Rom: musica, esoterismo, credenze!

è interessante che sia i Rom che le persone appassionate di Metal vengano, entrambi, demonizzati attraverso l'uso stereotipato delle immagini che vengono gettate in pasto all'opinione pubblica: nel primo caso "roulettes sgangherate, bambini col moccolo e ladri" 



nel secondo caso "la bestia di satana", con relativo materiale propagandistico cristiano anti-rock -_-



Nel primo caso, razzismo, nel secondo caso propaganda cristiana contro "il satanista con magliette che dissacrano il cristo". Ovviamente che ci sia altro e così tanto da sapere sui volgarmente chiamati "zingari & bestie di satana", gli odiosi appellativi che vengono rivolti a persone che nella stragrande maggioranza dei casi non delinquono e non ammazzano (tipo la sottoscritta, che viene costantemente associata a queste "bestie di satana", e c'è gente che per strada me le grida dietro queste cose, ma non sono l'unica, questa cosa capita a tutti quelli che sono alternativi, c'è poco da fare), come dicevo, che ci sia altro e così tanto da sapere sui volgarmente chiamati "zingari & bestie di satana" non sfiora mai "il cervello della massa". Ma è facile gettare tutti nel calderone, usando logori stereotipi, spesso costruiti ad arte, più difficile è mettersi lì a leggere libri che a questi stereotipi rispondono con 300 pagine di molto-altro.



Per cui, visto che qui avevo già demolito le tante cazzate anti-metal propagandate da scribacchini cristiani che non sanno manco distinguere il Death Metal dal Gothic Metal, ma hanno l'arroganza di parlare di "noi"


http://intervistemetal.blogspot.it/2015/12/se-ascoltare-metal-e-piu-criminale-che.html 
http://intervistemetal.blogspot.it/2017/06/sophie-lancaster-un-caso-di-razzismo-e.html
http://intervistemetal.blogspot.it/2015/12/la-religione-del-metal-come-demolire-in.html 

ora qui mi diverto a demolire un po' gli stereotipi  delle "roulettes sgangherate, bambini col moccolo e ladri" che il 99% delle persone ha in testa, visto che la storia dei Rom, Sinti, Kalè, Manouches, Kale, Romanichals, con i loro sottogruppi che formano la popolazione Romanì, nei secoli scorsi è stata scritta dai "Gage", ovvero i non-appartenenti al mondo Romanò, e come tale, pullula di disinformazione e di preconcetti.


Intanto, senza approfondire e per dare solo un'idea di base, diciamo che l'origine dei Rom è controversa; sembra comunque che provengano dal gruppo indo-ariano, la cui origine va ricercata tra il Nord-Ovest dell'India, Sindh, Punjab, Rajasthan, Uttar Pradesh, Afghanistan, Pakistan; affinità linguistiche, pratiche religiose, tratti culturali e somatici lo hanno confermato. Il primo documento che parla di loro sarebbe il diario, datato 1054, di un monaco del monte Athos, nella penisola calcidica, che diede testimonianza di un passaggio di "una banda di nomadi, maghi, indovini e incantatori di serpenti, denominati Atsingani (intoccabili)". Era questo il nome che si usò per appellare i Rom, nome che derivava dal termine che indicava una setta di eretici del VIII secolo, residenti in Anatolia settentrionale. Questo appellativo serve ancora a indicarli nei principali idiomi europei: zingari in italiano, tsiganes in francese, zigeuner in tedesco, czigny in ungherese, cykan in russo, cyganis in rumeno, zigenare in svedese.
 

