza, erano stati colpiti dalla convinzione che fossero "selvaggi senz'anima", atti, quindi, ad essere sterminati. Si pensava che i neri non fossero umani o che fossero sì individui dotati di anima ma condannati per sempre ad un livello più basso della scala umana.


Nota di Lunaria: peraltro questa era la stessa idea che c'era anche sulle donne: che non avessero "la piena Imago Dei", cioè la piena immagine di Dio. Vedi Agostino e Tommaso d'Aquino. Consiglio di andare a leggere anche questi pdf:
Mancanza di Imago Dei nella donna: https://books.google.it/books?id=geUeENMXJGQC&pg=PA306&lpg=PA306&dq=donna+imago+dei&source=bl&ots=br49uQcE4q&sig=ST3WuGgoCJQhfp5KK0EKdn4kVcc&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjgxbqz79DXAhXCPBoKHXSUA1AQ6AEIRDAF#v=onepage&q=donna%20imago%20dei&f=false
Perché la donna non può essere sacerdotessa nel cristianesimo: 

https://books.google.it/books?id=geUeENMXJGQC&pg=PA518&dq=donna+sacerdotessa+cristianesimo+donne+preti&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjOhoKwgfveAhWECOwKHUsdDYQQ6AEIKTAA#v=onepage&q=donna%20sacerdotessa%20cristianesimo%20donne%20preti&f=false
La necessità della presenza di un gruppo inferiore, sul quale sentirsi superiori, si accompagna spesso all'idea che la propria razza o nazione goda di speciali favori divini. è sempre possibile dimostrare, con intima soddisfazione, che la propria razza [o sesso] è il prediletto da Dio.


Nota di Lunaria: infatti, tra gli altri motivi presi da eva, da maria o da san paolo, i cristiani fanno risalire la propria superiorità maschile sul "Dio scelse di nascere maschio".


Infatti, Mary Daly osservava:


"Non è tuttora insolito che preti e ministri cristiani, posti di fronte al discorso della liberazione della donna, traggano argomenti a sostegno della supremazia maschile dall'affermazione che Dio "si incarnò" esclusivamente in un maschio. In effetti la stessa tradizione cristologica tende a giustificare tali conclusioni.
Il presupposto implicito - e spesso esplicito - presente per tutti questi secoli nella mente dei teologi è che la divinità non poteva degnarsi di "incarnarsi" nel "sesso inferiore" e il "fatto" che "egli" non lo abbia fatto conferma ovviamente la superiorità maschile. Venendo meno il consenso delle donne alla supremazia maschile, questi tradizionali presupposti cominciano a traballare.
(Nota di Lunaria: si vedano Sprenger e Kramer nel "Malleus Maleficarum": "E sia benedetto l'Altissimo che finora ha preservato il sesso maschile da un così grande flagello [la stregoneria]. Egli ha infatti voluto nascere e soffrire per noi in questo sesso, e perciò lo ha privilegiato")


"Io ritengo che l'idolatria cristiana nei confronti della persona Gesù non verrà probabilmente superata se non per mezzo della rivoluzione in corso nella coscienza femminile. Diviene sempre più evidente che i simboli esclusivamente mascolini per l'ideale della "incarnazione" o per quello della realizzazione umana non vanno bene (...) "L'idea di un salvatore unico di sesso maschile può essere vista come un'ulteriore legittimazione della supremazia del maschio (...) In regime di patriarcato un simbolo maschile sembra proprio il meno indicato ad interpretare il ruolo di liberatore del genere umano dal peccato originale del sessismo. L'immagine stessa è unilaterale per quanto concerne l'identità sessuale, e lo è proprio dal lato sbagliato, perché non contraddice il sessismo e glorifica la mascolinità."

Non mancavano senatori che facevano apologia a stermini: Albert Beveridge, senatore dell'Indiana dal 1899 al 1911, ebbe a dire, commemorando il generale Grant: "godeva di quella vista profetica che contemplava come parte del piano infinito dell'Onnipotente la scomparsa di civilità e razze in decadenza di fronte all'insorgere di una civiltà e di uomini più nobili e virili [...] Dio non prepara i popoli germanici e di lingua inglese da un migliaio di anni solo per futile vanagloria e narcisismo. No, egli ci ha fatti grandi organizzatori del mondo, perché noi creiamo un sistema là dove regna il caos: ci ha fatto abili al governo perché sappiamo amministrare tale governo tra i selvaggi e i popoli in decadenza"
Ciò suonava simile ai proclami del Klan, che diceva appunto che "Il Creatore ha inteso conferirci il dominio sulle razze inferiori, dominio cui nessuna legge umana può mai derogare."
Simile tendenza esisteva e trovava sostegno addirittura in versetti della bibbia, dato che la bibbia fu scritta in un'epoca in cui tutte le società tenevano asserviti degli esseri umani. (Nota di Lunaria: infatti la bibbia non condanna la schiavitù; la legittima, anche nel nuovo testamento: "schiavi, siate ubbidienti a quelli che sono i vostri padroni"; per lo stesso motivo, la bibbia legittima anche il dominio dell'uomo sulla donna)

Era comodo per i bianchi che proclamavano la loro supremazia considerare la schiavitù emanazione della volontà divina. La vera religione e la supremazia del bianco per la maggior parte dei sudisti non solo erano compatibili ma erano persino inscindibili; un bianco del Mississippi, rinviato nel 1864 a giudizio per l'assassinio di un nero, disse "Credo nella segregazione così come credo in Dio."
L'inferiorità del nero si radicò tanto saldamente nelle teorie sudiste che non si poteva neanche concepire un nero con qualità superiori. Un nero libero era un'offesa al senso di decoro sudista, poiché esseri inferiori come i neri non meritavano assolutamente di essere libri alla stessa stregua dei bianchi. Un nero che fosse non solo libero ma anche superiore era un fatto che faceva infuriare in misura del tutto particolare in quanto era la prova vivente di ciò che si riteneva impossibile. Insomma, anche il bianco più miserabile contava sempre più del migliore dei neri proprio perché gli era superiore per nascita.
A mano a mano che il razzismo si fece aggressivo, soprattutto dopo il 1915, il concetto che i neri fossero subumani o non umani giunse a picchi di intensità: nel 1963 alcune bombe avevano ucciso delle bambine nere nella chiesa di Birmingham; un boss del KKK così commentò la vicenda: "Amici miei, voglio dividere con voi qualcosa della storia, della gloriosa storia, del KKK. Il KKK è nato dal sangue, da un effettivo bisogno di proteggere l'uomo bianco del sud [dai negri e dagli ebrei] Ora alcuni di voi dicono "ma Gesù era ebreo" (...) Gesù non era ebreo, era un bianco. Io vi parlo nel nome di Dio e vi conviene ascoltare ciò che ho da dirvi. (...) I negri hanno dichiarato guerra senza esclusione di colpi al piano di Dio e alla famiglia di Dio, cioè all'uomo bianco. (...) Qualcuno ha osservato "Ma non è una vergogna che quelle bambine siano state uccise?" Bhè, questi non sanno quel che dicono (...) non si trattava di bambini nel vero senso della parola. I bambini sono piccoli esseri umani, cioè gente bianca. Ci sono poi scimmiottini, cagnolini, gatti, babbuini, puzzole  e ci sono anche i piccoli negri. Sicché non è stata per niente una vergogna l'averle uccise."
Infine, ricordiamo che le donne africane erano spesso costrette a subire stupri (dal padrone bianco) o unirsi sessualmente ad altri schiavi per partorire "piccoli schiavi" che potevano essere venduti.


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