1) L'idea che "gli zingari rubano i bambini" risale alle persecuzioni che l'Inquisizione e parecchi Stati misero in atto dal Medioevo fino al Settecento, per colpire i Rom, oltre che eretici, donne, Ebrei. Difatti per tutti questi gruppi di perseguitati le accuse erano simili: "rubavano i bambini per sacrificarli ai sabba, portavano la peste, bevevano sangue, mangiavano carne umana e si accoppiavano col diavolo". Nel Settecento, con l'arrivo dell'Età dei Lumi, queste accuse vennero messe prima in dubbio e poi smentite parlando di donne, eretici ed Ebrei (difatti l'Illuminismo getta le basi del pensiero razionale e dei diritti civili). Queste "accuse stregoiche" restarono a marchiare solo i Rom perché all'epoca quasi nessuno tra gli Illuministi era interessato a loro. "Gli zingari rubavano i bambini"? Non è mai stata dimostrata come cosa, ma pur ammesso che in epoche molto remote sia successa, di per sé non autorizzava a marchiare un intero popolo. è vero piuttosto il contrario: non erano "streghe, ebrei, zingari, eretici" a rapire bambini e ad uccidere "i bravi cristiani", erano "i bravi cristiani" che perseguitavano, torturavano e condannavano al rogo e all'impiccagione "streghe, ebrei, zingari, eretici", oltre a bruciarne libri, strumenti musicali, vestiti. Non solo contro i Rom si moltiplicarono i "divieti di accesso e di soggiorno" in tanti paesi - risale a questo, il loro "forzato nomadismo" - ma era perfettamente legale, ancora nel Seicento, ammazzare un Rom a vista, oltre che mutilare i loro nasi e le loro orecchie, portare via i loro bambini, disprezzarli e ridurli in schiavitù come "schiavi da campo", sfruttati anche nei monasteri della chiesa cattolica. Tutte cose che venivano anche fatte agli Ebrei, alle donne (a cui si mutilava la lingua, più che il naso, vedi la storia di Gabrina http://www.iniziativalaica.it/?p=4014 )  e su chiunque non fosse cattolico - o protestante, nel caso dei paesi non cattolici -
Per quanto riguarda il genocidio compiuto dai nazisti, detto "Porrajmos",  si calcola che furono almeno 500 mila i Rom e i Sinti massacrati. Ovviamente prima del nazismo vero e proprio, erano già uscite pubblicazioni "pseudo-scientifiche" che catalogavano le razze in base alla loro presunta inferiorità etnica. Gli "zingari" vennero marchiati come inferiori da "studiosi" come Gonineau o Galton (padre dell'eugenetica) e questo fu il preludio alla politica di sterminio. Termini come "igiene razziale, razza ariana, piaga zingara" iniziarono a circolare. Il nazismo si appoggiò al darwinismo sociale per giustificare la superiorità della razza bianca su quella nera e di quella ariana su tutte le altre razze bianche. I Rom vennero rinchiusi nei campi di concentramento dove si moriva per fame, per stenti, per lavoro. Le donne venivano sterilizzate e venivano compiuti esperimenti scientifici.

2) I Rom hanno sempre avuto una loro letteratura, principalmente orale, di poesie, leggende, canti, musica, arte. è stata messa per iscritto solo verso l'Ottocento. Per di più quasi nessuno potrebbe immaginare che nomi come Mozart, Debussy, Liszt, Bizet, Ravel e molti altri musicisti, hanno preso spunto proprio dalla musica Rom per molti loro pezzi. Il Flamenco e il Jazz Manouche  detto anche "Gypsy Jazz", inventato da Django, sono due tra i più noti stili di musica Rom suonati o modificati anche da musicisti non Rom.









3) I primi nomi di Rom che misero per iscritto le loro poesie sono due nomi femminili: Gina Ranijcic, nata nel 1830 a Belgrado e morta nel  1891, le cui poesie furono raccolte nel libro "Canti Rom".  In Polonia, si impose la poetessa Bronislawa Wajs, detta "Papùsa", "Bambola". 



La sua poesia "Lacrime di Sangue" fu composta per le vittime del genocidio romanò compiuto dai nazi-fascisti. La poetessa morì nel 1987.  Su questi blog

http://www.societadelleletterate.it/2014/01/papuska/
https://www.guida-auschwitz.org/2017/07/04/bronislawa-wajs-papusza-lacrime-di-sangue/
https://musashop.wordpress.com/tag/bronislawa-wajs/
potete trovare le sue poesie.

N.B Un'immagine di un avviso d'asta datato 1852 annunciava la vendita di schiavi rom ("sclavi tiganesti") al monastero di S. Elia.


Tra le studiose e romanziere citiamo Jlona Lackovà, Stefka Stefanova Nikolova, Philomena Franz e Sarah Carmona. Sali Ibrahim è un'altra poetessa premiata anche in Italia. Questi non sono che pochi nomi; suggerisco di leggersi l'intero capitolo 


per visionare bene tutti i musicisti, scrittori e autori teatrali. Tra i pittori più famosi cito solo Otto Müller, le cui opere furono distrutte dai nazisti perché giudicate "arte degenerata". Tra le pittrici, Sandra Jayat; tra le prime musiciste (XVIII secolo!) Panna Czinka. Tra i premi Nobel, Shack August Steenberg Kroghm, Rom danese, medico e fisiologo; scoprì il meccanismo che regola i capillari nei muscoli che sostengono lo scheletro.

4) Dopo l'allevamento di cavalli (ormai soppiantato) e gli spettacoli circensi, l'arte romanì per eccellenza era la chiromanzia, detta "Drabaripen",  praticata dalle donne fin dai tempi più antichi. 




Il termine "Drabaripen" deriva da "Drab", "erba medicinale, medicina"; "Drabar" significa leggere. La magia bianca è detta "Durgiripen". Il "Durgipé" viene praticato attraverso l'uovo, il filo, il nodo.
 


Le donne sanno predire il futuro per ispirazione creativa o intuitiva. Fu per queste pratiche che vennero perseguitati dall'Inquisizione, esattamente come quelle donne erboriste o ancora pagane che venivano denunciate come "streghe".
 


I Rom si sono sempre dedicati all'artigianato, orificeria, commercio, recupero di materiali diversi, attività circensi e musicali, ma tutte queste cose sono sempre state ignorate dall'opinione pubblica.

5) Questo è un tipico talismano Rom, fatto con grossi chiodi che vengono piegati:
 



 Ne possiedo uno da decenni:


mi venne regalato, non ricordo da chi, quando andavo alle scuole medie; qualche mia compagna di scuola me lo regalò perché a lei non piaceva. Non so neanche dove l'avesse trovato, in effetti! Mah! Devo dire che io lo indosso qualche volta da allora e che solo nel 2015 ho scoperto che era un talismano ^_^ Ripensandoci ora penso che fosse stato "profetico", visto che più o meno in quel periodo scolastico, iniziai ad interessarmi di esoterismo e filosofia ^_^


6) Per i Rom il mondo si suddivide in un dualismo fisso e rigido: Bene, "Devel" e Male, "Beng", due forze ed entità del destino, che può essere buono "Baxt" o malevolo "Bibaxt", che regolano ogni aspetto della vita;  Le donne adorano sfoggiare oro perché credono che l'oro esorcizzi le forze maligne. 




Nel pensiero Rom c'è anche una forte distinzione (idea di origine indù) tra puro e impuro, "Susipé-mellipé". Per quanto riguarda le malattie, i consigli vanno richiesti alla Drabarni, la guaritrice chiromante, l'equivalente della Slana nella cultura dei Rajput indù. Spesso si ritiene che la malattia sia trasmessa da uno spirito femminile: Xoxajni o Choxanì, la strega. L'elemento più impuro di tutti è la morte, "Meripen", ma anche la guerra è considerata impura: per questo i Rom non hanno mai combattuto o fatto attentati anche se sono stati ferocemente perseguitati per secoli. Altri elementi impuri sono il sangue e il suicidio. La paura dei morti, che sono impuri, "mule", è molto sentita. I morti della propria famiglia però vengono onorati. 


Sul "Mulo" riporto un approfondimento tratto da qui



"Nella mitologia degli tzigani esiste O Mulo, il fantasma che ritorna, che vuole bere con i vivi il vino dell'allegria, che reclama ancora la sua sposa, che tenta di rapire i bambini... è dal folclore tzigano serbo-croato che partirono i vampiri per conquistare l'Europa: Dracul (drago, demone) era il soprannome di Vlad Tepes, abile e sanguinario difensore della Transilvania dalle invasioni dei Turchi. La leggenda si mescola alle tradizioni più arcaiche che narrano di morti insepolti che tornano in vita per vendicare torti o per godere amori perduti."

Anche in questo notevole romanzo rosa-storico, che inseriva anche personaggi Rom, nell'intreccio a tema soft horror e picaresco, compare la relativa citazione del Mulo



"Lalia era stanca (...) In passato, ogni volta che era inquieta saliva sulla torre, si appoggiava al parapetto della piattaforma di osservazione e offriva il viso al vento e alla pioggia. E quando alla fine si calmava, si fermava a dormire nel letto che c'era nella stanzetta delle sentinelle. Il suo rifugio. In quel piccolo locale si era sempre sentita al sicuro e protetta. Ma se una serie di scalini rotti e un grosso bastone potevano fermare un marito ubriaco, non potevano niente contro il suo mulò. Un morto non aveva paura di cadere. Se poteva uscire dalla tomba, una porta che barriera poteva essere? (...) Se Morgan non l'avesse sentita, che cosa sarebbe successo? Non sarebbe salito a scacciare lo spettro? E se quello l'avesse trascinata giù dalle scale o l'avesse gettata in mare dal parapetto? Oppure, che Dio la proteggesse, l'avesse afferrata con le sue mani putrefatte, l'avesse stretta contro le sue ossa scricchiolanti, le avesse affondato i suoi denti giallastri nel seno come una volta... "

7) Il concetto di "Dio" che hanno i Rom è più simile alla cultura monoteista che non a quella indù. Difatti Dio, "Devel", è visto come un essere indefinito che aiuta i fedeli. "Devel" deriva dal sanscrito "Devas". "Trisul" significa "croce", ma il termine deriva dal tridente di Shiva. Altri Dei pagani portavano il tridente: Exu, di origine africana o Poseidone,tridente che i cristiani hanno dato al Diavolo.




E tuttavia, anche se ormai la religione professata dai Rom è il cristianesimo o l'islam, una traccia dell'adorazione di Kali, la Dea Nera indù,


è rimasta nei festeggiamenti sotto l'albero "di Bibi" in Serbia e il pellegrinaggio in Francia, a Les-Saintes-Maries-de-la-Mer, per la venerazione di "Santa Sara la Kali", la "santa nera"






In Serbia c'è ancora il culto di Bibi, che significa "Zia". Bibi è allo stesso tempo sia la madre che la moglie di Dio e rappresenta anche il male e il bene. Il culto a Bibi è molto simile a quello di Durga, in India


che appare anche come "Chandi", "Bhairavi", "Kali", "Tara" e con molti altri appellativi.
Ecco qui diversi aspetti della Dea indù: la Vedova Grande Vecchia Dhumavati, l'autodecapitata Chinnamasta, la Dea della malattia del vaiolo Shitala, che può anche guarire, la Grande Madre Terrifica Periyachi, la Dea Bambina Balambika, la Bellissima Lalitha, la feroce Kali, l'inscheletrita Krsodari



ovviamente sono solo alcuni degli aspetti della vastissima iconografia indù.
 

In lingua romanì "Kali Bibi" significa "pestilenza, piaga". I Rom vedono Bibi come "amica dei bambini", che protegge. Viene rappresentata come una donna alta e magra, con capelli neri, lunghi, vestita di rosso e scalza. Viene invocata in caso di malattie. Il rito è celebrato in primavera sotto un albero, con musica e cibo.
 

Santa Sara, ovviamente santa inesistente, visto che è una Dea "cristianizzata", è festeggiata il 24 maggio, e il suo culto si accompagna a quello delle altre "sante": Santa Salomé, il 25 maggio, e Santa Jacobé, il 22 ottobre; non a caso gli indù hanno "trinità", trimurti, di Dee e Dei:



Si suona il flamenco, si danza, si canta. Alla statua della santa vengono fatti indossare mantelli colorati e la statua viene fatta "sfilare" in processione, piena di mantelli colorati, che sono il mezzo con cui i 
fedeli "chiedono la grazia". 



La statua di Sara è portata fino in spiaggia e i fedeli si immergono nel mare: è un retaggio delle pratiche indù, che prevedono che il fedele si immerga nel Gange per purificarsi.

Altre pratiche indù, quelle di vestire e far sfilare le statue:



PRATICA OVVIAMENTE SCOPIAZZATA ANCHE DAI CATTOLICI CHE "VESTONO E AGGHINDANO MARIA"




PERCHé OVVIAMENTE I SIGNORINI CATTOLICI CHE MAI HANNO LETTO LA BIBBIA E/O LIBRI DI ANTROPOLOGIA RELIGIOSA, IGNORANO TOTALMENTE CHE FARE STATUE, VESTIRE STATUE E PORTARLE "IN GIRO" è ROBA DA CULTI PAGANI, OVVERO POLITEISTI, E CHE NELLA LORO BIBBIA NON SOLO è VIETATO FARSI IMMAGINI E SCULTURE, MA NON SI PARLA NEPPURE DI PROCESSIONI MEN CHE MENO DI AGGHINDARE LE STATUE!!!
DIFATTI SONO PROPRIO GLI INDù, CHE HANNO MILIONI DI DEE, A FARE STATUE E AD AGGHINDARLE, E LO FANNO DA MILLENNI!

 8) C'è anche la leggenda dei chiodi, anzi, del chiodo usato per crocifiggere gesù. Uno studioso, Stella, scriveva: "Un'ambiguità non facile da risolvere, nel rapporto tra due mondi molto diversi. E segnata dalla doppiezza di una delle leggende più note del mondo gitano quella dei 4 chiodi. Leggenda forse inventata da Rom o forse no, che racconta di uno zingaro che, il giorno della crocifissione, rubò al centurione il quarto chiodo, destinato a essere conficcato nel sacro cuore di gesù, il quale riconoscente avrebbe dato agli zingari da quel momento la licenza divina a derubare i "gagiò" (gagè) cioè tutti coloro che non sono zingari".
Il chiodo, come sanno gli appassionati di esoterismo, è legato anche alla magia nera.
Usando come fonte l'"Enciclopedia illustrata dei simboli" di J.C Cooper, 



leggo che il chiodo: "è un simbolo dell'Asse Cosmico. Condivide anche il simbolismo dei legami e raffigura il fato, la necessità. Nel cristianesimo i chiodi sono un simbolo della passione di cristo; è attributo dei santi Elena e Bernardo di Clairvaux"; e difatti, esiste un culto cattolico dei chiodi: "le reliquie dei sacri chiodi", che a sua volta potrebbe essere benissimo lo scopiazzamento di qualche culto pagano pre-esistente... difatti gli Africani hanno feticci trafitti di chiodi.



Queste sono altre informazioni interessanti sui chiodi


 
Esiste un saggio del '72, scritto da Eric Maple, che ipotizza che l'arrivo dei Rom in Europa portò, di fatto, alcune pratiche magiche che furono poi assorbite dalla magia europea. E allora, gli incantesimi con chiodi che si trovano ancora citati sui libri di occultismo (vedi il volume "Magia Pratica" a cura di Guido Forno, Claudio Marchiaro e Paul Killinaboy) sono di origine Rom!
Cercando informazioni con la parola chiave "zingaro/chiodo" ho trovato altre fonti: alcune dicono che Rom avrebbero forgiato i chiodi per crocifiggere gesù (e quindi poco ci mancava che non fossero stati accusati anche loro di deicidio, al pari degli Ebrei!!!) mentre nella storia riportata da Stella è proprio un Rom a rubare il chiodo destinato al cuore di gesù!


Quindi, la diceria del chiodo? è vera o no? A mio parere e basandomi solo sul fatto che esistono incantesimi di magia nera che usano chiodi (vedi il volume "Magia Pratica") specialmente quelli presi dai cimiteri per le fatture di odio e vendetta, non è da escludere che ancora a partire dal 1054, alcuni Rom li usassero per i loro riti. La diceria che fossero loro ad aver forgiato i chiodi per cristo penso rappresenti una "spiegazione cristiana" al perché i Rom maneggiassero chiodi (pratica che tra l'altro è attestata anche nella magia africana, per di più)



Tra l'altro esistono anche numerosi film sul tema, anche se la maggior parte sono stereotipati; da parte mia riporto l'unico che ho visto e ricordo, l'horror messicano "Alucarda",  di Juan L. Moctezuma, dove la protagonista riceve proprio alcuni talismani magici e un coltello da una carovana di gitani



Da questo film e dalla celebre frase "Satan our lord and master" che le due protagoniste possedute ad un certo punto esclamano nel film, esiste la fantastica versione Terrorcore fatta da Delta 9   :D



E come dimenticare la famosa, simpaticissima e bellissima Zingara, quella del programma "Luna Park" che andava in onda nel 1996-1997?



LA LUNA NERA! :D




 


Io non me ne perdevo una puntata, e si vede che adoravo "La Zingara" :D


Da lì a poco iniziai a studiare i Tarocchi... ;) penso di aver avuto 13 o 14 anni quando acquistai questo mazzo penso per 15 o 18 mila lire... ;)
 



ah ah ah, sento i cristianucoli di sottofondo mormorare "Lo vedete?! La Zingara istiga le bambine a diventare cartomanti streghe esoteriste! Facciamolo proibire! Emergenza satanismo!!!!"


9) E com'era la condizione della donna presso i Rom? Diciamo che variava da gruppo e gruppo e che la forma più diffusa di misoginia era il concetto di "impuro", che si applicava per le donne mestruate e quelle partorienti. Inoltre, il valore più importante per una donna era la verginità, e chi non veniva trovata vergine la prima notte di nozze veniva espulsa dalla comunità. I celebri "gonnoni" delle donne Rom detti "coxà" simboleggiavano proprio "la purezza virginale" oltre che l'appartenenza etnica e l'adesione ai valori e all'etica del gruppo. Queste cose stanno lentamente cambiando.






10) Dal punto di vista mitologico-folkloristico, ci sarebbero moltissime cose da raccontare, ma analizzo il legame donna-magia-esseri soprannaturali femminili; riporto lo scritto di Françoise Conzannet: 


 
"Lo studio della funzione mitica e religiosa della donna nel mondo zingaro ci offre il vantaggio di situarci a una specie di bivio o in un centro di prospettiva. La femminilità domina talmente l'universo religioso e soprannaturale degli zingari che si può, partendo da essa, tentare di arrivare a una comprensione almeno minimamente sintetica di tale universo. Effettivamente, le pratiche e le superstizioni zingare presentano dei caratteri che ne rendono laboriosa l'indagine e assai aleatoria una visione sintetica; da cui deriva l'assoluta necessità della ricerca di un filo conduttore attraverso il dedalo delle rappresentazioni mitiche e delle credenze religiose zigane.


Importanza della Femminilità nel mondo zingaro
 

Fatte queste note preliminari, veniamo al nostro tema: il ruolo della donna o della femminilità nella vita religiosa e morale degli zingari, attraverso riti e miti. Essendo il tema assai vasto, sarà trattato qui a proposito di alcuni dei riti più significativi che mostrano il legame tra il genere di vita degli zingari, la natura delle loro idee morali e dei miti attraverso i quali essi le traducono. Si impone subito una constatazione: la donna e il sesso femminile occupano un gran posto nelle credenze religiose nel senso del meraviglioso e dello straordinario nei miti zingari. Infatti, la maggior parte degli "spiriti" o forze soprannaturali che dominano l'esistenza umana, e che si devono esorcizzare o rendere benevoli a seconda del caso, sono femminili. E soprattutto gli intermediari tra il mondo superiore e quello umano sono generalmente delle donne, che esercitano una funzione sacrale, sia divinatoria, sia guaritoria, sia propiziatoria. Queste donne esercitano infatti le funzioni svolte dalle caste sacerdotali nella maggior parte delle altre religioni. è assai caratteristico del mondo zigano che esso ignori qualunque funzione sacerdotale nel senso preciso del termine. I rappresentanti dell'autorità tribale non esercitano effettivamente alcuna pratica religiosa propriamente detta, privilegio appartenente solo ad alcune donne. Inoltre, altra tipica caratteristica, queste funzioni rituali esercitate da donne e rivolte in maggior parte a potenze superne femminili hanno uno scopo essenzialmente pratico, etico, diremmo noi, sia volto a conoscere la sorte per aiutare gli zingari a programmare la loro vita, sia a lottare contro le forze malefiche e portare un po' di felicità e di sicurezza nell'esistenza errante di questi nomadi. Conviene abbordare subito il nostro tema con l'esame della credenza che domina tutta la vita dello zingaro, la segna profondamente ed è all'origine di numerose superstizioni e pratiche rituali. Si tratta del senso stesso dell'esistenza secondo lo zingaro. Indipendentemente da tutte le credenze religiose positive di origine esterna al mondo zigano, che le ha a volte reinterpretate e utilizzate a suo modo, una sorta di fede comune si stacca da tutto il resto e si traduce in un'attitudine di fondo che è certamente uno dei tratti tipici degli zingari: una specie di fatalismo, di credenza innata in un destino di predeterminazione, inesorabilmente fissato a priori e che ogni individuo deve compiere inevitabilmente, senza possibilità di influenzarlo prima o di modificarlo. [...] Quello che importa precisare è la forma originale che tale fatalismo assume presso gli zingari. Esso si esprime essenzialmente in termini psicologici e morali nell'alternativa: felicità (Bacht) e disgrazia (Bibacht) che scandisce il destino di ogni individuo. Una credenza religiosa traspariva da tutta l'esistenza degli zingari e dalla maggior parte dei loro racconti e stava alla base di numerose pratiche rituali: quella in spiriti buoni e cattivi che determinano il destino e la vita quotidiana degli uomini e degli animali, gli uni portatori di fortuna, gli altri di sfortuna. Nel mondo popolatissimo degli "spiriti", aventi tutti più o meno una certa corporeità (lo zingaro vive nel concreto e non concepisce affatto la nozione di puro spirito), tre gruppi si distaccano nettamente per la loro importanza, e, cosa significativa, sono tutti di sesso femminile, specie di fate buone o cattive: le Ourmes, le Kechali, le streghe o Holypi. Vedremo in seguito il ruolo di meditazione molto importante che sostengono certe donne zingare, maghe o indovine o guaritrici, di intermediarie tra il mondo delle forze soprannaturali e quello degli uomini.
 

Le Ourmes: sono le vere e proprie Dee del destino degli zingari dell'Europa Centrale. Sono chiamate anche "Le Donne Bianche" perché indossano un abito bianco La loro descrizione, il loro modo di vivere, variano molto da una tribù all'altra. In genere sono collegate al regno vegetale, sono specie di anime degli alberi. Per restare all'essenziale, diciamo che esse vanno in gruppi di tre, apparendo e intervenendo sostanzialmente alla nascita di qualche bambino di cui determinano la sorte futura. Una delle fate è buona, l'altra è causa di sventura, la terza funge da intermediaria.
Vediamo in sintesi il rituale zingaro praticato in occasione di una nascita perché siano benevolmente influenzate le tre Ourmes (presso certi gruppi si opera la notte che segue la nascita, presso altri in quella che segue il battesimo). Prima viene tracciato un solco circolare sul suolo, attorno alla tenda dove stanno la madre e il bambino e vi viene buttata della semente di agrifoglio e ciò perché le tre Ourmes non siano intimidite da spiriti cattivi (come il Mulo). Altri zingari (rumeni, serbi, russi) pongono sul capo della madre e del bambino una scodella piena di grano o di miglio cotto nel miele in cui sono piantati tre cucchiai a uso delle tre Ourmes. Altrove, per esempio, come in Transilvania e nell'Ungheria meridionale, si pongono in vista per le Ourmes tre bocconi di lardo, tre di pollastra bianca, tre bicchieri di grappa. Finiti tali preparativi, tutti devono lasciare la tenda o il luogo dove si trovano madre e figlio. Solo la maga resta sulla soglia mormorando preghiere fino al mattino, nell'intento di attirare sul neonato la buona sorte, la fortuna, la salute. Effettivamente, le maghe rientrano tra quei rari esseri umani che possono scorgere le Ourmes; oltre le maghe le possono scorgere solo la settima di una serie di figlie o il nono di una serie di figli. Come si può allora conoscere il destino futuro del bimbo appena nato? Il rito più comune è il seguente: pochi giorni dopo la nascita e là dove essa ha avuto luogo, a mezzogiorno si pianta nel terreno un ago nuovo. Dopo tre giorni lo si estrae dalla terra e dal grado della ruggine che lo ha attaccato, si calcola il grado delle sventure che l'interessato dovrà sopportare in vita.

Le Fate del Destino nella mitologia gitana: le Kechali


Le Kechali, o fate dei boschi, sono un'altra specie di spiriti femminili, che determinano il destino degli uomini. Tuttavia, esse sono note oggi solo a qualche gruppo zingaro dell'Europa Centrale. La loro credenza, in via di estinzione, sembra costituire una visione più antica nell'ambito della mitologia zigana, versione soppiantata a poco a poco da quella delle Ourmes. Le caratteristiche di quest'opera del destino sono le seguenti, secondo qualche elemento di informazione superstite: questi esseri femminili soprannaturali, generalmente in gruppi di tre, abitano le montagne e possiedono capelli lunghi e finissimi che formano le nebbie delle vallate. Ma soprattutto è unicamente in quanto vergini che esse possono influenzare il destino degli uomini. Poiché possono amare un uomo e legarsi a lui; ma ciò si svolge allora a tutto svantaggio di questi. Il figlio che essa avesse da lui non potrebbe essere altro che un nato-morto; l'amante, affascinato da lei, perde la ragione ed anche lei per lo stesso contatto perde il suo potere magico; essa si rifugia sempre più in alto nelle montagne per invecchiare e scomparire. L'influenza delle Kechali si manifesta in modi diversi: se essa vuole accordare la buona fortuna per tutta la vita a un bambino (ed essa lo può solo in quanto vergine) avvolge al suo collo il "filo rosso della fortuna" (nella realtà, una piega o una grinza che il bambino ha sul collo al momento della nascita). A volte una Kechali, al momento di perdere il suo potere scegliendosi un amante, può portare fortuna a un bimbo tessendogli coi propri capelli un abito portafortuna, così fine da essere invisibile ad occhi umani. Si nota qui il legame tra la fortuna e la nozione di capigliatura e di filo, legame frequente in numerose mitologie; a questo proposito si evoca sempre l'antico mito delle tre Parche. Ed è assai probabile che tale credenza zingara si sia alimentata al comune fondo indo-europeo. è interessante notare che se la credenza nelle Kechali è praticamente scomparsa nella maggior parte delle tribù zingare, non è così per un'altra credenza dipendente da essa, quella della regina Ana, regina delle Kechali, che è ancora diffusa. Questa Ana, un tempo semplice vergine Kechali, fu amata dal re di un misterioso popolo (quello dei Lotcholico) e per evitare l'annientamento delle fate Kechali da parte di questo popolo, Ana si risolse a sposarne il re. Da questo infelice matrimonio nacquero i 9 demoni patogeni (causa di malattie) che poi si moltiplicarono. Attualmente, del resto il termine Lotcholico designa quegli uomini che si crede abbiano concluso un patto col Diavolo (gli Iouklanouches sono quelli che l'hanno concluso col diavolo di grado più elevato).
 
Link utile: http://tecalibri.altervista.org/P/PETOIA-E_zingari.htm
e, per chi conosce l'inglese, qui c'è uno studio fatto dal celebre Leland
http://www.sacred-texts.com/pag/gsft/gsft17.htm


APPROFONDIMENTO: L'ORIGINE SANSCRITA DEL LESSICO ROM


Info tratte da





Perso il ricordo delle origini, spesso da essi stessi pasticciato alla ricerca di un modo o scusa o alibi per ottenere asilo nelle terre attraversate, i Rom furono restituiti alla loro "patria" verso la fine del '700 da studiosi, i quali applicando le leggi di una linguistica scientifica che andava riscoprendo un metodo comparatistico si accorsero che i loro dialetti erano simili alle lingue dell'India.
Rudiger, Grellmann e altri tracciarono un percorso che poi nel secolo seguente meglio fu compreso e percorso da Pott e da Miklosich, i quali si resero conto non solo del fondo di voci indiane che tutti i Rom europei usavano, ma anche degli imprestiti raccolti lungo un cammino che li aveva condotti sulle terre persiane, dell'impero bizantino, nei Balcani e in tutta Europa.
Zingari, parola spregiativa che li accompagnerà in tutta l'epopea, accanto ad altre non meno spregiative. Ma essi stessi Rom, uomini, con una voce di origine indiana che curiosamente richiama una voce copta che poteva avvalorare l'ipotesi della loro origine egiziana (gypsies, gitanos da egyptiani) fondata su una possibile lunga sosta nel Piccolo Egitto.
Dom in Palestina, Lom nell'Armenia, Rom in Europa, tutti questi popoli si rifanno a genti nomadi che nella patria indiana esercitavano vari mestieri e giravano di paese in paese, come quelli che, giunti in Europa nel XIV secolo, forse, si sparpagliarono poi un po' ovunque.
Nel difficile intreccio di gruppi, il filo conduttore che consente di tracciare percorsi e scovare affinità è ancora quello linguistico: tanti gruppi, spesso separati da secoli su distanze che vanno dalla Siberia al Portogallo, significano tanti dialetti, spesso assai diversi tra loro.
Parole di tutte le lingue entrano nelle parlate dei Rom, persecuzioni proibiscono l'uso della lingua che si trasforma, tenuta segreta, in forme gergali, come accade per i Calò in Spagna, per l'Anglo-Romany in Gran Bretagna o addirittura scompare come accade tra i Rudari in Romani che adottarono la lingua della popolazione circostante.
Ma in questa babele il filo conduttore rimane. Parole antiche che tradiscono la lontana provenienza indiana si mescolano a voci che percorrono i contorti cammini degli antenati. Una lingua ricca, che consente una letteratura orale non indifferente, si sviluppa nei secoli.
I Romanes oggi, nella moltitudine, dei suoi diversi dialetti, cerca una koinè letteraria che riunisca il mondo rom, ma intanto diviene anche lingua scritta. è una lingua ricca, a suo modo versatile, agile e colorita. La morfologia richiama ancora forme indiane, con una declinazione moderna ma fatta essenzialmente di posposizioni, come troviamo nell'Hindi. Il sistema verbale è semplice.
"Kalo gras" significa "cavallo nero" e "kali grasni" è una "cavalla nera" , con un accordo non dissimile da quello che troviamo nell'antico sanscrito letterario.
"Kerav", "faccio", al passato "kerdem", "feci", si riallaccia a una radice della stessa lingua, "kr" per "fare". "Trushul" la croce, era in sanscrito il tridente del dio Shiva e "o beng", il "Diavolo" nella stessa lingua significava forse "lo zoppo" o il "maligno".
Dunque, le origini sono nobili e antiche. Arricchite dalle voci di una metallurgia appresa forse in terra greca ("amoni", incudine, "karfi", chiodo, "petalo" ferro di cavallo, sono tutte parole che derivano dal greco) o dalle infinite ricchezze offerte, nella scoperta del nuovo mondo europeo, dalle lingue slave, dalle germaniche, dalle romanze.
Se la lingua di un popolo racchiude davvero tutto il suo modo di vivere, la sua concezione del mondo, la sua visione delle cose, ciò sembra particolarmente vero per i Rom, per i quali la lingua è la storia, un'identità ininterrotta con le proprie origini mai perduta nei secoli.

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